Emilio Salgari

Una sfida al Polo


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       Emilio Salgari

      Una sfida al Polo

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066068851

       CAPITOLO I. I due rivali.

       CAPITOLO II. Una partita di «boxe».

       CAPITOLO III. Un duello all'americana.

       CAPITOLO IV. I due colpi di coltello.

       CAPITOLO V. Una sfida grandiosa.

       CAPITOLO VI. L'equipaggio dell'automobile.

       CAPITOLO VII. I traditori.

       CAPITOLO VIII. La caccia all'automobile.

       CAPITOLO IX. La baia di Hudson.

       CAPITOLO X. Una caccia emozionante.

       CAPITOLO XI. Il traditore all'opera.

       CAPITOLO XII. Un'orgia di carne e d'olio.

       CAPITOLO XIII. Battaglia in mezzo alle nevi.

       CAPITOLO XIV. Tempesta polare.

       CAPITOLO XV. L'attacco degli orsi bianchi.

       CAPITOLO XVI. I cacciatori della baia di Hudson.

       CAPITOLO XVII. Una battaglia coi trichechi.

       CAPITOLO XVIII. Un dramma polare.

       CAPITOLO XIX. La carica dei buoi muschiati.

       CAPITOLO XX. La caccia al treno.

       CAPITOLO XXI. Le estreme terre boreali.

       CAPITOLO XXII. Le ultime corse.

       CAPITOLO XXIII. L'ultimo mammouth?

       CAPITOLO XXIV. Un duello al Polo.

       CAPITOLO XXV. Il ritorno.

      .... si sono sfidati a cavallo e sono caduti entrambi nel salto agli ostacoli. (Cap. 1).

       Indice

      — Hurràh for miss Ellen!...

      — Hurràh for Montcalm!...

      — Hurràh for Torpon!... —

      Queste grida uscivano da diecimila petti se non di più, con un fragore assordante, quasi spaventevole.

      Se le acque del lago Ontario avessero rotto gli argini e si fossero rovesciate, con impeto irrefrenabile, attraverso la piccola e graziosa città canadese di Kingston, non avrebbero prodotto maggior fracasso.

      Pareva che una subitanea follìa si fosse impadronita di quelle diecimila persone composte di americani, di canadesi e d'inglesi, accorsi dal di qua e dal di là del S. Lorenzo, e che si stipavano entro un vastissimo recinto, improvvisato alla meglio con rozzi panconi, ma ben fornito di banchi dove facevano bella mostra infiniti reggimenti di polverose bottiglie.

      — È la bionda miss!...

      — Sì, sì, è lei, che giunge sul suo automobile di ottanta cavalli!...

      — No, sono i due aspiranti alla sua mano.

      — Cento dollari che è miss Perkins!... Chi accetta?

      — Mille che sono Montcalm e Torpon!...

      — Cinquecento che sono dei noiosi policemen che verranno a proibire anche qui la partita di boxe!...

      — Se sono ancora essi li prenderemo a pedate.

      — No, li getteremo nel S. Lorenzo, colle mani legate dietro il dorso!...

      — Avanti i più forti!...

      — Morte ai policemen!...

      — Stupidi!... È l'automobile di miss Ellen!... Siete diventati ciechi? Ho vinto cinquecento dollari!... Posso andare a prendere un crabmeat cocktail!...

      — Hurràh for miss Ellen!... —

      Su una immensa strada diritta, fiancheggiata da una doppia fila di pini giganteschi, un punto nerastro che ingrandisce a vista d'occhio, spicca vivamente sul leggiero strato di neve, lasciandosi indietro una nuvola di nevischio.

      Non può essere che un automobile lanciato a velocità fantastica, forse a cento chilometri all'ora, se non di più.

      I diecimila spettatori, dopo aver urlato come una banda di lupi affamati e dopo aver perduta quasi completamente la voce a forza di hurràh così spaventosi da vincere tutti i cosacchi della Russia e della Siberia, si sbandano a destra ed a sinistra, schiacciandosi contro le cinte e rovesciando, nella loro fulminea ritirata, più d'un banco colle relative bottiglie.

      Diamine!... Non vi era da indugiare un solo minuto se si trattava dell'automobile della bellissima Ellen Perkins, la più indiavolata sportman di tutti gli stati dell'Unione Americana e già perfino troppo nota anche nel Canadà dove aveva storpiate, nelle sue pazze corse, una mezza dozzina di persone.

      — Largo!... Largo!... — si gridava da tutte le parti.

      Quel magnifico viale, tutto bianco, tutto diritto, metteva capo appunto allo spazioso recinto occupato da quella massa di scommettitori furibondi e di sportmen accorsi da tutte le città canadesi e della