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Filograno Luca
Allenare la visione di gioco nel calcio
Vedere è Potere!
Pubblicato da Tektime
Questo libro non è un libro.
O meglio questo libro non ha la vanità di essere un vero libro: non nasce su una scrivania e non si sente a suo agio tra gli scaffali di una grande biblioteca, di una prestigiosa libreria o in un accogliente armadio di un salotto addormentato.
Il nostro non-libro nasce sul campo: tra i fili d'erba più o meno bagnata di un campo di periferia, oppure tra i fastidiosi "pallini nero pneumatico" di un più moderno manto sintetico.
Come un condannato, le sua pagine hanno bisogno di un'ora d'aria al giorno; la sua copertina gode di molto nel sentire risate di bambini e appassionate conversazioni nello spogliatoio allenatori.
Proprio per questo, non si sognerebbe mai di atteggiarsi a libro di testo o, figuriamoci, a manuale. Non parla di teorie astratte, di contenuti pseudo-scientifici o di pubblicazioni e ricerche.
Questo non-libro, in realtà, è molto di più: è un amico, un compagno di viaggio che condivide con te la passione per la formazione sportiva e l'immensa gioia di aiutare la crescita armoniosa di un piccolo-grande atleta.
Egli non teme la pioggia: la cerca per dissetarsi. Non ha paura di macchiarsi di fango, in quanto ogni macchia rappresenta una medaglia al valore conquistata sul campo.
Non è stato scritto da alcuno: come la Fenice è nato nuovamente dalle ceneri ancora calde delle vecchie metodologie di allenamento. Somiglia molto a un anziano brontolone che osserva un cantiere stradale appiccicato alla rete di recinzione; osserva e borbotta, in quanto trattiene a stento tutti i suoi rimbrotti.
I "tempi" del nostro caro amico non-libro sono questi: oggi è l'anno zero; il momento in cui non è più possibile nascondere la testa nella sabbia per non notare la palese improvvisazione che coinvolge il settore della formazione calcistica, soprattutto tra i dilettanti.
Già: i dilettanti. Ma chi sono questi dilettanti?
I dilettanti sono l'immensa maggioranza che tiene a galla il nostro movimento e la nostra federazione.
Sono tutte quelle migliaia di bambini che si avvicinano allo sport per "diletto" (leggasi, divertimento); non per vincere, ma per giocare, per imparare tante cose che permettano loro di divertirsi ancora di più.
La passione di un buon formatore lo spinge ad aggiornarsi costantemente per riuscire a far crescere i suoi giovani calciatori utilizzando proposte di allenamento efficaci, moderne e, magari, divertenti.
Citando Eraclito, egli contrappone i dormienti ai desti, ossia quelle persone che, andando oltre le apparenze, sanno cogliere il senso intrinseco delle cose, a differenza degli uomini comuni [1]:
"...è unico e comune il mondo per coloro che sono svegli... mentre agli altri uomini (dormienti) rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo di quando non sono coscienti di quel che fanno dormendo"
Tutto scorre, tutto cambia: "panta rei".
Ogni cosa è in divenire e tale deve essere il buon formatore; una persona in grado di cogliere l'essenza delle cose, di guardare la realtà (la partita) con occhi diversi per poter eliminare il superfluo e contribuire veramente alla crescita e allo sviluppo etico/fisico/psicologico/sportivo del giovane atleta.
Strade, giardini, campetti e cortili hanno lasciato spazio a momenti ricreativi più moderni e tecnologici.
Fino a qualche anno fa le tre ore settimanali di allenamento sportivo venivano affiancate da un tempo 4/5 volte superiore trascorso a giocare all'aperto con gli amici.
Oggi quelle stesse tre ore di allenamento sportivo organizzato rappresentano spesso l'unica forma di attività motoria svolta dai bambini nell'arco della settimana.
Questa riduzione del carico non deve essere soltanto fonte di preoccupazione o di banale giustificazione della loro incompleta abilità psicomotoria, ma può diventare un grande spunto per migliorare la qualità delle proposte di allenamento.
Questo non-libro è diventato un "collaboratore", un solerte vice-allenatore per supportare i formatori di scuole calcio e settori giovanili nel loro difficile, ma gratificante, compito.
Il calciatore è un individuo e come tale riceve degli stimoli dall'ambiente, pensa, prende una decisione e mette in atto delle strategie per risolvere i problemi che gli si presentano e ottenere vantaggi.
Insomma: fa quello che gli spagnoli chiamano PAD-E; Percepisce gli stimoli dall'ambiente circostante, li analizza sulla base delle sue abilità cognitive e delle esperienze passate, decide la strategia più funzionale e conveniente per quel contesto e agisce di conseguenza.
Il calciatore moderno pensa, o perlomeno dovrebbe farlo; ma l'intelligenza, la presa di decisione e il problem solving, così come avviene per ogni altra abilità fisico-motoria, sono elementi che necessitano di allenamento costante.
Pretendiamo giocatori intelligenti e pensanti che sappiano prendere decisioni efficaci nei momenti difficili, ma li stimoliamo davvero con proposte di allenamento ed esercitazioni adeguate?
Negli sport di situazione vedere è potere; una completa visione di gioco consente di ottenere tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione. Tale decisione sarà tanto più completa e affidabile quanto più si possieda la consapevolezza dell'ambiente.
Il controllo orientato, che molto va di moda in questo momento, è uno strumento che permette di avvantaggiarsi rispetto all'avversario; questo è molto importante, ma è "solo" uno strumento.
Una ricezione orientata è efficace se viene fatta in una direzione priva di avversari, altrimenti risulta totalmente improduttiva.
Vedere lo spazio libero circostante è fondamentale per potere effettuare una giocata vincente!
Non è possibile pensare di allenare il controllo orientato con obsolete proposte di allenamento in stile "ricevo a destra e gioco a sinistra": lo stimolo esterno vincola l'azione del giocatore.
Vedere è potere, ma per poter vedere dobbiamo dare ai nostri giovani talenti gli strumenti necessari.
Questa è proprio la mission del nostro amico non-libro.
Visione di Gioco
Secondo il nostro Settore Giovanile e Scolastico [2]:
“…Un giocatore senza visione di gioco non può essere considerato un giocatore molto abile…”.
Ma: cos’è la Visione di Gioco?
Come essa è correlata con la Visione Periferica? E, soprattutto, qual è il modo più funzionale per allenarla e stimolarla?
La visione di gioco è un elemento fondamentale per qualsiasi disciplina sportiva. “Essa è la modalità sensoriale che fornisce la maggiore quantità di stimoli al cervello.
Dalla vista otteniamo circa l’80% delle informazioni che ci giungono dallo spazio circostante.
Negli ultimi anni, l’occhio è diventato protagonista anche nel mondo dello sport: molti errori commessi durante l’attività sportiva possono essere attribuiti a difetti della percezione visiva; occorrerebbe quindi educare gli sportivi sull’importanza della percezione visiva, durante la loro attività.
La vista è in grado di comunicare la posizione, la direzione e la velocità di sé stessi, degli avversari e della palla da gioco, per capire e interpretare i movimenti successivi e dirigere le proprie azioni.
Nella pratica sportiva, però, viene posta poca attenzione alle capacità visive di un atleta; nella maggior parte dei casi viene solamente valutata l’acuità visiva, ma il fatto di avere un’eccellente vista (10/10) non significa necessariamente avere una buona qualità della visione [3].
Gli