ginie T.
Connor
In origine, il mondo era popolato da umani, mutaforma e fateliani. Apparentemente, la pace regnava tra loro. Ma se avessimo graffiato la superficie, avremmo scoperto che la realtà era ben altra: con metodo e pazienza, dei branchi di animorphs ribelli stavano sterminando uno a uno tutti i fateliani. Li fecero sparire dalla faccia della terra. O meglio, questo è ciò che tutti hanno creduto negli ultimi venticinque anni… Mi chiamo Connor, sono l`alfa della tribù degli Angeli Guardiani, incaricato di proteggere i testimoni degli eccessi dei branchi ribelli. Tuttavia, non mi sarei mai aspettato di scoprire che la nuova persona da salvare non è altro che la mia anima gemella tanto attesa e l`ultima della sua specie. Sono pronto a fare qualsiasi cosa per condurla al sicuro nel mio territorio e farla mia.
In origine, il mondo era popolato da umani, mutaforma (detti anche animorphs) e fateliani. Apparentemente, la pace regnava tra i popoli anche se si mescolavano pochissimo tra loro; vivevano gli uni vicini agli altri senza un vero contatto e tutti avevano un posto ben definito. Ma se avessimo graffiato la superficie, avremmo scoperto che la realtà era ben altra.
I fateliani detenevano il potere da decenni. Era naturale: tra loro vivevano profetesse, telepati, telecineti e altri esseri con doni straordinari. Erano molto potenti e agivano come giudici in caso di conflitto, per la loro esemplare saggezza.
Alcuni clan di mutaforma invidiavano questo potere. Si consideravano altrettanto forti ed essendo predatori, ritenevano che spettasse a loro governare il mondo. Volevano essere capi onnipotenti. A differenza dei fateliani, che governavano con giustizia ed empatia. E i branchi di animorphs avevano un innegabile vantaggio: la loro parte animale percepiva la magia che circolava nel sangue dei fateliani. Il clan dei Black era uno di quelli in cerca di ricchezza e riconoscimento.
Con metodo e pazienza, i clan dissidenti sterminarono uno a uno tutti i fateliani per accedere alle alte sfere economiche e politiche. Le prime colpite furono le profetesse: i clan volevano eliminare con priorità coloro che avevano la capacità di prevedere i loro piani e quindi i loro attacchi.
La maggior parte degli umani non era a conoscenza della particolarità fisica delle profetesse, perché costoro, molto preziose per la loro gente, vivevano quasi completamente isolate. Ma i mutaforma sapevano tutto di loro. Le profetesse non avevano alcun potere offensivo e i loro occhi le tradivano di fronte ai nemici. Impossibile per loro nascondersi tra gli umani. Nonostante il loro incredibile dono, non poterono fare nulla contro il massiccio attacco che le colpì.
Gli altri fateliani furono poi rintracciati e uccisi uno per uno nell’ombra, senza sollevare sospetti: incidenti stradali, infarti o attacchi di ‘animali selvatici’ nella foresta. Niente di strano in apparenza, anche se nel tempo ciò suscitò interrogativi tra umani e mutaforma. I ribelli li fecero sparire dalla faccia della terra e l'esistenza dei fateliani fu presto dimenticata. Poiché nessuna prova concreta indicava i colpevoli ─ erano solo sospetti ─ nessuno fu punito.
Nessuno ha vendicato questo popolo pacifico sterminato per la sua stessa natura. Un vero genocidio. Per fortuna, i branchi ribelli non per questo sono diventati i padroni del mondo. Per ora. Gli umani e gli altri branchi si sono resi conto di ciò che era accaduto sotto i loro occhi e sono rimasti inorriditi dalla loro stessa inazione.
Dopo questo dramma le cose sono cambiate, si sono evolute ─ rafforzando i legami tra umani e animorphs ─ in modo che una tale tragedia non possa mai più ripetersi. Ma è troppo tardi: il danno è stato fatto, il popolo magico è stato spazzato via.
O meglio, questo è ciò che tutti hanno creduto negli ultimi venticinque anni…
Effettuo il mio giro di controllo al Jefferson Hospital come faccio cinque giorni alla settimana, due o tre volte al giorno. Amo questo posto. Lavoro nel reparto di terapia intensiva di questo piccolo ospedale nel centro di una città abitata principalmente da umani, popolo di cui faccio parte. So di essere utile, qui, ed è per questo che ho scelto questo lavoro sei anni fa. Voglio aiutare gli altri e questo è il posto ideale per farlo.
“Ciao Sevana. Hai trascorso un buon fine settimana?”
“Ciao Ashley. Non male e tu?”
“Eccellente. Un bel fine settimana per stare a letto con il mio nuovo innamorato. Hai fatto incontri interessanti, tu?”
Sempre la stessa domanda del lunedì mattina. È scoraggiante e un po’ esasperante. Adoro Ashley. Siamo amiche da quando sono stata assunta in questo reparto, tuttavia so esattamente cosa significano le sue sopracciglia alzate. La mia vita amorosa, o meglio, l'assenza di una vita amorosa, è sempre stato il suo argomento preferito. Ho solo ventisei anni, santo cielo! Non sento la pressione del mio orologio biologico, che sembra preoccupare tanto la mia amica. Come se avessi una data di scadenza e presto dovessi scadere!
Non che non mi interessino gli uomini. Ho già avuto delle relazioni. Diciamo solo che la mia piccola particolarità non è gradita a tutti e che pochi mi hanno ispirato abbastanza fiducia da mostrare loro il mio vero aspetto.
Per non parlare della mia capacità fuori dal comune, che a volte mi fa sapere cose che preferirei ignorare e che interrompe i miei flirt molto prima del previsto. Ad esempio: scopro di essere, per l’uomo di turno, solo un passatempo prima della sua prossima vera relazione. Non è qualcosa che mi dia voglia di stare con un individuo del genere, che intende solo divertirsi con me. Non voglio essere ‘una botta e via’. Mi merito più di questo. Ecco perché so in anticipo che le mie attività del fine settimana non saranno gradite ad Ashley.
“No. Ho trascorso la domenica coccolandomi con un buon libro e un bagno caldo. Un vero weekend di relax.”
“Sei senza speranza. Di questo passo, finirai per farti vecchia e vivrai circondata di gatti! Quando cercherai finalmente un brav’uomo che si prenda cura di te?”
Tiro fuori la lingua come una bambina. Ciò che lei possa pensare o temere mi scivola addosso. Sono convinta che quando sarà il momento, l'uomo giusto per me entrerà nella mia vita e non ne uscirà più.
“Ci vediamo a pranzo?”
“Va bene. A tra poco.”
Perché accetto ogni volta di mangiare con lei? So come andrà a finire la conversazione: cercherà ancora una volta di organizzarmi un appuntamento con una delle sue conoscenze. E questi incontri organizzati, quei pochi che ho accettato affinché mi lasciasse un po’ in pace, si sono rivelati tutti disastrosi. Gli uomini che conosce lei tendono a immaginare che io pensi solo al sesso o che sia cosa fatta: dopo tutto ─ secondo loro ─ sono fortunata che mi dedichino un po’ di attenzione e quindi credono di non aver bisogno di fare alcuno sforzo per conquistarmi.
Entro nella camera più vicina, rimproverandomi per la mia debolezza nei confronti della mia amica; è che non voglio ferire i suoi sentimenti, ma mi costa. Mi scuoto un po’ per mettere da parte i miei pensieri e riprendo un atteggiamento professionale.
Vado al capezzale del paziente ed eseguo il mio rituale. Sempre lo stesso: leggo la sua cartella clinica, controllo i suoi parametri vitali e gli tocco la mano. Quest'ultimo punto è un mio tratto distintivo. Solo io procedo in questo modo e rimango estremamente discreta su questo dettaglio, ma è essenziale. Diciamo che ho… intuizione.
A volte, con il solo contatto fisico, percepisco cose che riguardano la persona in questione. Vedo il suo futuro, le possibilità che ha, cosa potrebbe accadere se nessuno interviene. Come parte del mio lavoro, saprò se le condizioni del paziente peggioreranno o no. Nel reparto mi chiamano ‘l'angelo custode’.
Ho contribuito a salvare molte vite nel corso degli anni e i miei colleghi non sono più sorpresi quando chiedo rinforzi per un paziente che sembra stabile. Come adesso, per questo lupo mutaforma