Rebekah Lewis

Un Fantasma Sotto Il Vischio


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Un Fantasma sotto il Vischio

      Indice

       Capitolo 1

       Capitolo 2

       Capitolo 3

       Capitolo 4

       Capitolo 5

       Capitolo 6

       Capitolo 7

       Epilogo

       L’autrice

       Libri di Rebekah Lewis

      Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio e non devono essere considerati come reali. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone, in vita o defunte, è puramente casuale.

      Cover Art e modifiche successive © Victoria Miller

      “Mistletoe and Spirits” © 2020 Rebekah Lewis

      “Un Fantasma sotto il Vischio” traduzione italiana © 2020 Chiara Vitali

      Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni inserite nelle recensioni.

       www.Rebekah-Lewis.com

      Pubblicato da Tektime

       www.traduzionelibri.it

       Vellum flower icon Creato con Vellum

      Per il 2021

      Ti prego, cerca di essere un anno migliore.

      Capitolo 1

      La libreria di Main Street era incuneata tra una gelateria e un negozio di giocattoli. Serrande di metallo erano state abbassate sopra le porte e le finestre, e contribuivano a oscurare l’interno già buio. Josephine Locke, detta Jo, intrecciò le mani, in parte per tenerle al caldo dentro i guanti, e in parte perché non sapeva cosa farne. L’avvocato, un certo signor Colin Wentworth, armeggiava con la sua valigetta in cerca delle chiavi dell’edificio. Quell’uomo sembrava decisamente anziano, ma rifiutava qualsiasi offerta di aiuto. Quindi Jo rivolse di nuovo l’attenzione all’edificio che aveva ereditato.

      Alta due piani per uniformarsi al resto dei palazzi, la Libreria Locke era ubicata lungo la strada di un piccolo paesino degli Stati Uniti, identica a quelle che si vedevano nei film. Il che sembrava giusto, considerando il fatto che aveva ereditato quel posto da una zia che non aveva mai incontrato, e sicuramente una cosa del genere succedeva solo nei romanzi. Eppure eccola lì, nella sonnolenta cittadina di Little Comfort, in Massachusetts, un minuscolo villaggio ricoperto di neve e ghiaccio il cui nome offriva esattamente ciò che prometteva. Jo era terribilmente impreparata a quel clima, avendo vissuto in Florida per tutta la vita. Il suo intero guardaroba invernale, indossato contemporaneamente, non l’avrebbe tenuta al caldo, lì.

      «Oh, dove sono finite le chiavi?» mormorò il signor Wentworth, frugando ancora tra le sue cose. Jo fissò la parte posteriore della testa calva di quell’ometto. Sarebbe morta di freddo prima che lui trovasse quelle maledette, perché era troppo testardo per accettare di farsi aiutare. «Ah ah!» disse l’avvocato, sollevando il portachiavi nella mano guantata e stringendolo vittoriosamente. «Sapevo che erano qui.»

      Jo sorrise educatamente, saltellando sulle punte dei piedi per tenersi in movimento, mentre cercava di riscaldarsi un altro po’. Non fece commenti mentre l’avvocato sbloccava la serranda e poi la porta. Lottò per sollevare la pesante barriera di metallo, e lei non ce la fece più. Poteva anche non volere il suo aiuto, ma glielo avrebbe dato lo stesso.

      «No, no, non si preoccupi. Ce la faccio benissimo» iniziò il signor Wentworth, ma questa volta Jo non lo avrebbe assecondato.

      «Le credo, ma ho bisogno di qualcosa da fare per continuare a muovermi.» Non ci sarebbe stato un freddo del genere tutto l’anno, vero?

      Con la serranda alzata, l’anziano avvocato spalancò rapidamente la porta d’ingresso e la tenne aperta per lei. «Una ragazza così dolce. Capisco perché sua zia le abbia affidato il suo adorato negozio.»

      Jo fece del suo meglio per non ridere. Era contenta che lui potesse capire il perché, dato che lei, poco ma sicuro, non ne aveva idea. Non aveva mai incontrato la zia Miriam. A essere del tutto sinceri, nemmeno il suo nome le aveva detto qualcosa quando il signor Wentworth l’aveva chiamata e lei quasi gli aveva riattaccato il telefono in faccia. Poi si era ricordata della sorella con cui sua madre non aveva rapporti da anni, che si era trasferita dopo il liceo e non era più tornata a casa, nemmeno per fare una visita. Gli eventi che avevano portato a quell’allontanamento erano tanto misteriosi quanto il modo in cui Jo era finita per essere l’unico membro della famiglia nominato nel testamento della zia Miriam. La donna non si era mai sposata e non frequentava nessuno, al momento della sua morte, e non aveva figli, naturali o adottati. Non aveva mai nemmeno incontrato Jo. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che il nome della zia era stato pronunciato da un membro della famiglia, ma sicuramente non era successo da quando Jo era piccola.

      «Mia cara» disse in maniera un po’ brusca il signor Wentworth. «Viene dentro o resta fuori al freddo?»

      Entrando nel locale, mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, Jo non poté fare a meno di guardarsi intorno meravigliata. Scaffali pieni di gloriosi assortimenti di libri tascabili e con la copertina rigida che avevano bisogno di una buona spolverata. Ragnatele che si estendevano agli angoli della stanza, su cui, per fortuna, non vide nulla dotato di otto zampe. Fin dove riusciva ad allungare lo sguardo, per lo meno. Dietro la cassa, in fondo al negozio, un cartello di fianco a una porta indicava le scale che portavano all’appartamento al piano di sopra. Un’altra serie di porte nell’angolo più lontano conduceva a un magazzino o a un bagno. O forse a entrambi.

      «Tutto questo mi appartiene, adesso?» chiese, mentre il basso avvocato l’accompagnava in fretta verso un angolo lettura vicino alle grandi vetrine sul davanti del negozio. Jo si sedette al suo fianco mentre l’uomo deponeva le cose che aveva con sé sul tavolo alla sua destra. «Non so nulla sulla gestione di un’impresa» lei ammise.

      In effetti, fino a quel momento aveva lavorato come cameriera, vivendo di mance e di magri stipendi. La sua laurea in Lettere e Filosofia, conseguita in un’università statale, non l’aveva aiutata a trovare un lavoro migliore, e, onestamente, non sapeva cosa voleva fare della sua vita. Però le piaceva leggere. Quel lascito poteva essere una benedizione sotto molti punti di vista, considerando che era stata licenziata per non essersi presentata al lavoro mentre cercava di ragionare con il suo padrone di casa, tentando di non farsi sfrattare perché era in ritardo sull’affitto. Di nuovo. Un lavoro e un posto dove stare, e in più un’eredità?

      O quella storia era ciò che si definiva un miracolo di Natale la settimana prima delle feste, o era