amico?”
“No. Però di recente ha cambiato la persona per cui ha una cotta. La scuola è ricominciata solo questa settimana dopo le vacanze invernali, e ha detto che la pausa le ha fatto vedere le cose diversamente. Ma dato che il suo primo ragazzo non sapeva neanche di piacerle, non credo che abbia importanza.”
“Comunque se potesse scriverci entrambi i nomi sarebbe d’aiuto,” disse Ray. “Ha mai detto di aver visto persone insolite, a scuola o nel tragitto di andata e ritorno?”
I Rainey scossero entrambi il capo.
“Posso?” chiese Keri indicando le foto sul tavolo.
Carolyn annuì. Keri raccolse la catasta e si mise a guardarle. Jessica Rainey era una ragazzina di dodici anni dall’aspetto assolutamente normale, con un sorriso aperto, gli occhi scintillanti della madre, e i selvaggi capelli castani del padre.
“Seguiremo ogni pista possibile,” li rassicurò Ray. “Ma non voglio che saltiate a conclusioni, per il momento. C’è ancora la possibilità che si tratti solo di un’incomprensione. In questa comunità non vengono registrate scomparse di bambini da molto più di due anni, perciò non vogliamo fare supposizioni di nessun tipo, a questo punto.”
“Lo apprezzo,” disse Carolyn Rainey. “Ma Jess non è il tipo di ragazzina che corre da un’amica e lascia tutta la sua roba a bordo strada. E non si separerebbe mai volontariamente dal telefonino. Non è da lei.”
Ray non replicò. Keri sapeva che si era sentito obbligato a suggerire altre possibilità. E di solito lui era molto meno propenso di Keri a saltare alla teoria del rapimento. Ma persino lui aveva problemi ad arrivare a ragioni legittime che avrebbero fatto abbandonare a Jess tutte le sue cose.
“Va bene se prendiamo qualcuna di queste foto?” chiese Keri rompendo il silenzio imbarazzato. “Vogliamo farle circolare tra le forze dell’ordine.”
“Certo. Prendetele tutte, se volete,” disse Carolyn.
“Tutte no,” disse Tim prendendone una dalla pila. Era la prima volta che parlava da quando si erano messi tutti a sedere. “Vorrei tenere questa, se potete farne a meno.”
Era una foto di Jessica nel bosco con addosso la sua tenuta da camminata, uno zaino decisamente troppo grande per lei assicurato alla schiena. Sul viso aveva spalmata quella che sembrava pittura di guerra e aveva una bandana color arcobaleno attorno alla testa. Sorrideva felice. Non sarebbe stata particolarmente utile all’identificazione. E, anche se lo fosse stata, Keri aveva capito che per lui era molto speciale.
“La tenga. Ne abbiamo più che abbastanza,” disse dolcemente prima di tornare alla questione. “Adesso ci sono alcune cose che avremo bisogno da voi, e tutte rapidamente. Magari è meglio se ve le scrivete. In situazioni del genere il tempo è cruciale, perciò potremmo dover sacrificare i vostri sentimenti in favore delle informazioni. Va bene?”
Annuirono entrambi.
“Bene,” disse prima di buttarsi. “Allora ecco come faremo. Signora Rainey, avremo bisogno che ci mostri il percorso che ha fatto per andare incontro a sua figlia e il percorso che di solito fa lei da quel punto alla scuola. Vorremo vedere la sua stanza, inclusi computer o tablet che potrebbe avere. Come ho detto, controlleremo anche il suo telefono quando la scientifica avrà finito.”
“Okay,” disse la signora Rainey scrivendo tutto mentre Keri proseguiva.
“Avremo bisogno delle informazioni di contatto di ogni amico che vi viene in mente e di ogni ragazzino con cui potrebbe aver avuto problemi nel corso dell’ultimo anno. Avremo bisogno del numero del preside. Possiamo risalire ai contatti degli insegnanti e del consulente all’orientamento attraverso la scuola. Ma se li avete già è fantastico.”
“Possiamo darvi tutto,” promise loro Carolyn.
“Avremo anche bisogno dei nomi e dei numeri di ogni coach o tutor che ha,” aggiunse Ray, “così come i nomi di entrambi i ragazzi per cui ha o ha avuto una cotta. Io e la detective Locke ci divideremo per massimizzare il tempo.”
Keri lo guardò. La sua voce era completamente normale ma lei sapeva che c’era più della semplice esperienza professionale al lavoro.
Non prenderla sul personale. È una buona idea.
“Sì,” acconsentì. “Perché io e la signora Rainey non facciamo il percorso fino a scuola prima che faccia troppo buio? In questo periodo dell’anno il sole tramonta tra meno di un’ora. Puoi darmi i vari contatti per strada.”
“E, signor Rainey,” disse Ray, “lei può mostrarmi la camera di Jessica. Dopo le consiglio di andare a prendere suo figlio. Come si chiama?”
“Nathaniel. Nate.”
“Okay, bene, la scientifica se ne sarà andata per quando sarà tornato, perciò non ci saranno in giro così tante persone. Cerchi di tenere le cose il più normali possibili per lui. In questo modo, se avremo bisogno di fargli delle domande, non si chiuderà.”
Tim Rainey annuì assente, come se si fosse appena ricordato di avere anche un figlio. Ray proseguì.
“Quando lei sarà andato, io andrò alla scuola per parlare con la gente di là. Controlleremo anche se c’è qualche video che può essere utile. Signora Rainey, raggiungerò lei e la detective Locke a scuola e vi riporterò a casa io.”
“Emanerete un Amber Alert?” chiese Carolyn Rainey riferendosi ai messaggi inerenti ai rapimenti diffusi per il pubblico generale.
“Non ancora,” disse Ray. “È molto probabile che lo faremo presto, ma non finché non avremo altre informazioni da condividere. Ancora non ne sappiamo abbastanza.”
“Muoviamoci,” disse Keri. “Più velocemente eliminiamo queste cose dalla lista, migliore sarà il quadro che avremo di ciò che potrebbe essere accaduto.”
Si alzarono tutti. Carolyn Rainey afferrò la borsetta e li condusse alla porta principale.
“Ti faccio sapere se scopriamo qualcosa,” disse al marito dandogli un bacio sulla guancia. Lui annuì, poi la trasse a sé per un lungo e stretto abbraccio.
Keri lanciò un’occhiata a Ray, che osservava la coppia. Nonostante tutto, lui guardò Keri. Lei gli vedeva ancora il dolore negli occhi.
“Ti chiamo quando arriviamo alla scuola,” disse piano a Ray. Lui annuì senza rispondere.
Lei si sentiva colpita dalla sua freddezza, ma lo capiva. Lui si era aperto e aveva corso un grosso rischio. E lei gli aveva sbattuto la porta in faccia senza spiegazioni. Probabilmente era un bene che avessero un po’ di spazio da soli per un po’.
Mentre le due donne uscivano e si mettevano in cammino, un pensiero le riverberò nella testa.
Ho fatto un vero casino.
CAPITOLO TRE
Novanta minuti dopo, di nuovo alla scrivania, Keri lasciò andare un sospiro di profonda frustrazione. La maggior parte dell’ultima ora e mezza era stata infruttuosa.
Non avevano trovato niente di inusuale nel tragitto fino a scuola e non erano incappate in alcun segno evidente di lotta. Non c’erano strani segni di pneumatico vicino al punto in cui la signora Rainey aveva trovato le cose di Jessica. Keri si era fermata a ogni casa della zona per determinare se un residente avesse delle videocamere che davano sulla strada che avrebbero potuto essere utili. Nessuno ne aveva.
Quando erano arrivate alla scuola, Ray era già lì a parlare con la preside, che aveva promesso di mandare una mail a tutti i genitori della scuola per chiedere qualsiasi informazione avessero. L’agente della sicurezza aveva tutta la coda di filmati di sorveglianza della giornata, perciò Keri aveva consigliato a Ray di stare lì a vederli mentre lei riportava la signora Rainey a casa e tornava in ufficio per chiamare tutte le possibili piste.
Per Carolyn Rainey dovevano essere sembrati semplicemente due partner effettivamente