Dawn Brower

Uno Scandaloso Conte In Meno


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braccia morbide e pienotte di una bella donna, piuttosto che sorbirsi ancora per un minuto la compagnia di quel ragazzotto piagnucoloso che aveva davanti. Purtroppo non sarebbe stato così. Il Conte di Barton era l’individuo più idiota e irritante che avesse mai conosciuto.

      “Da quanto tempo mi conoscete?” stava dicendo in quel momento, con un tono a metà tra durezza ed esasperazione. Odiava avere a che fare con i nuovi arrivati del Coventry club. Ancora non aveva capito come e perché avesse accettato di essere il vice di Harrington in queste cose. In genere tendeva sempre a sottrarsi all’amaro compito, ma oggi la sua pazienza era stata messa duramente alla prova.

      “Ehm…– il viso di Barton si accese stupidamente ed egli inclinò la testa all’indietro – Circa un mese, credo.”

      Perché diavolo Harrington aveva permesso a quel bamboccione di entrare nel club? Di sicuro si era accorto che quello non godeva delle qualità di lealtà e senso del dovere che si esigevano da un membro del circolo!

      “E’ un mese che siete entrato nel Coventry club, ma NOI ci conosciamo da più tempo!” esclamò. Odiava ricordarlo, ma la tenuta Barton era vicina a quella della sua famiglia, nel Sussex. “ Siete stato anche ospite al Parkdale Abbey varie volte, se ben ricordate.”

      Era un bel po’ che non andava a fare visita a sua madre. Preferiva godersi Londra e tutte le sue attrattive. Non era più neanche andato a controllare le sue proprietà. Il Conte di Barton, quel ragazzotto insipido dai capelli color sabbia, era di dieci anni più giovane. Forse aveva quattro anni più di sua sorella Samantha. Nei suoi occhi verdi si leggeva una certa ottusità e probabilmente anche una scarsa intelligenza. Almeno, questo era ciò che lui pensava del Conte. Di certo, quello non aveva dato prova di scaltrezza.

      “Mi pare..” belò il Conte. Gregory alzò gli occhi al cielo. Basta! Stava ormai per perdere definitivamente la pazienza e ficcare a forza un po’ di luce in quella zucca vuota, quando entrò Harrington. Riccioli scuri gli incorniciavano il viso e il collo, e il suo sguardo acuto era l’esatto opposto di quello di Barton. A quel ragazzotto mancava sicuramente un barlume d’intelligenza, per poter competere con i notabili del club, i cui ritratti ornavano le pareti. Il direttore del Coventry club lanciò prima un’occhiata a Barton, poi a Gregory e infine esclamò, con autorità: “Posso sapere che succede, qui?”

      “Mi piacerebbe non dirvelo. – rispose Gregory, combattendo con l’impulso di stringere i pugni. Harrington avrebbe dovuto mettere a posto le cose, non lui! “Purtroppo credo che dovrò mettervi al corrente.”

      Harrington afferrò una poltrona e si accomodò accanto ai due. Poi appoggiò i gomiti sul bel tavolo di quercia lucidata. “Cos’ha fatto Barton, oggi? – chiese, senza neppure degnare di uno sguardo il giovane Conte.

      Gregory gemette. “ Non vedo perché dobbiamo stare qui a discutere con lui.”

      “Perché non molto tempo fa anche noi abbiamo avuto bisogno di un aiuto, e il club ce lo ha dato.” disse Harrington. Poi si rivolse a Barton. “Allora, siete riuscito a capire perché Shelby si è infuriato con voi?”

      “Io.. – Barton deglutì a fatica – Non volevo…”

      Gregory strinse i pugni, ma si fece forza e si trattenne. Però si vedeva che stava per esplodere. Harrington ridacchiò sotto i baffi, rimanendo ben fermo al suo posto.. Era una novità che l’amico fosse riuscito a controllarsi e lo ammirò. Perdere la calma era naturale per Gregory. Era quasi una deformazione che tentava di correggere, ma che purtroppo si era radicata in lui già in tenera età. Gregory guardò Barton e gli sussurrò a denti stretti: ”Perché non confessate cos’avete combinato?”

      Harrington fissò Gregory in un certo modo, che era un segnale tra loro per pregarlo di farsi da parte e lasciare che chiarisse lui la cosa col suo protetto…se si poteva chiamare così uno come Barton. Poi Harrington si rivolse al ragazzotto piangente, per lasciare il tempo a Gregory di far sbollire la rabbia.

      “In questo club abbiamo delle regole., che vi sono state comunicate quando avete chiesto di farne parte. Non si tratta di regole difficili da seguire, eppure avete problemi a rispettarle.” Accennò a Gregory: “Shelby non si sarebbe infuriato con voi, se non aveste commesso una grave mancanza. Ora, di grazia, ditemi cos’è che ancora non capite.”

      Barton si lasciò andare sulla poltrona come un sacco vuoto e rimase fissare Gregory con aria gelida. Stava per iniziare a comportarsi come un moccioso petulante. Alzò il mento con testardaggine e disse: “Perché non posso avere i miei amici qui? Anche a loro farebbe piacere far parte di un club così esclusivo!”

      “Nessuno dovrebbe essere a conoscenza di questo club, solo i membri! – sbottò Gregory – E i vostri amici, se così vogliamo chiamarli, non lo sono! Tra quelli che avete portato qui uno era una ragazzina , ma lasciamo stare.” In realtà quella marmocchia lo aveva colpito per la sua bellezza. Se fosse stata vestita meglio e si fosse lasciata crescere i capelli, lo avrebbe letteralmente folgorato. E Gregory si considerava un esperto conoscitore di donne. “Quel che conta è che si trattava di ragazzotti dalla mano facile, venuti qui con l’intento di derubarci o qualcosa di simile…”

      “Non è vero – lo interruppe Barton – non avevano affatto quest’intenzione! Sono solo ragazzi che se la vogliono spassare un po’!”

      “Ascoltate… – continuò Gregory. Ma Harrington lo interruppe con un cenno della mano.

      “Questo è l’ultimo avvertimento, Barton. Dopodiché non saremo più così cortesi. Verrete espulso dal club e dovrete riconsegnare la vostra chiave. E se ci pianterete delle grane faremo in modo di rovinarvi. Avete capito, adesso?”

      Barton annuì freneticamente. “ Mi dispiace! – piagnucolò. In realtà non appariva davvero contrito. Più che altro sembrava stesse recitando una parte. Se Gregory avesse potuto esprimere liberamente i suoi pensieri, avrebbe detto che si trattavo solo di paura. A volte Harrington faceva quell’effetto.

      “Ne sono convinto. – esclamò Harrington , con un tono a metà tra durezza e dolcezza. Gregory non riusciva a capire come facesse.

      “Non fatemi pentire di avervi accolto nel club. E ora andate, prima che cambi idea!” – lo redarguì.

      A quelle parole, il Conte di Barton schizzò in piedi e si precipitò fuori della stanza. Gregory lo guardò uscire con aria torva. Poi si rivolse all’amico: “Avreste dovuto farvi riconsegnare la chiave immediatamente.”

      “Bisogna pur dare agli altri una seconda possibilità – disse quello, con dolcezza – A che giova essere tanto intransigenti?” Gregory strinse le spalle. “Ad ogni modo, mi trovo in disaccordo con voi.”

      Harrington sorrise. “Eh, questo lo so da anni, caro amico!” Poi, dolcemente. “ Allora, che progetti avete per questa sera?”

      “Per prima cosa voglio tuffarmi a letto e dormire fino sera inoltrata. Poi intendo folleggiare tutta la notte, magari in compagnia di qualche signora compiacente che sia in grado di…” Sorrise sensualmente, all’idea di quello che avrebbe voluto fare con una delle sue cortigiane. “ …soddisfarmi completamente.” puntualizzò..

      Harrington lo fissò per un attimo e poi scosse il capo. “Fatemi compagnia mentre torno a casa. Ho bisogno del vostro consiglio riguardo il club e Marian mi aspetta presto per cena.”

      “Vorrei potervi dire di no, ma lo farò per voi.”– rispose, un po’ stizzito.

      “Che cosa preferireste non fare?” disse Ashtey, entrando a sua volta nella stanza. I suoi capelli biondi si muovevano leggeri ad ogni passo e dagli occhi blu traspariva una vena di malizia.

      “Una bella passeggiata fino a casa di Harrington. Volete unirvi a noi? Il nostro amico riesce a farla passare come una cosa divertente!”

      “Non ho detto nulla del genere! – intervenne Harrington con aria offesa – Siete voi che vi siete arreso subito alla mia proposta, caro amico!”

      Ashtey