Dawn Brower

Amore E Vischio


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non faceva eccezione. Un adorabile uccellino, però. Luca l’aveva trovata deliziosa già quella volta in cui Lenora lo aveva costretto a ballare con lei. Ma quella non era la situazione adatta per corteggiare una ragazza, come non lo era il posto in cui si trovava ora.

      A pensarci bene, tuttavia, Evelina sarebbe stata una Principessa perfetta. Si esprimeva bene, era gentile, generosa e, soprattutto, aveva un’indole fiera, tale da competere con i migliori guerrieri di una volta.

      Probabilmente Evelina non si era accorta che lui aveva notato come la trattavano le altre signore. Fino a quel famoso ballo, lei era stata pressoché invisibile ai loro sguardi. Luca si era sentito perfino in colpa verso di lei, ma ormai il danno era fatto. Se le avesse prestato più attenzione, non l’avrebbe gettata tra le fauci delle malelingue.

      L’unico modo in cui avrebbe potuto proteggerla era starle lontano. Anche se si rendeva conto che il suo abbandono le aveva arrecato un dolore immenso. Ma ora il suo uccellino aveva bisogno di lui. L’aveva già abbastanza ferita con le sue azioni, o anche con la sua inerzia, chissà…

      Lulia l’aveva protetta al posto suo. Luca si sentiva in debito con lei. Grazie al sostegno di quella donna, ora Evelina era riuscita a dispiegare le sue ali e sarebbe volata molto lontano… Si era ribellata ed era riuscita a tener testa a quelle brutte pettegole. Era così orgoglioso di lei!

      E si era sentito doppiamente fiero quando era entrato in quella sala e l’aveva vista tirare di scherma. In pochi mesi aveva fatto tanta strada! Forse, a breve, sarebbe riuscita ad eguagliare la sua insegnante.

      Ma adesso giaceva svenuta.

      Luca era riuscito a salvarla per un pelo dallo sbattere la testa contro il pavimento. Forse, non avrebbe dovuto presentarsi a quel modo. L’aveva spaventata e, se avesse sbattuto la testa per terra…

      Fece un sospiro di sollievo quando ricordò che, in fondo, era riuscito a salvarla. Si era allungato verso di lei e l’aveva sorretta mentre cadeva. Anche in quel momento la teneva stretta tra le braccia, voleva assicurarsi che stesse bene, prima di lasciarla. Che non avesse sofferto troppo, a causa del suo comportamento stupido e avventato…

      “Dovreste sdraiarla per terra.” gli disse Lulia.

      Luca la guardò e si rannuvolò: era un ottimo consiglio ma, chissà perché, non riusciva a mollare Evelina. “E’ ancora svenuta. – rispose – Perché?”

      “Credo che il motivo sia più di uno – esclamò Lulia – Luca, per favore, mettetela giù.”

      Lui scosse il capo, la fissò e le sistemò un ricciolo bruno dietro l’orecchio. Avrebbe voluto aprirle gli occhi, e scavare nelle loro verdi profondità. Era tanto tempo, ormai, che l’amava da lontano! Era giunto il momento di fare qualcosa di concreto per il suo angelo!

      “Ditemi cosa ne pensate.” chiese a Lulia.

      “Era troppo fredda e troppo calda. Ed è collassata.” rispose la donna.

      “Non capisco. Spiegatevi meglio!” esclamò Luca.

      “Quando è venuta qui era mezzo congelata; aveva gambe e braccia indolenzite e le labbra blu. Se fosse rimasta fuori ancora un po’sarebbe diventata un pezzo di ghiaccio e l’unica cosa che ci avrebbe permesso di riconoscerla sarebbe stata la sua mantellina rossa.”

      Iniziò a riporre l’attrezzatura da scherma, mentre parlava.

      “Una volta entrata qui, il cambio di temperatura l’ha colpita con forza, tanto che non riusciva nemmeno a respirare. Ma ha voluto allenarsi lo stesso. Quella ragazza è una mula cocciuta! Dopo tutto ciò si era messa a duellare, e poi siete arrivato voi e non ha più resistito. Il colpo è stato troppo forte!”

      “Quindi… è colpa mia?” mormorò Luca. Il senso di colpa lo attanagliava, ma Lulia aveva ragione. Avrebbe dovuto rimanersene nell’altra sala fino a che non avessero finito di allenarsi. Ma non ce l’aveva fatta. La sua Evelina era a pochi passi da lui, e doveva assolutamente vederla!

      “Non è solo colpa vostra. Come vi ho detto, hanno giocato molti fattori. Forse, anche se foste rimasto nell’altra sala, sarebbe svenuta lo stesso vedendovi. Comunque, diamole qualche minuto e vedrete che si riprenderà.” lo tranquillizzò Lulia.

      “Siete sicura che si riprenderà?”

      “Certo!” disse Lulia. E lo squadrò bene in faccia. “Ditemi la verità, avete preso una decisione nei suoi riguardi. Questo che vedo non è il solito Luca.” Sorrise. “E scommetto che avrete bisogno del mio aiuto.”

      “Avete ragione in tutto, come al solito.” sorrise lui.

      Lulia darebbe stata la sua àncora di salvezza, durante il corteggiamento, l’unica che avrebbe potuto fargli capire com’era Evelina veramente. Era ancora un po’ aggressiva, ma era sicuro che sarebbe maturata.

      Se l’avesse scelta come consorte, avrebbe dovuto bandire la timidezza e gli atteggiamenti pseudo-aggressivi. Una volta Principessa, avrebbe potuto far ingoiare a quelle brutte pettegole tutte le loro malignità. E anche lui non vedeva l’ora che lo facesse: quelle stupide smorfiose non la meritavano!

      “Allora, vi consiglio di fare un salto qui stasera. Ci stiamo preparando per il ballo di Natale al Fortuna. Avrete molte occasioni di stare solo con lei, magari anche per rubarle un bacio…” disse Lulia, maliziosamente.

      “Non ci sarà troppa gente, stasera? La mia intenzione è di corteggiarla, non certo di risvegliare le malelingue.” esclamò Luca, dubbioso.

      “Non temete, nessuno parlerà male di voi. Inoltre, ho intenzione di riempire questo posto di angoli verdi.” Sorrise con ancora più malizia negli occhi. “Cosa sarebbe la vigilia di Natale, senza dei bei cespugli di vischio sotto cui baciarsi?”

      Luca sorrise di rimando. “Allora, a stasera. Occupatevi di lei, ve ne prego.”

      Ciò detto, se ne andò, lasciando Lulia da sola con la ragazza svenuta. Aveva molte cose fa fare, prima di sera. Stava per corteggiare il suo angelo! In cuor suo sperava solo che Evelina gli dicesse di sì. Altrimenti, non era sicuro di riuscire a superare l’amaro dolore del suo rifiuto.

      CAPITOLO TERZO

      Evelina aprì gli occhi e sbattè le palpebre. Le ci volle un po’, prima di riuscire a mettere a fuoco la sala. Era sdraiata per terra, nella sala posteriore del Fortuna. Dapprima, non riuscì a ricordare nulla; poi, all’improvviso, ricordò il freddo, la corsa, l’allenamento e infine…il Principe Luca! Lui si trovava lì!

      Si tirò su a sedere e si scrutò affannosamente intorno, ma non c’era nessuno, era sola! E Lulia, dov’era finita? Perché se n’era andata, lasciandola per terra? E ora, cosa doveva fare lei? Doveva andarsene senza dire niente, come se nulla fosse successo? Evelina non riusciva a capire cosa le stava accadendo.

      “Eccovi! – esclamò Lulia con un sorriso, entrando nella stanza – La bella addormentata si è svegliata, finalmente! Come vi sentite, topolino?”

      “Come se qualcuno mi stesse suonando nella testa con migliaia di martellini!” mormorò Evelina.

      Deglutì a fatica: era felice che il Principe fosse andato via. Le seccava che l’avesse vista in quello stato! Cosa doveva aver pensato di lei? Non ricordava di essersi mai sentita più in imbarazzo in vita sua!

      “Oh, non è niente, passerà! – esclamò Lulia – Alzatevi, su! Abbiamo tante cose da fare! Venite a casa con me.”

      “Perché? – mormorò Evelina, sempre più confusa – Credo che dovrei tornare a casa mia.”

      “Assolutamente no! Alzatevi e accompagnatemi a casa mia. Lì vi curerò e vi aiuterò a vestirvi per il ballo!” le disse Lulia, con fare perentorio.

      “Ah, il ballo! Non voglio andarci.” Era l’ultima cosa che desiderava fare, dopo il modo in cui era stata trattata dalla società.

      “Sciocchezze!