Amy Blankenship

Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità


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non era stato questo a rallentarlo. Mentre correva, all’improvviso era sbucato un bambino dal nulla e gli era finito addosso. L’impatto lo aveva fatto cadere a terra e, quando si era rialzato, si era fermato per aiutare il bambino.

      «Ehi piccolo… stai bene?» gli chiese, ma ritrasse subito la mano quando lui sibilò e se ne andò nella direzione opposta, come se avesse Satana alle calcagna.

      Toya si scrollò di dosso la brutta sensazione che aveva percepito e scrutò la discoteca a due piani. La strana sensazione aumentò quando notò l’ombra di un uomo che, con qualcuno in braccio, saltò da una delle finestre all’ultimo piano. C’era qualcosa che non andava.

      I suoi occhi brillarono d’argento… i suoi sensi percepivano cose che lui ancora non capiva. Continuava ad avere i brividi e, mentre si avvicinava al club, ringhiò quando si rese conto che c’erano due ingressi. Uno sembrava l’ingresso principale e l’altro era altrettanto affollato. Decidendo di passare da quello principale, si fece largo tra la folla.

      “Sarà meglio per lei che non sia successo niente. Quando la trovo, la ammanetto a me, che lo voglia o no.”. Mentre cercava Kyoko, i riflessi argentati nei suoi occhi s’intensificarono.

*****

      Kyou percorse il vicolo dietro il club con Kyoko tra le braccia. Aveva deciso di portarla a casa sua, in attesa che si riprendesse. Alzò lo sguardo verso il suo attico, proprio dall’altro lato della strada. Sarebbe stata al sicuro con lui… ma avrebbe dovuto fare attenzione. Percepiva il servo di Hyakuhei nell’oscurità attorno al locale.

      Serrò le mascelle quando sentì un debole grido in lontananza e capì che avevano trovato un’altra vittima. Guardando la ragazza addormentata, i suoi occhi dorati s’intenerirono. Per adesso sarebbe stato il suo segreto. Era leggera come una piuma e sembrava così fragile.

      Non riusciva a capire come una ragazza così esile potesse avere uno spirito così indomito e un’anima così pura. E poi, aveva pronunciato il nome di suo fratello come se lo conoscesse. Com’era possibile?

      I suoi pensieri s’interruppero quando percepì davanti a sé una potente creatura della notte, nello stesso momento in cui un forte odore di sangue s’insinuò nelle sue narici. Riconobbe l’aura del Lycan che aveva difeso Kyoko dall’idiota che la infastidiva, per poi lasciarla da sola, in pericolo.

      Non volendo ferire la ragazza nel caso in cui avesse bisogno di combattere, Kyou la adagiò a terra e seguì l’odore di sangue, che proveniva proprio da dietro l’angolo. Se il lupo stava massacrando un essere umano, la ragazza non sarebbe stata al sicuro con lui. Era risaputo che alcuni lupi mannari perdono la testa quando la rabbia filtra nelle loro vene, e lui non avrebbe permesso che Kyoko fosse protetta da una creatura così pericolosa.

      Svoltando l’angolo in silenzio, si trovò davanti una scena che non vedeva da secoli. Il lupo, ancora in forma umana, stava ringhiando con i canini in mostra. I suoi occhi blu s’illuminarono mentre fissava quello che sembrava essere un corpo tra le sue braccia.

*****

      Toya si fermò accanto alla porta. Annusando, si voltò di scatto e si diresse nella direzione opposta. Sentiva il suo odore… anche se non riusciva a capire come fosse possibile. Mentre correva verso il vicolo a sinistra dell’edificio, la sua mente fu pervasa da pensieri negativi e il suo cuore iniziò a battere forte.

      Ragazze scomparse e vicoli bui… se Kyoko avesse avuto anche un solo capello fuori posto…

      Nel buio, Toya si fermò di colpo mentre la paura gli bloccava il respiro. Lì, sdraiata contro un muro sporco… c’era Kyoko. La stessa paura che lo aveva bloccato lo spinse a muoversi e, in un istante, la raggiunse.

      Inginocchiandosi, controllò il battito cardiaco e, non appena le toccò il collo, il proprio cuore prese a battere al ritmo del suo. Grazie a Dio era viva. Provò un senso di déjà-vu indesiderato e scacciò subito il pensiero. Sentendo gli altri avvicinarsi, la prese in braccio e la portò in salvo. Stringendola, usò la sua innaturale velocità per uscire dal buio.

*****

      Kotaro sbatté Yohji contro il muro mentre aspettava che la sua sete di sangue si placasse. Continuare a punirlo non ne valeva più la pena, considerando che il ragazzo era svenuto di nuovo. Sentendo delle vibrazioni nell’aria, lo lasciò cadere in modo non proprio gentile.

      Alzò la testa di scatto e restrinse lo sguardo.

      Kyou vide il lupo lasciar cadere il ragazzo a terra senza ucciderlo. Riconobbe subito l’umano che aveva infastidito Kyoko. Cambiando opinione, emise un ringhio. Se fosse stato al suo posto, quel ragazzo non sarebbe rimasto intero.

      Come se lo percepisse, il Lycan si voltò e lo guardò. Kyou sentiva l’immenso potere che emanava il lupo, era un avvertimento.

      In passato, lupi e vampiri si erano sempre evitati. Senza preoccuparsi gli uni degli altri, avevano scelto di tenere le distanze. La loro forza era troppo simile e detestavano essere dominati. Abitavano nello stesso mondo ma vivevano la loro vita infinita ognuno per conto suo.

      Vedendo il vampiro davanti a sé, l’istinto di Kotaro prese vita. Non riusciva a vederlo abbastanza da distinguere i suoi lineamenti, ma sapeva che quel succhiasangue era una minaccia. Doveva ancora placare la propria sete di sangue perciò si preparò, pensando che si trattasse di un servitore di Hyakuhei.

      Proprio mentre stava per attaccarlo, la figura divenne più nitida, per poi svanire. «Occhi dorati…» sussurrò, rendendosi conto che aveva quasi aggredito Kyou. «Che ci fa qui? Dannazione!» esclamò, poi corse via, temendo che Kyoko non fosse rimasta dove l’aveva lasciata. Doveva raggiungerla subito… stasera c’erano i succhiasangue in giro e lei non sarebbe stata una delle loro vittime. E, con Kyou nei paraggi, chissà come sarebbe finita la situazione.

      Kyou riapparve di fronte allo stesso muro dove aveva lasciato la ragazza. Vedendo che non c’era più, i suoi occhi divennero rossi e un ringhio furioso sferzò il vicolo vuoto, riecheggiando nelle strade adiacenti.

*****

      Kotaro incontrò Suki e Shinbe all’ingresso e, afferrando il ragazzo per una spalla, gli chiese nervosamente: «Kyoko è ancora dentro?». I suoi sensi non umani si attivarono e il suo istinto gli diceva che lei non era nei paraggi.

      Suki confermò i suoi sospetti quando, afferrandolo per la camicia, esclamò: «Un uomo l’ha presa dieci minuti fa, devi trovarla!». Aveva gli occhi pieni di lacrime mentre continuava: «Non riusciamo a trovarla da nessuna parte!».

      Shinbe la tirò a sé, non era ancora pronto a lasciarla andare. La strinse e, guardando Kotaro, aggiunse: «Una strana creatura l’ha portata via.», poi vide Suki che tremava e cercò di calmarla. Non gli avrebbe mai permesso di fare quella che voleva senza discutere. «La troveremo, te lo prometto.» le disse, poi alzò lo sguardo verso Kotaro ma era già sparito.

      «Ma… dov’è andato?» mormorò guardandosi intorno, ma non vide alcuna traccia della guardia di sicurezza. Scosse la testa e sospirò, aveva visto abbastanza per quella notte.

      Destandosi dalla propria disperazione, Suki sbuffò infastidita e sbottò: «Farà meglio a trovarla… altrimenti lo uccido e lo riduco in poltiglia.», poi, trascinando Shinbe dietro con sé come se si fossero invertiti i ruoli, aggiunse: «Andiamo alla mia auto, muoviti!».

      Lui si guardò attorno nel parcheggio come se, all’improvviso, si fosse ricordato di una cosa importante. «A proposito di auto… quella di Toya non c’è».

      Capitolo 6

      Hyakuhei entrò in una stanza buia dell’edificio, portando con sé il ragazzo che aveva scelto come suo seguace. Scostandogli i capelli dagli occhi ancora chiusi, sentì l’odore della ragazza sulla pelle.

      «Bene Tasuki, quando ti sveglierai ti ritroverai con un dono molto prezioso da parte mia… il dono della vita eterna.» disse sorridendo, come se stesse parlando con un bambino, e aggiunse: «Ma poi capirai… che quella vita mi appartiene.».

      I suoi occhi divennero rossi quando si sentì invocare da uno dei suoi figli. Non gli piaceva essere disturbato durante un risveglio, ma uno dei suoi prediletti lo aveva chiamato. Sapendo che non l’avrebbe fatto se non fosse stato importante, rispose alla