Amy Blankenship

Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità


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sempre!» gridò Toya, furioso per aver perso l’unica persona che aveva amato più dell’aria che respirava… lei se n’era andata. Era la luce nell’oscurità che il suo mondo era diventato.

      Era la ragione per cui aveva sfidato Hyakuhei. Adesso quella ragione era svanita e Toya sentiva il fuoco nella propria anima avvampare ad un livello pericoloso. L’aveva trovata senza vita con un piccolo pugnale nel cuore. Dentro di sé, lui e Kotaro lo sapevano… Hyakuhei l’aveva uccisa.

      Gli occhi neri di Hyakuhei divennero più scuri mentre guardava con disprezzo il figlio minore di suo fratello. «Ah sì, l’inafferrabile cuore di cristallo protettore… un tale potere non appartiene a un ragazzino sciocco come te. Gli esseri più potenti lo hanno cercato… pensavi di essere l’unico, mio caro? Non solo i vampiri, ma anche gli immortali, i maghi e persino i lupi mannari bramano un potere simile. Non ti rendi conto di cosa sarebbe accaduto se il Lycan l’avesse reclamata per primo?». Gli occhi di Hyakuhei divennero ancora più rossi al pensiero che Kotaro, capo delle tribù Lycan, ottenesse quel potere. La sua rabbia aumentò mentre ricordò il suo odore su di lei quella notte. Non sarebbe rimasto a guardare mentre accadeva una cosa così pericolosa.

      «No, mio caro, mi sono già occupato della sacerdotessa che aveva il cristallo dentro di sé.». Il suo sguardo s’indurì per quella piccola bugia… in realtà non aveva ucciso la ragazza. Era stata lei a suicidarsi per impedirgli di prendere il cristallo. Era così vicino, ormai pronto a rivendicare il suo potere. Il potere di cui parlava la leggenda… avrebbe permesso alla sua oscurità di percorrere la luce… e nutrirsi di essa.

      Le sue dita formicolavano ancora per averle toccato la pelle. Era dietro di lei e sentiva il suo calore sotto la mano fredda. I suoi occhi verde smeraldo si erano scontrati con i suoi per un solo secondo, in segno di sfida. Lui aveva desiderato solo un assaggio. Aveva visto troppo tardi il pugnale che lei aveva in mano e che svanì nel suo petto. Avrebbe potuto trasformarla e condividere tutto con lei ma… lei aveva rifiutato la sua generosa offerta.

      Quella donna coraggiosa ma sciocca aveva creduto che, uccidendosi, avrebbe protetto per sempre il potere del cristallo. Per sempre era un tempo troppo lungo per cercare di nascondersi da lui.

      «Lei rinascerà!» gridò Toya, angosciato per non essere riuscito a proteggerla dall’ira di Hyakuhei. Il senso di colpa per non essere stato lì a salvarla lo stava divorando. Lei sapeva che era un vampiro… una creatura della notte… eppure non gli aveva voltato le spalle. Anzi, erano diventati amici. Kyoko si fidava di lui.

      Toya ricordò quando l’aveva conosciuta e cadde in ginocchio, poggiando le mani a terra mentre le lacrime scendevano. “È durato troppo poco!” gridò mentalmente.

      La conosceva da così poco tempo, sei cicli lunari. Quando l’aveva incontrata per la prima volta, voleva solo il cristallo… il cristallo che, all’inizio, lei non sapeva neanche di avere. Ma lui lo vedeva brillare e si sentiva chiamare. Poi qualcosa era cambiato. Toya si era ritrovato a cercare di proteggerla invece che privarla del cristallo.

      Da quando Kyoko era piombata nel suo mondo oscuro, lui aveva scoperto la verità sul Cuore di Cristallo Protettore, cose che neanche Hyakuhei sapeva. Voleva raccontare quei segreti a suo fratello, ma suo zio gli aveva impedito di trovare Kyou in tempo… e adesso era troppo tardi.

      «Non avrai mai la sua luce nell’oscurità… io ritroverò Kyoko e terrò il cristallo lontano da te!» la voce di Toya era intrisa del suo bisogno di vendetta, «Lei rinascerà e io sarò lì ad aspettarla.». Una solitaria lacrima d’argento gli scivolò lungo la guancia mentre gridava: Insieme troveremo un altro modo per liberare Kyou da te!».

      Hyakuhei gli si avvicinò con una risatina oscura. «Oh sì, lei vivrà di nuovo. Il cristallo tornerà in questo mondo e sarò io a rivendicare non solo il suo potere, ma anche la ragazza. Per quanto riguarda Kyou… sono sicuro che troverò qualcosa per tenerlo occupato finché non arriverà quel giorno.».

      Toya ringhiò sapendo che quella era un’arma a doppio taglio, «Tieni i tuoi piani malvagi per te. Troverò un modo per tornare normali. E tu… alla fine morirai!» gridò mentre il vento si alzava, ululando nella radura.

      Brandì il pugnale, che disegnò un arco di luce argentata, ma sfiorò a malapena il soprabito di Hyakuhei. Toya rimase incredulo per la velocità del suo avversario ma non perse la determinazione. Il secondo pugnale gli apparve nell’altra mano e lui lo lanciò insieme al primo.

      Hyakuhei schivò le lame mortali grazie ai secoli di addestramento che aveva alle spalle. Gli umani erano creature così facili da sconfiggere e Toya, anche se trasformato, era ancora molto umano nel suo modo di pensare… era ancora un bambino per un vampiro.

      Doveva ammettere che, in qualche modo, proteggere la sacerdotessa aveva accresciuto il potere del ragazzo quasi allo stesso livello di un Anziano. Portargli via la ragazza aveva avuto due scopi. Senza una ragione per combattere… il suo potere era diminuito notevolmente.

      Hyakuhei fece scattare la mano sinistra, intrappolandogli i polsi in una presa possente. Toya non ebbe modo di difendersi quando la mano destra del vampiro gli ferì crudelmente la guancia.

      I loro sguardi s’incrociarono per un momento sospeso nel tempo mentre Hyakuhei ritraeva i suoi artigli. Le sue labbra accennarono a un sorriso perfido mentre allungava la mano per sfiorare la ferita che gli aveva appena inferto. «È un peccato rovinare una tale perfezione… somigli molto a tuo fratello.». Si leccò le gocce di sangue sul dito e aggiunse: «Ma non posso permettere che il tuo amore ribelle distragga Kyou da me.».

      Gli lasciò i polsi e Toya indietreggiò, cercando di difendersi dall’attacco successivo, ma ringhiò di dolore quando si ritrovò con due tagli sul petto. Premendosi un braccio sulle ferite, barcollò e, questa volta, Hyakuhei lo lasciò andare.

      Sentiva le ossa dei polsi quasi stritolate e dovette concentrarsi per non far cadere i pugnali a terra. Guardando l’uomo che odiava più della morte, cercò di scrollarsi di dosso il dolore sapendo che non era un gioco… anche i non morti potevano morire.

      «Sciocco, pensavi di salvare tuo fratello uccidendomi? Riesci a stento a tenere in mano i pugnali, figuriamoci ad uccidermi.» gli disse Hyakuhei sogghignando, poi la sua rabbia svanì all’improvviso. La brezza notturna gli spettinò i lunghi capelli color ebano, facendoli sembrare vivi.

      «Non hai mai avuto alcuna possibilità. Ti aiuterò a riposare così non proverai più dolore.» mormorò Hyakuhei, guardando il ragazzo ferito come un padre che rimprovera il figlio ribelle.

      I suoi occhi argentati divennero rossi per quelle parole. «Tu non avrai mai mio fratello, figlio di puttana! Finché respirerà, Kyou non ti permetterà di vincere, e nemmeno io!» urlò Toya lanciandosi verso di lui, in un ultimo tentativo di salvare la sua anima immortale.

      Hyakuhei scomparve un istante prima che il pugnale di Toya potesse trafiggergli il cuore freddo nascosto nel profondo del suo corpo senza età. I suoi occhi rossi fissavano affamati il giovane che pensava di poterlo sfidare.

      Si librò in aria e si fermò per un momento, poi si lanciò all’attacco.

      I sensi di Toya lo avvertirono della minaccia che si avvicinava ma lui non era ancora ben addestrato per individuare da dove stesse arrivando il suo aggressore. Si guardò intorno nervosamente ma le ferite sanguinanti, unite a quella nel suo cuore, lo avevano indebolito e la paura aumentava.

      Le parole del suo cosiddetto “padre” lo avevano colpito. «Non posso lasciarti vincere, mostro. La vita di mio fratello dipende da questo.» sussurrò Toya con il respiro affannoso, e le parole rimbombarono nelle sue stesse orecchie.

      Un brivido di paura gli percorse la schiena mentre guardava il cielo. Spalancò gli occhi per ciò che vide. “Ecco com’è.” pensò.

      Cercò di muoversi ma era bloccato da una forza sconosciuta. I loro sguardi s’incrociarono, quegli occhi rossi gli penetrarono l’anima e Toya capì che stava per morire.

      L’urlo che gli si formò in gola fu sostituito da un gorgoglio. I suoi occhi argentati divennero dorati mentre continuavano a fissare il suo assassino, e il tempo sembrò fermarsi. Iniziava a sentire il proprio corpo che diventava insensibile e iniziò a piangere di nuovo.