Dawn Brower

Eternamente Il Mio Duca


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scale e poi la prima porta a destra.”

      Fino a quel momento Marrock non se n’era accorto, ma era distrutto. Si sentiva le ossa tutte rotte e le palpebre si erano fatte pesanti. Non dormiva da un bel po’. Ogni volta che chiudeva gli occhi il suo sonno era turbato da incubi. Ogni volta riviveva la morte di suo padre. Così, piuttosto che tremare per gli incubi, aveva preferito non dormire affatto. Ora si chiese se sarebbe stato in grado di raggiungere la sua stanza.

      “Grazie – disse all’uomo – Potete mandarmi su qualcosa per cena?”

      “Certo, milord. Desiderate altro? – chiese l’oste, ammiccando.

      “No. – tagliò netto Marrock. Non aveva alcuna intenzione di incoraggiarlo. Era geloso della sua privacy, anche se l’uomo non sembrava capirlo. Gli lanciò uno scellino.

      “Non voglio essere disturbato.”

      “Ai vostri ordini, milord – rispose il locandiere, guardando con una certa avidità la moneta che gli era stata elargita. Marrock sperò di non avere fatto un errore a dargliela. Sospirò e lasciò l’uomo a fissare il denaro. Si augurò di avere preso la decisione giusta e che non sarebbe stato costretto a lasciare la locanda prima di essere pronto a rimettersi in viaggio. Si trascinò sempre più pesantemente su per le scale. Il legno era vecchio e scricchiolava: quindi non ci sarebbero stati passi furtivi su e giù per le scale. Il corridoio era altrettanto consumato e così le porte, e perfino le maniglie avevano visto tempi migliori. Marrock dubitò che i chiavistelli potessero fare bene il loro dovere: con un minimo di forza chiunque avrebbe potuto spezzarli. Sbatté gli occhi a ripetizione, sforzandosi di mantenersi sveglio. Maledizione, era strafatto! Forse avrebbe dovuto lasciar perdere l’idea di cenare! Ma non poteva restare sveglio per sempre, malgrado lo desiderasse con tutta l’anima.

      “Dannati sogni! – disse a se stesso, mentre si trascinava su per le scale. Presto dal corridoio avrebbe finalmente raggiunto la sua stanza.

      “Per tutti i diavoli! – esclamò una voce femminile. Dal tono e dal modo in cui aveva pronunciato la frase, sembrava si trattasse di una signora. Sicuramente anche una cameriera avrebbe potuto bestemmiare con altrettanta foga, ma alcune frasi qua e là tradivano una natura aristocratica. Si fermò ad ascoltare quel vocabolario.. colorito. Magari era una signora, ma dove aveva imparato quel gergo da scaricatore di porto?

      “Ma a che.. cavolo stavo pensando?”

      Sembrava avesse passato qualche guaio. Da gentiluomo avrebbe dovuto offrirle il suo aiuto, ma le grida provenivano da una stanza! Con quelle serrature poteva entrare in un attimo; tuttavia, se si trattava di una signora come credeva, lei non avrebbe certo gradito quel modo di fare! Inoltre rimanere da soli in una stanza avrebbe potuto comprometterla. Presumibilmente non era sposata; o almeno il marito non si trovava nei paraggi.

      “Mollami! Bestia maledetta! – gridava la donna.

      Beh, tutto ciò suonava maledettamente male. Se qualcuno la stava molestando lui non poteva rimanersene lì senza fare nulla! Era suo dovere di gentiluomo assicurarsi che stesse bene. Chiaramente nessuno di quei ragionamenti era una scusa per non dormire: era una donna, e poteva avere bisogno del suo aiuto! Marrock bussò alla porta.

      “Milady? – chiese.

      “Chi è? Oh, chiunque sia, venite ad aiutarmi!”

      Era l’invito di cui necessitava. Spalancò di forza la porta, preparandosi a buttare fuori un uomo, ma nella stanza c’era una persona sola. La signora aveva i capelli imbrattati d’inchiostro, che le colava giù dalla fronte. Indossava un vestito celeste a righe bianche. Tutto il resto però era un mistero: la faccia non era visibile ma le sue sottogonne erano impudicamente sollevate e lei sembrava stesse a gambe in aria. Era piegata a faccia in giù sulla seduta di una poltrona. Sembrava che non un uomo bensì una sedia la stesse molestando. Non c’è che dire: una posizione molto interessante da vedere in una donna! Non riusciva a capire come avesse potuto rimanere intrappolata a quel modo e tutti i tentativi che faceva per divincolarsi erano assolutamente esilaranti! Non era così che Marrock si aspettava di passare l’ora di cena!

…………

      Delilah aveva fatto cadere il suo borsellino dietro la poltrona: pensò che sarebbe stato facile recuperarlo da una poltrona logora, tutto quello che doveva fare era chinarsi e allungare la mano a prenderlo. Sfortunatamente si trattava di una poltrona piena di fregi dappertutto, che le si erano attaccati al vestito e non avevano intenzione di mollarla. Si dimenò un po’ e nella stanza si sentì il rumore della stoffa lacerata del vestito. Se non fosse stato che il suo armadio era poco fornito avrebbe lasciato che quella maledetta sedia si tenesse il suo abito. Ma purtroppo non poteva permettersi che uno dei suoi vestiti venisse distrutto dal fuoco o lacerato da quella odiosissima sedia.

      “Avete intenzione di stare lì a guardare o di darmi una mano?”

      Non si era mai sentita tanto in imbarazzo in vita sua. Beh, forse non era proprio così, ma comunque non aveva alcuna intenzione di pensare al suo passato, che comunque non poteva esserle di alcun aiuto.

      “Non ne sono tanto sicuro.” La voce dell’uomo aveva un tono familiare. Ed era così morbidamente profonda da farle venire un brivido dietro la schiena.

      “Ma perché diamine siete venuto se non avevate intenzione di aiutarmi?”

      Cercò ancora di liberarsi ma se ne pentì subito. La delicata stoffa del suo vestito si lacerò ancora di più. Dannazione! Ma che cosa doveva fare per convincere l’uomo a soccorrerla?

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