Dawn Brower

Spiando La Mia Canaglia


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dei motivi per cui Giacinta adorava suo padre. Non poteva immaginare la sua vita senza di lui, e sperava di poterlo avere vicino ancora per molti anni. Quanto avrebbe voluto che fosse lì con lei, adesso, a tenerle compagnia in quel lungo viaggio!

      Comunque, quel posto poteva offrire delle cose interessanti, da vedere. Forse avrebbe dovuto unirsi ai gemelli e al conte per qualche passeggiata. Loro di sicuro conoscevano perfettamente tutta la tenuta, anche i posti nascosti dove ai ragazzi non era permesso andare. Proprio quel genere di posti che Giacinta aveva voglia di visitare. I nascondigli segreti… Desiderava qualcosa di eccitante, e forse anche un po’ pericoloso, per dimenticare l’assenza di suo padre e che era costretta a sorbirsi quelle interminabili feste per almeno quindici giorni…

      La carrozza si fermò davanti alla villa. "Finalmente! - esclamò Elia - Credevo che non saremmo mai arrivati! Questo viaggio è durato un’eternità! "

      Giacinta alzò gli occhi al cielo. Suo fratello era sempre così drammatico! "Beh, per fortuna siamo arrivati, come vedete.” esclamò, leggermente stizzita.

      IL cocchiere fermò la carrozza proprio davanti alla porta d’ingresso. Un domestico aprì la porta della vettura e aiutò la madre a scendere. Giacinta la seguì, ed Elia balzò dalla carrozza prima che qualcuno potesse impedirglielo. Corse su per le scale ed entrò direttamente in casa.

      "Elia, aspettate!” lo chiamò sua madre, ma non riuscì a fermarlo. In un attimo il ragazzo era già sparito.

      "Probabilmente è andato in cucina a chiedere qualcosa da mangiare.” esclamò Giacinta.

      "Non sa dove sia la cucina.” rispose la madre, esasperata.

      "Oh, la troverà - rispose Giacinta - Il suo stomaco gli indicherà la strada."

      Le bizzarrie di suo fratello superavano di gran lunga la quantità di cibo che ingurgitava. Le due donne entrarono nell’immenso palazzo e furono accolti dalla duchessa di Weston, che dopo i convenevoli di rito le fece accompagnare nelle loro stanze. Giacinta avrebbe aveva voluto esplorare le scogliere ma, ora che erano arrivati, si sentì improvvisamente stanca. Quindi, invece di andare a cercare i gemelli e il conte, decise di fare un pisolino. Forse più tardi sarebbe riuscita ad unirsi a loro. Se fosse stata fortunata, le avrebbero permesso di fare un giro prima di cena. In ogni modo, era risoluta a seguirli ovunque andassero. Che gli piacesse o no.

       Più tardi quella notte…

      Rhys fissò l'ingresso delle grotte. Weston Manor era la sua casa quando era lontano dalla propria. Adorava fare visita ai suoi cugini. Stare lì gli concedeva di ritagliarsi tempo per se stesso, e impedire a quella femmina di stargli col fiato sul collo. Sua sorella Charlotte non faceva che stargli alle calcagna. Purtroppo, anche lei era alla tenuta, per partecipare alle feste. Ma per fortuna sembrava molto più interessata a rompere le scatole alla cugina Elisabeth. Almeno per ora. Non faceva che starle dietro, e così Rhys aveva potuto visitare le grotte in santa pace…e da solo.

      "Dove state andando?"

      A quella voce Rhys chiuse gli occhi e gemette. Pensava di essere riuscito a sgusciare via inosservato. Avrebbe dovuto stare molto più attento. Naturalmente, Lady Giacinta Barrington lo aveva seguito fino alle scogliere. Se c'era una femmina ancora più fastidiosa di sua sorella, quella era lei.

      "Non avete nessun altro a cui dare fastidio?” La sua voce colava stizza e insofferenza, mentre si rivolgeva a lei. “Andate via."

      Rhys si rimise a camminare senza nemmeno voltarsi indietro. Non le avrebbe permesso di stargli attaccato dietro, mentre dava un’occhiata alle grotte. Sperava che, maltrattandola a quel modo, lei si sarebbe offesa e se ne sarebbe andata, ma prevedere le mosse di Lady Giacinta era sempre difficile. Spesso lui sbagliava i suoi calcoli, quando aveva a che fare con lei. Si augurò che, almeno quella volta, ci avesse preso e che lei lo avrebbe lasciato in pace, mentre s’inoltrava nella grotta. Se un giorno voleva diventare un’abile spia come suo padre Dominic, Marchese di Seabrook, doveva esercitarsi ancora a lungo. Finora si era dimostrato un vero disastro…

      Si fermò un momento per permettere alla sua vista di adattarsi all'oscurità. Rhys avrebbe potuto portarsi dietro una candela o una lanterna, ma aveva deciso di non farlo. Una buona spia non usava nulla per rischiarare il cammino. Una luce lo avrebbe reso più visibile ai nemici e qualcuno avrebbe potuto catturarlo. Voleva diventare una spia eccezionale, ed era sicuro che un giorno ci sarebbe riuscito.

      "Ahi! - esclamò Lady Giacinta, andando a sbattere contro di lui – Perché diamine vi siete fermato?"

      Rhys imprecò sottovoce. "Perché siete ancora qui? Vi ho detto di andarvene. "

      "Non siete né mio padre né mio fratello per dirmi cosa devo o non devo fare!” esclamò Giacinta, alzando il mento in aria di sfida. Lui non poteva vederla al buio, ma era sicuro che avrebbe fatto quel gesto provocatorio. “Voglio vedere le grotte anch’io. E non vi sto affatto seguendo!”

      Difficile crederle. “Ah, davvero?” Rhys sollevò un sopracciglio in tono beffardo. Dubitava che lei potesse vederlo, ma gli piaceva poterle ridere in faccia. "Allora non vi dispiace che vi lasci sola."

      "Certo che no!” rispose lei, con aria di sfida.

      "Bene." disse lui. Girò sui tacchi e la lasciò lì, al buio, mentre lui si avviava verso l’uscita. Si augurò che lei non lo seguisse anche lì… ma qualcosa gli diceva che non sarebbe stato così fortunato. L’escursione di quella sera era iniziata sotto una cattiva stella! Tuttavia, per essere onesti, una buona spia doveva anche essere in grado di scendere a compromessi e prendere decisioni rapide. Niente va mai come ci si aspetta. Era un dato di fatto.

      Alla fine raggiunse l’imbocco della caverna e uscì sulla spiaggia. La luce della luna si rifletteva sull'acqua mentre le onde si infrangevano sulla riva. Respirò profondamente e si godette il momento. Ce l'aveva fatta. Era riuscito a ritrovare la strada al buio e si era liberato di quella fastidiosissima Lady Giacinta.

      Rhys si voltò verso l'ingresso della caverna e si accigliò. Ma…dov’era finita, quella peste? A quell’ora, avrebbe dovuto già vederla uscire sulla spiaggia! Sospirò. Probabilmente era rimasta bloccata da qualche parte, e così gli toccava anche rientrare là dentro e salvarla. Accidenti a lei! Perché non poteva comportarsi come una ragazza normale e rimanersene al palazzo, come tutte le brave signorine di questo mondo? Rhys tornò alla caverna e, mentre stava per entrare, lei schizzò fuori, piombandogli letteralmente addosso e facendo cadere a terra entrambi, atterrando sopra di lui. Rhys si fece così male nella caduta che faticava a respirare e gli doleva il petto. "Vi odio!" sibilò lui. Ma istintivamente l’abbracciò, per impedirle di farsi male.

      "Siete un dannato asino!” esclamò Giacinta. Si divincolò e lo spinse su un fianco, facendolo rotolare lontano sulla sabbia. Lui gemette ancora per il dolore. “ Lasciatemi andare!” gridò lei, in preda all’’isteria.

      "Dolcezza – esclamò lui, con tono burbero - nessuno vi sta trattenendo, e io meno che mai!”

      Lei aveva sedici anni: solo due più di lui e mai e poi mai Rhys avrebbe ammesso che quella femmina testarda gli piaceva…ma fu proprio ciò che pensò in quel momento. Era diventata davvero carina, anche se nemmeno sotto tortura avrebbe osato ammetterlo. Un giorno sarebbe diventata una vera bellezza. Ora però, era solo una spina nel fianco o, meglio, nel petto, per essere più precisi, e doveva assicurarsi di rispedirla al palazzo sana e salva. Se le fosse successo qualcosa la sua famiglia gli avrebbe mozzato la testa! A questo punto, non poteva fare altro che riaccompagnarla dentro. La sua serata era ormai saltata!

      "Anch’io vi detesto!” sibilò Giacinta, e si aggrappò a lui per mettersi in piedi.

      Lui gemette mentre lei lo usava come un palo con tutte le sue forze. Sentì di nuovo una fitta alle spalle. "Lieto che almeno su questo siamo d’accordo. – borbottò – Ora che, a quanto vedo, siete salva, possiamo risalire e tornare al castello.”

      Lei non rispose. A lui parve che borbottasse sotto voce delle imprecazioni…ma sperò di