Блейк Пирс

Folgorazione


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Il tuo istinto è buono quanto lo era una volta il mio, e questo la dice lunga. Nessuno può entrare nella mente di un killer come noi due. E tu stai sviluppando delle capacità che combaciano con le tue doti grezze. Ma ti sto limitando. Stai dipendendo troppo da me. Devi imparare a fidarti di te stessa. E non avrei mai pensato che avrei mai detto questo a un partner, ma …”

      L’uomo sogghignò silenziosamente.

      “Ti stai sentendo fin troppo a tuo agio con me.”

      Riley non poté fare a meno di ridere anche lei.

      “Sta scherzando, vero?” gli disse.

      “So che sembra folle, ma è la verità” Crivaro disse. “Non sono certo di che cosa ti serva ora, ma non sono io. Forse hai bisogno di occuparti di un paio di casi da sola. Solo Dio sa che anch’io ho dovuto farlo molte volte. O forse hai bisogno di lavorare con un partner con cui è davvero difficile andare d’accordo.”

      Scuotendo il capo, Riley disse: “Quello era lei.”

      “Forse all’inizio, ma non più. Sei l’unica partner che ho avuto che mi abbia sopportato. Sono uno scontroso vecchio bastardo, e questo lo sai.”

      Riley abbozzò un sorriso.

      Non posso essere in disaccordo con lui su questo, pensò.

      Restarono di nuovo in silenzio.

      Riley si ritrovò a ripensare ai casi a cui avevano lavorato insieme, specialmente quello in Arizona, dove lei e Crivaro erano andati sotto copertura come padre e figlia. Non era stato affatto come fingere, almeno per quanto riguardava Riley.

      E ora si chiese se fosse il caso di dirgli che era stato un padre lui più del suo padre biologico.

      No, inizierei a piangere, pensò. E questo lo infastidirebbe molto.

      Invece, disse: “Che cosa farà adesso?”

      Crivaro scoppiò di nuovo a ridere.

      “Si chiama pensione, Riley. Che cosa fanno tutti? Forse andrò a giocare a bridge, se riuscirò a trovare un partner, cosa che immagino sia improbabile. O forse andrò a fare una crociera ai Caraibi. O inizierò a giocare a golf. O a fare volontariato. Oppure collaborerò col teatro comunale. O, forse, mi unirò al circolo del quilting.”

      Riley rise di nuovo all’immagine di Crivaro che cuciva una trapunta, insieme ad un gruppo di donne della sua età.

      “Non è serio” lei rispose.

      “No, e forse mi stanno stancando le cose serie. E, forse, mi piace l’idea di non sapere che cosa farò per il resto della mia vita. Qualunque cosa sia, sarà un’avventura.”

      Riley sentì una nota d’incertezza, quando pronunciò la parola “avventura.”

      Non ne è sicuro, pensò.

      Sta provando a convincersene.

      Ma che diritto aveva lei di provare a influenzare la sua decisione?

      Crivaro dette un’occhiata al suo orologio e indicò l’edificio.

      “Devi entrare” disse. “Non puoi far aspettare Lehl.”

      Poi, poggiò una mano confortante sulla spalla di Riley.

      “Non sparirò, figliola.” le disse. “Probabilmente, mi farò vivo più spesso di quanto vorrai.”

      “Ne dubito, Agente Crivaro” Riley disse.

      Crivaro agitò un dito verso di lei.

      “Ehi, sono in pensione, ricordi? Non voglio più sentirti dire ‘Agente Crivaro’. È ora che inizi a chiamarmi Jake.”

      Riley sentì un nodo alla gola.

      “OK … Jake” disse, quasi sussurrando.

      Mentre apriva lo sportello della sua auto, l’uomo riprese a parlare. “Adesso, va’ dentro e rimettiti al lavoro.”

      Quando Riley iniziò ad allontanarsi, si voltò al suono della sua voce.

      “Ehi, quella promessa che hai fatto ieri in aula … è stata la cosa giusta da dire, e avrei voluto dirla io. So che ti preoccupa, ma manterrai quella promessa. So che lo farai. E, se vivrò abbastanza a lungo, farò l’impossibile per aiutarti a mantenerla.”

      Crivaro mise in moto l’auto e uscì dal parcheggio.

      Riley lo osservò mentre si allontanava, ancora determinata a non piangere.

      Poi, entrò nell’edificio del BAU per andare a parlare con Lehl.

      CAPITOLO CINQUE

      Sebbene all’interno del edificio del BAU ci fosse la solita animata attività, il luogo apparve stranamente vuoto agli occhi di Riley. Fu bruscamente consapevole dell’assenza di Jake Crivaro. Era davvero possibile che il suo mentore non mettesse più piede in quell’edificio?  E, se se n’era davvero andato, come potevano gli altri continuare semplicemente con la loro routine quotidiana proprio come se nulla fosse cambiato?

      Intuì che, naturalmente, quasi nessun altro doveva sapere delle dimissioni di Crivaro.

      E dovette ammettere che forse a nessun altro sarebbe importato quanto a lei. Sebbene Jake Crivaro fosse una sorta di leggenda vivente al BAU, tutti sapevano che le leggende dovevano tramontare prima o poi.

      Tutti tranne me, lei pensò.

      Si fermò nel corridoio, incerta su dove andare, visto che non poteva raggiungere l’ufficio del partner per ricevere istruzioni. Poi, ricordò che Crivaro aveva detto che Lehl la stava aspettando, forse per assegnarle un altro caso.

      Mentre si dirigeva all’ascensore, ripensò a come Crivaro fosse entrato da poco nella sua vita. Quando lei era ancora stata una studentessa alla Lanton University, dopo che due delle sue coinquiline al dormitorio erano state uccise, Crivaro era arrivato a lavorare sul caso. Proprio quando Riley non avrebbe potuto sentirsi più terrorizzata e inutile, lui aveva riconosciuto il suo insolito istinto e l’aveva indotta a collaborare con lui, per aiutarlo a trovare l’assassino.

      Infatti lo aveva trovato. Era uno dei suoi professori preferiti. E avrebbe ucciso anche lei, se Crivaro non le avesse salvato la vita.

      Da allora, il mondo di Riley non era più stato lo stesso. Dopo il college, Crivaro l’aveva fatta ammettere al programma estivo dell’FBI, e poi all’Accademia di Quantico. Fino alle ultime settimane senza casi, la vita era stata una costante corsa, piena di eccitazione e pericolo.

      Entrò dunque in ascensore, e spinse il bottone del piano. L’ascensore era affollata ma questo fece sentire Riley ancora più sola.

      Nessuna di queste persone sa che cosa sia successo, pensò di nuovo. E di sicuro non so che cosa accadrà adesso.

      Parte di lei serbava una folle idea di restituire il suo distintivo e la sua pistola, per protestare contro le dimissioni di Crivaro.

      Naturalmente sarebbe un gesto folle, disse a se stessa. Aveva investito troppo in questa carriera per potersi arrendere ora.

      Eppure, ricordò ciò che Crivaro le aveva risposto, quando gli aveva detto che avrebbe parlato con Lehl della decisione che lui aveva preso.

      “Penso che dovresti farlo.”

      Che cosa aveva voluto dire? Crivaro sperava che Riley potesse impedirgli di andare in pensione?

      Ricordò anche un’altra frase che le aveva detto.

      “È ora che inizi a chiamarmi Jake.”

      Questo non lasciava presagire che intendesse porre fine al loro rapporto, professionale o meno. Ed era sicura che in quella decisione ci fosse un mondo di significato. Dopotutto, chi altro al mondo avrebbe potuto chiamarlo “Jake”? Si era allontanato dall’ex-moglie e dal figlio, e non aveva amici, per quanto Riley ne sapesse.

      Tutto ciò che sapeva era che si trattava di un uomo solo, e la pensione non avrebbe affatto migliorato la sua situazione.

      Uscì dall’ascensore e andò dritta verso