Dawn Brower

Folgorato Dalla Mia Monella Natalizia


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un uomo che, tiranno o meno, vi ha permesso di vivere e studiare! Dubito che sia così malvagio come lo descrivete.”

      "D’accordo, forse non è proprio un tiranno e avrà le sue buone qualità, ma è un vero pugno nello stomaco. Non so come abbia fatto mio padre a essergli così amico. E ignoro come gli sia venuto in mente di nominarlo mio tutore, prima di morire! Quell’uomo è pazzo, ve lo posso assicurare."

      "Mi astengo dal giudizio.” disse Devon. Più sentiva parlare del terribile duca, più desiderava conoscerlo. Non credeva che fosse davvero così odioso come lo descriveva Merrifield.

      Adeline aveva indossato il suo abito più vecchio e aveva preso in prestito un grembiule da una delle cameriere per appendere le decorazioni in biblioteca. Era la sala del castello che amava di più e voleva darle il suo tocco personale. Scese dalla scala dopo aver finito di appendere rami di agrifoglio lungo le travi del soffitto. Adeline si asciugò il sudore dalla fronte e diede un’occhiata al suo lavoro. Sembrava splendido ed elegante, sul legno scuro delle travi. Era riuscita a decorare il soffitto in maniera uniforme.

      Ora tutto quello che doveva fare era appendere il vischio al centro della stanza. Sua madre aveva avuto la sciocca idea di appendere vischio dappertutto. Era davvero convinta che ne servisse così tanto? Che ci fosse tanta gente così legata alla tradizione da baciarsi ancora là sotto? Ma Adeline voleva bene a sua madre e non desiderava contraddirla: così voleva la mamma e così avrebbe fatto.

      "E’ bellissimo! - esclamò sua madre, Elizabeth, la duchessa di Whitewood - Avete fatto un piccolo miracolo, figlia mia! Che ne direste di dare un’occhiata anche alle decorazioni della sala da ballo? Sapete quanto sia importante per me che tutto sia perfetto!”

      "Se vi fa piacere, sarò felice di occuparmene.” Adeline sorrise alla madre. "Sapete che vi voglio bene.”

      La donna le pulì affettuosamente il viso con un fazzoletto di lino. “Siete un po’ impolverata, mia cara. E il vostro abito è improponibile. Ricordate di fare un bagno, prima di cena. Non vorrete che qualcuno vi scambi per una domestica!”

      "Un bagno è una buona idea. - concordò Adeline - Ho ancora qualche cosa da fare qui e poi andrò nella mia stanza e dirò a Sally di prepararmi la vasca.” Odiava lasciare le cose a metà, la faceva sentire sciatta non organizzare tutto a puntino. Avrebbe finito qui e poi si sarebbe fatta un bel bagno rilassante.

      "Vi lascio al vostro lavoro, allora. Gli ospiti stanno iniziando ad arrivare e devo andare ad accoglierli da brava padrona di casa.”

      Adeline annuì. “Se avete bisogno di me fatemi venire a chiamare. Sarò felice di intrattenere gli ospiti." Questa era la sua casa, e desiderava che tutti la amassero quanto l’amava lei. Anche se, a essere onesti, sapeva che non era possibile. Nessun estraneo poteva coltivare nel proprio cuore i suoi medesimi ricordi legati a quelle mura. Nessuno avrebbe potuto capirla tranne, chiaramente, la sua famiglia. Un giorno Jamie avrebbe ereditato il castello e, se lei non si fosse mai sposata, sarebbe rimasta lì come vecchia zitella dipendente dalla carità del fratello.

      "Sono sicura che non avrò bisogno del vostro aiuto, mia cara. Ma vi farò chiamare, dopo che avrete fatto il bagno e vi sarete cambiata d’abito.” La donna sorrise e la baciò sulla guancia. "Siete una brava figlia, ma dovete prendervi cura di voi. Altrimenti nessuno noterà la vostra bellezza.”

      Ciò detto la donna si voltò e uscì dal salone.

      "Lady Adeline - disse Sally, la cameriera - va bene se lo appendo così?” La ragazza si voltò verso Sally e studiò come stava appendendo l'agrifoglio lungo il muro.

      "Sì, - rispose - ma raddrizzatelo leggermente. Non è perfetto.” La cameriera obbedì e lo raddrizzò perfettamente.

      "Così va bene?" chiese.

      "Sì, ora va bene.” confermò Adeline.

      "Ne siete sicura?” esclamò una voce maschile, morbida e odorosa di miele caldo e whisky. Adeline si voltò e, quando incrociò lo sguardo dell’uomo, deglutì a fatica. Era il maschio più bello su cui avesse mai posato gli occhi! I suoi capelli erano di un ricco castano brunito che sembrava baciato dal sole anche in pieno inverno, e i suoi occhi erano di un oro sbalorditivo, che la ipnotizzava.

      "Le mie scuse. - balbettò - Non pensate che vada bene, così?”

      "Oh, sta benissimo! - esclamò l’uomo, con un ampio sorriso - Sembra perfetto. Non saprei se sia di mio gusto, però. Comunque ho chiesto per sincerarmi che piaccia a voi. Vi stavate mordicchiando il labbro inferiore come una disperata. Ma in maniera davvero adorabile!”

      Adeline rimase in silenzio, ignorando le sue parole. In genere gli uomini non si fermavano a parlare con lei, e lei non sapeva come comportarsi con loro. Ad essere onesti, raramente frequentava i balli o interagiva con la società. Aveva avuto una stagione terribile e si era arresa. Non era adatta a socializzare e combinava sempre dei guai.

      "A me piace.” mormorò. In qualche modo era riuscita a non balbettare. Già questo era un vero miracolo, per lei. "Vi siete perso?" Che cosa stupida da dire! “Voglio dire… vi hanno già mostrato le vostre stanze?"

      "Vi state offrendo di accompagnarmi?" L’uomo la guardò malizioso. "Fingerò di essermi perso, a patto che voi mi aiutiate a cercare i miei alloggi.”

      Adeline aprì la bocca e la richiuse subito. Le aveva appena fatto una proposta? Arrossì, e le sue guance divennero rosse come i nastri che decoravano i rami dell'agrifoglio.

      "Ehm ..." Non riusciva a trovare le parole. Il suo cervello era completamente vuoto. "Signore ..."

      "Devon - la interruppe lui - Per favore, chiamatemi Devon. Credo che diventeremo presto grandi amici, quindi evitiamo le formalità.”

      Era un lascivo... Ci avrebbe scommesso tutta la sua eredità. Si sarebbe approfittato di lei, se glielo avesse permesso! Ma era così sconveniente, che lui le avesse fatto quella proposta?

      "Io sono Addie. Potrei anche chiamarvi per nome, ma dubito che diventeremo mai…quel tipo di amici." rispose.

      "Vedremo. - ammiccò lui - Vedremo, dolce Addie" Si girò sui tacchi e si allontanò.

      Adeline sbatté le palpebre più volte pensando di essersi sognata tutto.. Devon era dichiaratamente troppo donnaiolo e troppo bello per lei…ma temette che lui avesse ragione.

      Quell’uomo avrebbe conquistato il suo cuore e prima o poi lo avrebbe spezzato. Eppure, per la prima volta nella sua vita, Adeline si sentì entusiasta di perdere la testa per qualcuno. Bramava di innamorarsi, anche se quell’amore fosse durato un solo istante. Ci era andata vicino una sola volta, molto tempo fa, e poi tutto era svanito. Ma adesso si sentiva pronta per godere dell’amore. Non avrebbe sprecato le prossime due notti ...

      CAPITOLO SECONDO

      Devon fischiò mentre cercava la sala biliardo. Aveva programmato di farsi una partita con Merrifield, dopo che si fossero sistemati al castello. Il maniero era più grande di quanto Devon si aspettasse, e a quanto pare si era davvero perso. Ma era felice che fosse andata così, perché aveva potuto scoprire le deliziose decorazioni appese al soffitto della biblioteca…e un’avvenente cameriera. Era una bellezza mozzafiato che gli aveva agitato il sangue nelle vene. Forse quella permanenza al castello non sarebbe stata così male: avrebbe potuto sedurre la procace Addie e attirarla nel suo letto, un rimedio molto efficace contro la noia.

      La ragazza era arrossita, quando lui le aveva fatto delle avances. E la cosa lo aveva eccitato molto: voleva dire che la bella cameriera non era una donna leggera, che concedeva i suoi favori a tutti. Quella caccia si prometteva molto invitante! Devon non aveva dubbi che alla fine sarebbe riuscita a conquistarla. Quella ragazza sarebbe stata una piacevole novità…e un ottimo diversivo alle sue notti fredde.

      Girò l’angolo e infine individuò la sala biliardo. Devon aprì la porta ed entrò. Merrifield era dall'altra parte della sala, impegnato in una conversazione