della donna deve mutare per forza delle circostanze inevitabilmente; solo resta a sapersi se ciò si potrà fare in breve o lentamente; ma dato l'impulso, non si potrà più ritornare indietro, come non si può impedire ad un torrente di scendere la china dei monti e andare al suo destino.
È già molto che, se non si applaude al movimento in favore della donna, si accetta senza combatterlo, si sopporta senza deriderlo, come non si sarebbe fatto in altri tempi.
È certo però, che per ora la donna è ancora dipendente dall'uomo, il quale aggiunse alla sua forza fisica delle leggi che, mentre lo assolvono, abbandonano e condannano la sua compagna.
Soltanto fra certi popoli barbari, la donna è superiore all'uomo, oppure ciò accadeva in un tempo remoto quando era in vigore la potestà materna e la civiltà non avea dettato delle leggi ingiuste.
Se c'è un risveglio, non bisogna essere impazienti; non è facendo congressi, rivoluzioni, gridando o imprecando che si potrà modificare la sorte della donna, ma bensì aiutando le condizioni favorevoli al suo sviluppo morale e intellettuale.
Col lavoro intanto, la donna potrà emanciparsi economicamente dall'uomo e rendersi indipendente; e fatto il primo passo gli altri verranno da sè senza scosse o battaglie.
Finchè la donna si limiterà a chiacchierare e discutere, non farà molto cammino, ma se coll'opera mostrerà di saper far bene un lavoro finora riserbato all'uomo, tutti s'inchineranno al fatto compiuto e nessuno oserà dire che la donna non è adatta ad un genere di lavori in cui i fatti hanno provato il contrario.
È naturale che per ottenere anche qualche piccola concessione, c'è molto da lottare e molto cammino da fare.
Prima di tutto è difficile anche nelle stesse donne far entrare idee nuove e vincere la forza d'inerzia, per quella tema di ogni novità che ci fa adagiare tranquilli dicendo che si è sempre fatto così e così si può tirare innanzi. Poi c'è da vincere il pregiudizio che fino dal tempo di Demostene vuole che la donna sia destinata a fare figliuoli e custodire la casa, e che volerla togliere alle faccende domestiche sia un voler andare contro natura; e questa asserzione che forse poteva aver qualche valore nei secoli passati si ripete tutti i giorni come se il mondo non avesse fatto nessun passo nella via del progresso e l'ufficio di massaia sia tale da poter occupare tutta la vita e la operosità della donna.
Se invece di ripetere le frasi fatte si volesse un po' ragionare, si vedrebbe che la donna, esclusivamente massaia, ha fatto il suo tempo, come i menestrelli del medio evo e le parrucche, le portantine e i guardinfanti del settecento.
Una volta l'intera giornata non poteva bastare a tutte le faccende domestiche.
La massaia, oltre a spezzare la legna per accendere il fuoco (e prima dell'invenzione dei fiammiferi ci voleva parecchio tempo) doveva preparare il pranzo, attingere l'acqua fuori di casa, filare, tessere, cucire, far calze, fare il bucato, il pane e tante altre cose che l'industria ora ci fornisce a prezzi minimi, sicchè col progresso il lavoro della massaia è andato sempre diminuendo; ed ora le macchine da cucire che permettono di fare in poche ore il lavoro pel quale una volta occorrevano intere settimane, hanno dato l'ultimo colpo ai lavori d'ago che rendevano tanto orgogliose le nostre nonne e le tenevano occupate gran parte della giornata. S'aggiunga che nelle città coll'uso dei fornelli a gas, di acquedotti che portano l'acqua anche nei piani più alti e con tante altre facilitazioni, il governo della casa si riduce ad un semiozio, perchè il porre in assetto qualche stanza modesta e preparare un pasto frugale, come avviene nelle famiglie che non possono permettersi il lusso di pagare dei domestici, non potrà occupare che un paio d'ore; ed ancora mentre bolle la pentola, la massaia potrà dar qualche punto ai vestiti del marito o alla biancheria della casa. E tutte le altre ore come potrà impiegarle? Ad annoiarsi a girare per la città o a mirare le nuvole che passano? È forse un delitto se procura occupandosi utilmente di guadagnare qualche soldo onde aumentare il benessere della famiglia?
Nemmeno i bimbi ora dànno molto pensiero, per chi non può affidarli a nutrici o a bambinaie: ci sono gli ospizii per i lattanti e asili per l'infanzia, poi le scuole e così via di seguito, tanto è vero che nelle classi popolari l'emancipazione della donna si può dire un fatto compiuto, e più di due milioni sono le donne occupate in Italia nelle officine. In principio per esservi ammesse hanno dovuto lottare coll'opposizione fatta loro dagli uomini che ne temevano la concorrenza, ma le occupazioni domestiche diminuite e il bisogno di procurarsi un certo benessere, l'insistenza e l'attitudine mostrata a certi lavori e più di tutto l'adesione degl'industriali, che pagandole meno avevano maggiori profitti, hanno dato loro la vittoria, e c'è soltanto da lamentare che lavorino troppo e si sottomettano a lavori faticosi che vanno a scapito della loro salute e di quella delle generazioni future.
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Dove la donna trova maggiori ostacoli e maggiore opposizione è nei lavori d'indole elevata, nelle lettere, nelle scienze, nelle arti. Poche sono quelle che si dànno agli studii superiori, che frequentano le Università; e quelle poche non sono ben accolte nè dai professori nè dai compagni, per quanto studiose e diligenti; se riescono ad ottenere una laurea non possono servirsene perchè trovano mille ostacoli e mille pregiudizî che sorgono a sbarrar loro il cammino e dopo aver tanto sudato e affaticato sui libri non riescono a trar alcun profitto dalle loro fatiche, non si contentano di occupazioni materiali e rimangono avvilite e scoraggiate; ma è destino, ogni innovazione deve avere le sue vittime ed esse sono come gli avamposti in una battaglia destinate ad essere sacrificate al trionfo d'un'idea e preparare la strada per le generazioni future.
Si è sempre tentato di distogliere la donna dal dedicarsi agli studî severi, asserendo che non avrebbe mai potuto uguagliare l'uomo nel campo dell'intelligenza, perchè gli antropologhi e i filosofi avevano trovato che il suo cervello pesava meno di quello dell'uomo e da ciò arguivano la sua inferiorità.
Con gli studî più recenti si trovarono false quelle teorie, perchè paragonandolo agli altri organi si vede subito che la massa del cervello è proporzionata al volume del corpo, e se c'è una differenza è favorevole alla donna; poi non è detto che l'intelligenza consista nel peso del cervello, mentre molte volte il cervello d'un imbecille pesa assai più di quello d'un uomo di genio, e se non si badasse che alle sue proporzioni, un bue dovrebbe essere più intelligente d'un cane o d'una formica.
Si trovò sbagliato tutto quello che riguardo al cervello e all'intelligenza si credeva vent'anni fa ed ora si sa di certo che il cervello della donna è più pesante di quello dell'uomo, che la sua struttura istiologica è la stessa; se vi è una leggera differenza è nell'irrigazione del sangue che è più abbondante in quello della donna, ma supplisce al sangue più povero che possiede.
Del resto nessuno sa ancora il vero punto dove ha sede l'intelligenza, dove si forma il pensiero; e perchè poi dovrebbe essere l'uomo diverso da tutti gli altri animali, che vediamo vivere indipendenti senza riguardo al sesso e ognuno, maschio o femmina, soddisfare ai propri bisogni e procacciarsi il nutrimento allo stesso modo?
Se, eccetto che nel periodo della maternità, la leonessa è uguale al leone, il gatto alla gatta, il cavallo alla cavalla, perchè la donna dovrebbe essere diversa dall'uomo?
Se esiste differenza è nell'educazione e nell'ambiente in cui è vissuta finora. Ristretta fra la cerchia delle occupazioni domestiche, non ha potuto sviluppare la sua intelligenza e la sua operosità; in modo che in lei si sono affievolite quelle qualità che coll'esercizio si sono fatte nell'uomo più forti e gagliarde.
Quante intelligenze saranno rimaste assopite, chiuse fra le pareti della casa, occupate di meschine e incessanti cure domestiche? Quanti germi si saranno spenti perchè privi di quel raggio che valesse a scuoterli e a ravvivarli?
Due piante della stessa specie, seminate e coltivate in condizioni diverse, non vegetano allo stesso modo, e due individui anche appartenenti alla stessa famiglia, l'uno posto in un ambiente intellettuale e raffinato e l'altro lasciato crescere in mezzo ai campi, senza istruzione, come un'erba incolta, dopo pochi anni non sembreranno più appartenenti alla stessa famiglia: tanto l'educazione e l'ambiente hanno influenza sulle qualità fisiche, morali e intellettuali dell'individuo.
Da tutto questo si vede possibile che col progresso dei tempi la donna possa anch'essa sviluppare la propria