Dawn Brower

Attenti Alle Timide Bamboline


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ma aveva passato più di una notte fantasticando su di lui. Era bello come un dio e tenebroso come il peccato…

      “Salve, Lord Carrolton. Mi chiedevo appunto la stessa cosa. Che ci fate voi, qui?”

      Ezra fissò la bella donna di fronte a lui. Sembrava conoscerlo, ma lui non ricordava di averla mai vista. E nessuno li aveva mai presentati. Che imperdonabile errore da parte sua! Come aveva fatto a non notare una bellezza simile?

      "Comunque, mi sono nascosta qui dietro per discrezione - sbuffò Teddy - Non avevo intenzione di disturbare il vostro tête-à-tête con Lady Windley.”

      "Ma davvero?” sorrise l’uomo, scoccandole un sorriso ammaliante. Diamine, come faceva a essere così sexy? Lui si chinò su di lei e le sussurrò: “Quindi, stavate spiando. Confessate: speravate di assistere a qualcosa di…compromettente…”

      "Ma cosa dite?” si ribellò Teddy. Poi alzò lo sguardo su di lui…e tutte le sue difese crollarono. “Non avrei mai…” farfugliò.

      "Sì, invece, e lo sapete. State mentendo. Siete arrossita, avete il respiro affannoso e non avete il coraggio di guardarmi negli occhi. Confessate, milady: stavate spiando.” esclamò lui, sornione. E la fissò dritto in faccia.

      Lei si strinse nelle spalle. “Mi sono trovata a passare…e vi ho visti. Mi sono nascosta per educazione. In realtà avevo solo voglia di fuggire dal salone.”

      Lui spalancò gli occhi, deliziosamente sorpreso. “Ma davvero? E come mai? C’era qualcosa che vi turbava, là dentro?”

      "Sì, tutto quanto! - esclamò Teddy, con stizza - Odio queste feste, e non amo ballare! Per me è solo una tortura e non vedo l’ora di tornare a casa!”

      Era così accorata, mentre pronunciava queste frasi, che lui ne rimase colpito. "Credevo che a tutte le signorine piacesse ballare.” esclamò.

      "Vi assicuro che non tutte le donne sono …delle stupide oche!” Si allontanò da lui e corse vero il corridoio. Arrivata a metà si voltò, e lo trovò ancora impalato, là dove lo aveva lasciato.

      “Che fate? Siete in attesa di Lady Windley?" gli disse, scherzosamente.

      "E voi…ancora in attesa di qualche scandalo? Siete sfortunata: non è certo con Lady Windley che mi leverei…qualche capriccetto.”

      Ma…che stava facendo? Stava scambiando frasi allusive, in un luogo appartato…con una fanciulla? Eszra cominciò a sentirsi a disagio. Per quanto quella ragazza fosse avvenente, non voleva ritrovarsi legato a lei, accusato di averla compromessa in qualche modo! Aborriva il matrimonio, e come marito sarebbe stato una frana, tuttavia...quella fanciulla gli piaceva davvero molto…

      "Non ho alcun dubbio che siate un Don Giovanni, signore. Ma vi ripeto: mi son trovata qui per caso.” rispose Teddy, che cominciava ad agitarsi. Sollevò il mento in aria di sfida: non voleva che lui si accorgesse della sua paura.

      Eszra era combattuto. Da un lato voleva fuggire ma dall’altro…non poteva lasciarla andare. Gli sarebbe piaciuto conquistarla e sedurla, anche se solo per divertimento. Fece qualche passo verso di lei, titubante. Poi, vedendo che lei non si muoveva, la raggiunse. Rimasero a fissarsi per un attimo, poi lui si chinò su di lei e le sussurrò:

      "Chissà perché, ma non vi credo".

      Lei scrollò le spalle con nonchalance. “Problemi vostri, signore.” esclamò, con fastidio. Provò ad allontanarsi, ma lui fece un passo verso di lei e la sbatté con le spalle contro il muro. In realtà non l’aveva nemmeno sfiorata, ma l’aveva certamente bloccata. Teddy si guardò intorno con ansia: come faceva a fuggire? Se solo ci avesse provato, avrebbe dovuto passare sopra di lui…

      Eszra alzò un braccio e posò la mano sul muro, bloccandola definitivamente: ecco, adesso era in trappola!

      "Allora, siete disposta a dirmi la verità, questa volta?” le sussurrò.

      Lei scosse la testa. Lui la scrutò negli occhi e vi trovò dentro una luce diversa. Anche se si sforzava di mostrarsi imperturbabile, quella fanciulla aveva…decisamente paura! Ciò lo innervosì e annientò la sua eccitazione. Si scostò da lei e fece un passo indietro, lasciandola libera. Non voleva turbarla. Non l’avrebbe mai conquistata, incutendole paura. Poteva certamente rubarle un bacio, ma nulla di più; e non era questo, che voleva. Eszra non era tipo da forzare le donne a concedersi.

      “Lasciatemi andare!” la sentì farfugliare con tono soffocato, e ciò confermò i suoi sospetti: aveva paura di lui.

      "Perdonate, milady. - sussurrò, tirandosi indietro, in modo da lasciarle un varco abbastanza grande dove lei potesse passare - Non era mia intenzione spaventarvi.”

      "Non mi avete spaventata…” esclamò Teddy, con voce soffocata. Poi gli lanciò un ultimo sguardo e sgusciò via nel corridoio, scomparendo presto alla sua vista.

      Ezra aggrottò la fronte e la seguì con gli occhi, finché lei non girò l’angolo del corridoio. Non era decoroso, e avrebbe destato sospetti rientrare insieme in salone, quindi attese un tempo ragionevole, prima di seguirla. Voleva saperne di più, su quella fanciulla. Avrebbe trovato l’occasione giusta per conoscerla meglio.

      Ma quando entrò in salone, si accorse che lei era scomparsa. Dov’era finita? O meglio: dove si era nascosta, questa volta? In giardino? O magari dietro qualche altro vaso di piante? Ma poteva semplicemente essersi mimetizzata tra la folla. Il salone era gremito, e trovarla lì dentro sarebbe stata un’impresa. Entrò nella sala con nonchalance, continuando a cercarla con discrezione. Era diversa da una normale debuttante: quelle non facevano che mettersi in mostra, sperando di accalappiare l’attenzione di qualche possibile pretendente. Ma da quel che aveva capito quella ragazza non era come le altre, quindi sarebbe stato difficile localizzarla.

      Guardò meglio negli angoli più appartati e oscuri della sala fino a quando, finalmente, la vide.

      Non era nascosta da una pianta, ma quasi: questa volta aveva scelto un enorme pilastro con sopra un gigantesco busto di uno dei Conti di Windley. Fece per raggiungerla, quando fu bloccato a metà strada da Lady Evelyn Andrews, la figlia di Lady Windley.

      "Visconte, che fortuna! - esclamò la ragazza, in brodo di giuggiole - Speravo proprio d’incontrarvi!” Gli sventolò davanti al naso il suo carnet. “Mi chiedevo se vi facesse piacere farmi da cavaliere per il prossimo ballo.”

      Eszra si accigliò. Di solito non ballava, e quella piccola civetta lo sapeva. Come sapeva che era lì solo per colpa di Amelia. Ma, con quelle poche frasi, lo aveva incastrato. Provò a inventarsi una scusa che non offendesse la figlia della sua ospite.

      “Sono dolente, ma temo che non sia possibile. Ho già promesso questo ballo a un’altra persona…solo che non la vedo…” Alzò la testa, per scrutarsi fintamente intorno. “Magari, un’altra volta, che ne dite?”

      Ma la ragazza non aveva intenzione di mollare. Anzi, aprì la bocca con sorpresa e disgusto, e strillò come un’oca:

      “Un’altra persona? E chi sarebbe, di grazia?”

      Era così maleducata che per un attimo Eszra pensò di stuzzicarla, solo per metterla in ridicolo, più di quanto non stesse facendo da sola. Alla fine cambiò idea: non gli sembrava il caso, e non voleva farsi stupidamente dei nemici. Invece, le indicò con discrezione la fanciulla che aveva adocchiato, e che ora si nascondeva dietro il pilatro di marmo.

      “Quella signorina laggiù.” Eszra sperò caldamente che l’oca non gli chiedesse il nome della prescelta…scoprendo così gli altarini.

      La ragazza guardò nella direzione del suo dito. Sulla sua faccia si disegnò una smorfia di disapprovazione e di rabbia.

      “Lady Theodora? Perché? È un pollo freddo e scipito. Nessuno balla mai con lei."

      Eszra si sentì disgustato da quelle parole. “Ah, davvero? Nessuno di questi gentiluomini ha mai saputo apprezzare la sua bellezza e la