Shanae Johnson

Una Mano Sul Cuore


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placava lo spirito.

      "Aspetta, Fran," lo chiamò Reed.

      Reed uscì dalla sala mensa dell'edificio principale, dove consumavano i pasti insieme, anche se ogni villetta aveva la propria cucina. Sventolava un telefono nella mano sana. La manica della camicia era arrotolata e appuntata alla spalla, nel punto in cui l'avambraccio era scomparso, lasciato indietro durante un'esplosione in Afghanistan.

      "Guarda qui." Reed spinse il telefono sotto il naso di Fran. "Cinquanta risposte, finora."

      Sullo schermo apparve un carosello di immagini femminili. Il dottor Patel aveva parlato di quell'app. Era stata creata da un parente dello psicologo, il quale aveva collaborato a definire l'algoritmo della compatibilità.

      "Ci sono così tante donne che ti vogliono incontrare?" chiese Fran.

      "Non solo incontrarmi. Mi vogliono sposare. E credevamo che sarebbe stato difficile." Reed racchiuse il cellulare nel palmo, scorrendo a sinistra e a destra con il pollice. Niente poteva rallentare quell'uomo e nemmeno buttarlo giù, tanto meno un arto mancante.

      "Sposarti? Delle perfette estranee ti vogliono sposare? Sanno di...hai capito?"

      Reed cliccò sull'immagine del suo profilo. Lo mostrava chiaramente: era in uniforme, senza un braccio. "L'unica cosa che una donna ama più di un uomo in uniforme? Un'anima ferita da poter curare."

      Fran sospirò. Non perché Reed si stesse comportando da stupido. Fran sapeva che, da inguaribile ottimista che era, Reed si aspettava di trovare il vero amore dopo quella disavventura.

      "Questa app valuta la compatibilità al novantanove per cento. Se non riesco a trovare la mia compagna qui, allora vuol dire che non esiste. Ho ristretto la ricerca a queste cinque donne; questa ha una compatibilità del novantotto per cento."

      Reed mostrò la foto di una bella donna. Era in posa, come se fosse una modella. Era bionda con occhi verde chiaro, ma era un po' troppo truccata per i gusti di Fran.

      "È praticamente perfetta," disse Reed. "L'ho invitata ad andare a bere qualcosa questo weekend, ma sarà fuori città fino alla fine del mese."

      Fran non sapeva bene cosa dire. Non era sicuro che Reed fosse fuori dal suo elenco di soldati da sorvegliare, o se invece doveva tenere d'occhio quel ragazzo, per assicurarsi che il suo futuro fosse davvero delineato. Fran era determinato a fare in modo che tutti gli uomini fossero sistemati e che potessero rimanere al ranch, dopo che lui se ne fosse andato. Forse quel matrimonio combinato poteva riuscire, soprattutto se tutti sapevano in anticipo a cosa stavano andando incontro.

      Reed continuò a parlare, illustrando a Fran tutti gli altri attributi della donna. Tuttavia, l'attenzione di Fran era da tutt'altra parte. Sean Jeffries stava scendendo dalle scale dell'ambulatorio medico. Si trattava di un fienile convertito a quell'uso per il dottor Patel, le infermiere e il resto del personale che si occupava degli uomini e degli animali per la pet terapy. Sean teneva la porta aperta, assicurandosi di girare la testa in modo che solo il suo lato buono si presentasse a quelli che uscivano.

      Ruhi Patel, la figlia del dottore, uscì dalla porta. Ruhi era un'infermiera e veniva spesso ad aiutare suo padre con i soldati che vivevano al ranch o che venivano in vista per le cure.

      Ruhi e il padre chiacchieravano, scendendo dalle scale. Sean abbassò lo sguardo a terra, ma Fran lo vide gettare occhiate furtive all'infermiera.

      Fran sospirò. Era da molto che sospettava che Sean avesse una cotta per Ruhi. In tal caso, quell'uomo non avrebbe acconsentito a cercare una sposa su un'app di appuntamenti. Ciò significava che anche Sean avrebbe lasciato il ranch.

      Il dottor Patel alzò lo guardo, vide gli altri uomini e li salutò.

      "Vedo che stai usando la app," disse a Reed.

      "La prossima settimana ho un appuntamento con compatibilità del settantadue per cento," rispose Reed, sollevando il telefono per mostrare una brunetta. Sembrava aver dimenticato la modella del novantotto per cento.

      "Credo che quello che vi stanno costringendo a fare sia criminale," disse Ruhi. "Costringervi a sposarvi per conservare casa vostra."

      "Pensavo che tu credessi nei matrimoni combinati," disse Reed.

      "Questo è un matrimonio forzato. È illegale."

      "Nessuno ci sta costringendo," disse Reed. "Non dobbiamo farlo per forza, se non vogliamo. Possiamo vivere in qualche altro posto e venire qui per la cura."

      Sean distolse lo sguardo. Fran sapeva che quell'uomo non aveva un altro posto dove andare, il che significava che la sua era una situazione senza via d'uscita. Neppure Fran avrebbe voluto andare via. Amava svegliarsi al ranch, ma non aveva altra scelta: il suo cuore non gli permetteva di restare.

      "Mio padre cerca di farmi fidanzare da quando sono adolescente," disse Ruhi. "Non mi interessano i matrimoni combinati. Non credo neppure di volermi sposare: non ce n'è bisogno, di questi tempi e a questa età."

      Il modo in cui la gola di Sean si muoveva rivelò a Fran che non solo a quel ragazzo piaceva Ruhi, ma che ne era probabilmente innamorato cotto. Sarebbe stato un bel problema.

      "Cosa mi dici di te, Francisco?" chiese il dottor Patel. "Sei alla ricerca di una moglie?"

      "Non posso dar via il mio cuore; è rotto."

      Lo aveva detto con un sorriso, sperando di suscitare una risata. Nessuno lo fece. Erano tutti al corrente delle sue condizioni.

      "Sarà un cliché, ma dicono che l'amore guarisca le ferite," disse lo psicologo.

      Fran avrebbe voluto dire che l'amore non poteva spostare il metallo, ma si trattenne e annuì.

      "Se non sei pronto per l'amore, forse potresti dedicare del tempo a ispirare la prossima generazione. Domani è la Giornata della Gioventù in chiesa. Ho la sensazione che il tuo punto di vista, specialmente la tua fiducia in una buona istruzione, potrebbe illuminare qualche giovane anima."

      Capitolo Quattro

      Eva e Carlos salirono le scale fino al loro appartamento. Era una camminata di tre piani. Al piano terra, una delle vicine aveva coperto con della carta stagnola i buchi nelle zanzariere. C'erano più chiazze di sporcizia che erba, in quello che poteva a malapena essere considerato un cortile.

      La pesante porta-vetro di sicurezza richiedeva una chiave per entrare. Tuttavia, come sempre, era stata lasciata aperta, in modo che chiunque potesse avere accesso all'edificio. Eva non si preoccupò di spostare la scatola che puntellava la porta. Sapeva che qualcun altro avrebbe infilato qualcosa nella soglia, non appena la porta si fosse chiusa.

      Salì le scale con suo fratello al seguito. Gli scarafaggi si allontanarono al loro passaggio. In un angolo, un roditore alzò gli occhi a guardarli, come se fosse irritato perché i loro passi avevano disturbato la sua tranquillità.

      Raggiunsero la porta di casa ed Eva tirò fuori un mazzo di chiavi. Armeggiò per aprire la triplice serratura, prima che la porta cedesse, ma solo un po'. C'era il catenaccio.

      "Rosalee," gridò Eva attraverso la catena.

      Ci fu un fruscio all'interno, poi il rumore di piedi nei calzini sul pavimento di legno consunto. Senza calze, le schegge erano un bel problema.

      Un paio di occhi marroni apparvero nella fessura della porta. Poi l'anta si chiuse. Ci fu il fruscio di una catena e la porta si aprì, ma solo quanto bastava per far entrare i due corpi. Poi la porta sbatté e tutte le serrature tornarono al loro posto con uno sferragliare.

      "Hai passato una bella giornata a scuola, Rosalee?"

      Lei fece spallucce. Aveva la pelle pallida. La ragazza era allampanata invece che paffuta, a causa dell'inattività. Eva sapeva che la sorella aveva bisogno di uscire più spesso, o non avrebbe sviluppato migliori capacità di socializzazione. Ma in casa era al sicuro, quindi non discuteva molto.

      "Ho preso A nel mio compito di scienze," disse Rosalee, "ma una B in quello di inglese. Lo sto ripassando adesso, per ripeterlo