Copertina di Marco Fogliani
Aggiornamento al: 20/11/2021
DIAVOLI E AUTOMOBILI
Quel giorno Dario, alla guida della sua utilitaria, era deciso ad andare a togliersi uno sfizio; o forse, almeno, una curiosità. Chissà se era vero quello che gli avevano detto: se era davvero possibile acquistare una Diablo praticamente nuova per qualche centinaio di euro. Bastava trovare fisicamente quel concessionario, scoperto su internet da qualche navigatore curioso e che il suo amico Giorgio, non meno curioso e incredulo di lui, era già riuscito a scovare. A quanto pare stava davvero a casa del diavolo, ma a sentire Giorgio era vero tutto, le Diablo c'erano, costavano poco e si potevano comprare. E Giorgio l'aveva comprata.
Eccola, finalmente: concessionaria Belzeheb, di Belzeheb Abdul. Dario parcheggiò e scese dalla sua utilitaria lanciandole un'ultima occhiata di commiserazione e di disprezzo. Se tutto va bene ti mollo oggi stesso, pensò prima di trasferire il suo sguardo alla elegante Diablo rossa ammiccante in vetrina. Entrò. Gli venne incontro un signore distinto: barbetta scura umida e ben curata, faccia da arabo, modi - così gli sembrava - un po' viscidi. Dario, benché impaziente, avrebbe voluto affrontare la cosa in maniera più graduale; ma vedendosi l'unico visitatore e sentendosi indirizzare un “Buongiorno”, sebbene non pressante, andò subito al dunque.
“Ho sentito che vendete la Diablo a un ottimo prezzo.”
“È esatto: ma non solo. Insieme all'automobile offriamo anche un prodotto finanziario collegato, una sorta di assicurazione personalizzata che le garantirà una rendita fissa periodica non trascurabile. Acquistandola diventerà parte di una organizzazione multilivello, ricevendo in seguito le commissioni da tutti gli acquirenti che faranno, direttamente o indirettamente, riferimento a lei. Come mi piace dire, chi compra da me sposa anche una nuova, rivoluzionaria strategia di business, che può cambiare la vita.”
Il signor Abdul parlava con voce calda e suadente, lentamente e scandendo bene le parole, in maniera quasi solenne, come se ragionasse in quel momento su ogni singola parola che pronunciava.
“Ho capito”, ribatté Dario. “La classica struttura di vendita a piramide. Ma se poi chi acquista non dichiara il suo referente, addio commissione”, disse Dario balenandogli in mente l'idea di fare uno scherzo al suo amico Giorgio.
“In tal caso addio anche a ventimila euro di sconto. Lei cosa dice: si ricorderebbe chi è il suo referente?”
“Sì, decisamente sì. Il mio referente si chiama Giorgio Vattalà.”
“Ah, Giorgio. Sì, me lo ricordo, è stato molto entusiasta dell'acquisto.”
“Però io”, continuò Dario, “mi sono sempre chiesto cosa c'è sotto questo tipo di organizzazioni. Qual è il trucco. Come si chiude il giro in modo che ci guadagnino tutti. Per esempio: a lei cosa ne viene? Ed è sicuro che non ci sia qualcosa a mio svantaggio che non mi abbia detto?”
“In quanto a me”, gli rispose il concessionario con una specie di sorriso appena abbozzato, “non si preoccupi, che ho il mio tornaconto. Il ritorno di immagine, la soddisfazione del cliente, il passaparola: è tutta pubblicità che, fatta tramite giornali e televisione, non ha idea di quanto costerebbe. E se ci pensa bene è di per sé un fattore positivo anche il solo allargamento dell'organizzazione, come un aumento di capitale o un azionariato popolare per una società per azioni. In quanto a lei ci stavo arrivando, non le avrei nascosto niente: il prezzo da pagare non è solo monetario, quei mille euro che sono una bazzecola per una macchina del genere. Deve rinunciare a qualcosa di molto, molto importante, qualcosa a cui tiene di più di qualunque altra cosa.”
“Cioè?”, si intromise Dario, incuriosito.
“Il contratto che io propongo è personalizzato, ritagliato su misura per ciascun cliente: se ha tempo, e se le interessa, possiamo sederci e approfondire la cosa con più tranquillità.”
Dario acconsentì, e i due si accomodarono alla scrivania del signor Abdul. La conversazione che seguì tra loro sembrò a Dario una via di mezzo tra una intervista di marketing, un colloquio di lavoro ed una confessione. Gli venne chiesto non solo cosa faceva nella vita, ma anche le sue abitudini, i passatempi e ciò che preferiva fare. Dario fu più volte tentato di mandarlo al diavolo, dicendogli che si facesse gli affari suoi, o di raccontargli una cosa per un'altra; ma lo trattennero il pensiero della Diablo a mille euro e la sensazione di trovarsi di fronte ad una persona molto preparata in psicologia. Ogni volta che non voleva rispondergli o voleva dirgli una bugia, infatti, il suo interlocutore sembrava leggergli nel pensiero e, guardando la Diablo, buttava lì quasi con noncuranza un “Bella macchina la Diablo, vero?”, che lo faceva desistere dai suoi propositi.
“Quale è la cosa che preferisci in assoluto?”, gli fu chiesto.
“Il calcio, direi.”
“Ti piace giocarci, o solo guardarlo? (Bella la Diablo, vero?)”
“A giocare sono negato. Sono un gran tifoso della Magica squadra della mia città.”
“Vai allo stadio?”
“Tutte le domeniche. Ho l'abbonamento.”
“Ecco, a questo dovrai rinunciarci.” Poi, dopo una pausa e quasi a prevenire un dubbio analogo da parte di Dario: “Naturalmente dovrai rinunciare anche a vedere le sue partite in televisione; ma tanto di qui a uno o due anni ci dovranno rinunciare tutti, perché la tua squadra si sta avvicinando a grandi passi verso la bancarotta ed il fallimento.”
“E lei come fa a saperlo?”
“Oh, dammi pure del tu. È solo una mia opinione; ma lo vociferano anche alcuni giornali finanziari.” E a tal proposito gli mostrò il titolo di un articolo di una rivista che, guarda caso, aveva proprio lì nel cassetto della scrivania. “Comunque, in cambio della Diablo mi dovrai dare anche il tuo abbonamento allo stadio.”
“Allora temo che dovrò tornare un'altra volta, perché non ce l'ho con me.”
“Sei sicuro? Non è che per caso…”
“No, no. Lo lascio sempre a casa quando non mi serve.” E così facendo fece l'atto di rivoltare le tasche del suo giacchetto, una alla volta, vuotandone il contenuto sulla scrivania.
“Non è per caso quello?” Un tesserino giallo e verde, insieme ad un fazzolettino di carta, era scivolato per terra.
“Oh, che strano. Ero proprio sicuro…” Dario risistemò le sue tasche e il loro contenuto, lasciando l'abbonamento sulla scrivania.
“E sul lato degli affetti che mi dici? Sei sposato, fidanzato … o che?”
“Divorziato.”
“Così giovane?”, disse Abdul con una certa sorpresa, e forse anche con un po' di ammirazione.
“E hai avuto figli?”
“No.”
“E adesso stai con un'altra?”
“Sì, ma niente di particolarmente serio.”
“E la mamma, la famiglia? Quanto sono importanti per te?”
“Abito ancora coi miei genitori, non lo nego. E questo ha i suoi inconvenienti, ma anche i suoi vantaggi.”
“Bene, Dario. Penso che per me sarà un piacere fare affari con te: e ti confesso che se le circostanze lo consentiranno sarei lieto in futuro di instaurare con te, perché no, magari una collaborazione più stretta, di tipo lavorativo e professionale. Comunque per adesso è tutto. Mi serve solo un tuo documento per i dati anagrafici, e almeno una mezz'oretta di tempo per la stesura del contratto personalizzato. Nel frattempo puoi farti un bel giro di prova per vedere se la macchina è di tuo gradimento, cosa di cui non dubito. Eccoti le chiavi, Dario, e divertiti.”
Dario gli consegnò la carta di identità mentre riceveva le chiavi. “Ma… come facevi a sapere che mi chiamo Dario?“
Abdul gli mostrò di nuovo l'abbonamento. “Sono uno a cui non sfugge quasi nulla, caro mio.”
Quella macchina era una