domenico marfè

Il libro della pesca in mare


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da qualche tempo tendono a riportare tra le caratteristiche i diametri reali ma c’è ancora qualche azienda che spera di suscitare meraviglia riportando diametri inferiori ai reali e carichi da record per cui magari leggeremo che un filo da 0.20 ha un carico di rottura di 5,8 chili, alla misurazione al micrometro quel 20 si rivelerà magari un 23 e quei quasi 6 chili saranno tutti da testare.

      Per i multifibra siamo nel campo di lenze spesso risultanti dall’intreccio di decine o centinaia di microscopiche filamenti; alcuni hanno sezione più o meno circolari, altri più appiattite; qui la questione dei diametri è abbastanza opinabile in quanto, non trattandosi di corpi rigidi anche la più attenta misurazione con uno strumento tradizionale porta ad uno schiacciamento. Alcuni di questi prodotti presentano una corteccia trattata e risultano un po’ più rigidi e maggiormente scorrevoli all’interno dei passanti di una canna.

      L’uso più adeguato è individuato nel caricamento dei mulinelli da bolentino medio e profondo, inoltre nel surf casting vengono utilizzati spezzoni di 8 – 10 metri per confezionare i parastrappi ed, in alcune particolari situazioni, anche per confezionare terminali (solo i tipi più rigidi ed in situazioni estreme). Per le lenze metalliche giusto un accenno al monel utilizzato sui mulinelli rotanti da traina (ne parleremo più approfonditamente trattando tale tecnica), ai cavetti ricoperti e termosaldanti utilizzati per confezionare terminali a tenuta di morso sia per pesci tipo barracuda, serra, gronghi, quindi anche nella pesca da terra.

      Stesso rimando alla tecnica dedicata per le lenze in dacron utili sempre all’imbobinamento di mulinelli.

      GLI AMI

      Se per le lenze si è passati dai bachi da seta essiccati e stirati, ai crine di cavallo fino al nylon, per gli ami possiamo ricordare una più lunga storia che passa da quelli confezionati in selce, poi in osso nella preistoria fino al arrivare, sempre con le stesse funzioni agli ami che attualmente utilizziamo.

      L’amo si compone essenzialmente di una punta, di una curva, di un gambo e di una paletta o di un occhiello ma in alcuni casi troveremo, per la trattenuta della lenza a cui è legato, solo delle leggere zigrinature sulla parte finale del gambo.

      Le punte portano nella maggior parte dei casi un ardiglione che serve a trattenere il pesce, ma ci sono anche ami senza ardiglione. Le punte possono essere rientranti, a becco d’aquila, diritte e leggermente estroflesse verso l’esterno.

      Particolari alcuni ami di origine haitiana che portano l’ardiglione invece che all’interno della punte posizionato esattamente all’esterno.

      La curvatura di un amo può essere più o meno stretta e più o meno rotondeggiante::::

      Il gambo si distingue per la lunghezza e li classifichiamo in a gambo lungo, medio e corto.

      Per l’innesco di esche lineari tipo i vermi, si prediligono quelli lunghi e medi; per esche meno allungate o per l’innesco del vivo si prediligono ami a gambo corto.

      Le misure degli ami sono inversamente proporzionali alla grandezza per cui un amo del 22 sarà piccolissimo mentre un amo del n. 1 sarà grosso.

      Dopo il numero 1 prosegue la numerazione preceduta da uno 0 per cui avremo ami 0/1, 0/3 e così di seguito fino ad ami misura 0/10 ed oltre dedicati alla cattura diversi mostri marini come ad esempio grandi squali. Ma non createvi preconcetti perché ad esempio un amo del 5/0, che è bello grosso, è utilizzato tranquillamente nel rock fishing per pesci medi come dentici o lecce e sullo stesso 5/0 può tranquillamente abboccare, se adeguatamente innescato, anche una spigola di soli 2 chili e forse meno.

      I SISTEMI DI ATTACCO

      Non parliamo chiaramente di schemi calcistici bensì di una serie di accessori utili alle giunzioni.

      Elemento fondamentale è la girella; questa si compone di un barilotto centrale in cui sono inseriti due occhielli che hanno la capacità di ruotare su se stessi e di scaricare le torsioni.

      La girella più elementare è in ottone mentre quelle di maggior pregio sono in acciaio fino ad arrivare alla girella Sampo e tutte quelle che ne ricalcano le caratteristiche che nel barilotto centrale hanno un sistema a cuscinetti a sfera.

      Le misure delle girelle variano da misure piccolissime tipo le n. 22 fino a salire di numerazione e di dimensione. La grandezza della girella deve sempre essere proporzionale alla trazione a cui è sottoposta affinché possa svolgere il ruolo a cui è deputata. Ad esempio nel surf casting una girella a cui è attaccato un terminale dello 0.25 quindi tarato su di uno sforzo di circa 7 chili ovvero 15 libbre, dovrà essere di dimensioni contenute e già una numero 12, di quelle in acciaio, è ampiamente sufficiente allo scopo.

      Alla girella può essere abbinato un moschettone che altro non è che un congegno con apertura a pressione in cui viene inserito un piombo, un terminale o quant’altro deve essere sostenuto. E’ consigliabile che il materiale di costruzione del moschettone sia lo stesso della girella.

      Altri sistemi di aggancio sono i moschettoni Mc Mahon di origine anglosassone e una serie di aggeggi di produzione semiartigianale come i Fast C, i Multi Link, gli Spin Link, Gli Oval Split ed altri.

      Il guadino, volgarmente coppo, serve per l’appunto a guadinare il pesce. Esso consta di un coppo a struttura metallica o in bambù cui è agganciata una rete – la tendenza sta portando all’uso di reti in nylon -, poi con un sistema di fissaggio a vite, a pressione o altro esso è collegato ad un manico che sarà corto e rigidissimo per la pesca dalla barca, fino a guadini anche di 8 metri telescopici per la pesca con canna bolognese. I guadini più pregiati hanno il manico in carbonio che unisce alla leggerezza del materiale una buona rigidità: lo svantaggio è il prezzo decisamente elevato pari a quello di canne in carbonio di qualità non eccelsa. In alcuni casi, da spiaggia e da barca, viene utilizzato il raffio che altro non è che un manico più o meno lungo, corto per il surf casting, recante alla fine un grosso uncino con cui agganciare il pesce.

      Un’ ultima annotazione riguarda l’abbigliamento. In estate basta poco per essere perfettamente attrezzati ; una leggera felpa, un giubbetto antivento, pantaloni magari antiumido, leggeri stivali o scarpette e siamo a posto.

      Il problema si presenta in inverno quando spesso dobbiamo combattere con vento e pioggia oltre che con il freddo,. I capi migliori sono quelli in Goretex o materiali simili tipo l’Entrant, ai piedi dopo sci o stivali seri e calze anticondensa magari in pile. La spesa per l’abbigliamento invernale non deve essere improntata al risparmio in quanto solo capi tecnici di altissima qualità garantiranno il nostro benessere ed una durata che giustificherà ampiamente la spesa.

      Attenzione ai completi antipioggia di scarsa qualità, questi se pure ci riparano dagli scrosci d’acqua sono in grado di produrre una condensa interna forse più dannosa della stessa pioggia.

      L’abbigliamento intermedio è bene che sia in Pile, materiale sintetico che garantisce a sua volta un’ottima tenuta all’umido e che mantiene una temperatura corporea quasi costante.

      Insomma in inverno prima che farci brillare gli occhi per la nuova canna o il nuovo mulinello, guardiamoci bene intorno per spese mirate che non rendano la pesca fonte di malanni.

      Capitolo 5- I MULINELLI Se per gli ami esiste un’ evoluzione documentata circa l’evoluzione degli stessi, nel campo delle canne c’è stata una trasformazione molto più lenta con un lunghissimo periodo in cui la canna palustre opportunamente lavorata ed il più pregiato bambou l’ hanno fatta da padroni.

      Una lavorazione più pregiata prevedeva l’assemblaggio di lamelle di bambù di forma esagonali.

      In alcuni posti dove l’evoluzione è stata più lenta, vedi Portogallo, è possibile trovare ancora canne per varie specialità in tronchino esagonale.

      Veniamo al più semplice degli attrezzi “la canna fissa”.

      Semplicità d’uso non corrisponde a semplicità di pesca. I virtuosi della canna da riva utilizzano ancora questo attrezzo non potendo contare sull’aiuto che la frizione di un buon mulinello offre in caso di prede di peso.

      Tralasciando le canne in bambù che certamente hanno accompagnato