d'andarmene… vorrei almeno giustificarmi con la sua signora.
Oh, alle corte: lascia che io te lo dica francamente: questa tua risoluzione è odiosa!
Non ho il coraggio di vederlo così ammalato, Manlio, non ho il coraggio di stare lì a guardarlo e ad ascoltarlo pensando che tra breve egli dovrà sparire.
Ma questa è una sensibilità che confina con la debolezza.
(in uno scatto involontario, ma sommessamente) No, no, Manlio! Non è debolezza! Non è debolezza! È coscienza.
(sorpreso) È coscienza!?
E il più grave è che, mentre sento che non potrei arrischiare di trovarmi alla sua presenza perchè non ci resisterei, io sono qui inchiodato animo e corpo, sono qui come per un bisogno invincibile di aspettarlo, di parlargli, di gittarmi in ginocchio dinanzi a lui.
(anche più vivamente sorpreso) E per quale motivo?
… Non lo so…
Non lo sai!
(Breve pausa.)
(quasi aggrappandosi a lui con le mani nervose) Manlio!..
(spaventato) Luciano?
(abbassando di più la voce fremente) Tu mi hai sempre creduto un uomo buono?
Il più buono degli uomini.
E se invece io fossi un infame?
Non dire delle sciocchezze! E, del resto, non ci può essere alcuna relazione fra queste tue parole pazze e il fatto di cui ci stiamo occupando.
(parlandogli sul viso, col fiato cocente, con gli occhi iniettati di sangue) Vuoi sapere la relazione che c'è? Vuoi inorridire? Vuoi disprezzarmi come mi disprezzo io?
Ma non ti eccitare così. Ricordati dove siamo!
(continuando freneticamente, con voce soffocata) Quando la signora Giulia ha annunziata la malattia mortale di suo marito, nel mio turbamento c'era un moto istintivo di egoismo nefando!
Che cosa bestemmii?!
In quell'istante, io sono stato invaso dalla cupidità d'una passione insensata contro cui da tanto tempo combatto!
(sgranando gli occhi) Una passione che tu nutri per lei?!..
Sì, per lei, per lei, e m'è parso che la morte di quell'uomo mi avrebbe forse permesso…
(interrompendolo e mettendogli sulla bocca il pugno stretto in una contorsione di raccapriccio) No! Non ti voglio ascoltare!.. (Poi, come preso da un timor panico) E questa signora…?
(con l'urgenza di rassicurarlo) Nulla! Nulla! Non una parola, non uno sguardo d'incoraggiamento.
Ma dunque tu hai smarrito perfino il senso della logica!
E tu vorresti trovare la logica in ciò che è un mistero anche per me? Avevo passati i miei anni di adolescente fra i dibattiti del mio spirito solitario senza nemmeno pensare all'esistenza delle donne… Quando conobbi lei, provai quello che proverebbe un cieco nato vedendo per la prima volta la luce… E da allora vivo come un ossessionato. Io non so dirti che questo.
E adesso… volevi giustificarti con lei… affinchè ella t'indovinasse?!..
(covrendosi il volto con le mani) Infame sino a questo punto poi no! Io non avrei avuto l'impulso di rivelarti tutto se in me non fosse sopravvenuto sùbito il ribrezzo di me stesso.
Per ora, tu mi seguirai. E giacchè la tua assenza sarebbe notata da lui, tu tornerai insieme con noi e compirai il tuo dovere. Al resto ci penseremo dopo. Ti allontanerai da questa casa, ti allontanerai da questa città, andrai ad abitare in un altro paese, e così, per forza maggiore, ogni pericolo di turpitudine sarà scongiurato.
(spasimando, ma con fermezza) Io ti giuro che lo farò!
(allarmandosi ed incalzando) Per carità, sento la sua voce! Se t'incontrassi con lei, avrei paura della tua commozione come dell'audacia d'un malfattore.
Non contribuire tu pure a farmi perdere la fede nella mia onestà!
(afferrandolo violentemente per un braccio) E vieni con me, perdio! Vieni con me!..
Vengo, sì… vengo…
(quasi trascinandolo, esce con lui.)
(entra dalla sinistra con passo affrettato, come se cercasse un rifugio e siede mormorando:) Come mi tortura! (Piange, con la testa fra le mani, un pianto senza singhiozzi.)
(Silenzio.)
(entra dalla medesima porta, livido e smunto, e si ferma diritto, con le mani piantate sulla spalliera d'una sedia.)
(accorgendosi di lui, leva la testa e non piange più.)
(senza ira, senza rancore) Te ne sei scappata?
(ha un lievissimo gesto di diniego affettuosamente gentile.)
Sei venuta qui per piangere?
Sì… è vero… volevo piangere.
Perchè?
Perchè! (Dolce) Sempre la stessa punta nelle tue parole! Sempre la stessa punta nei tuoi sguardi! Ti svegli come ti addormenti. E sempre da capo a interrogarmi, a scrutarmi, a guardarmi stranamente… È naturale che qualche volta mi venga da piangere.
Non è una ragione per nasconderti.
Io non ti vorrei nascondere che le mie lagrime.
Anche se non le vedessi, io lo saprei di essere il tuo tormento. (Pausa) Povera creatura! Quanto ti faccio soffrire!
Sono specialmente le sofferenze tue che mi fanno soffrire.
E dell'eterna inquisizione, a cui ti sottopongo, non soffri tu forse?
Sì, ma il peggio è che la tua inquisizione m'intimidisce, mi mette addosso un tremito nervoso, mi vieta di assisterti con la forza e con la serenità che sarebbero necessarie. Questo, questo è il peggio, Raimondo.
E, purtroppo, sarà incessantemente così! Fino all'ultimo!.. Sentendo approssimarsi la catastrofe, appunto in questi giorni, avevo risoluto di fingermi abbastanza tranquillo: m'ero prefisso di risparmiarti la continua inchiesta che ti fa tremare. Volevo crearti l'illusione che io mi fossi liberato, in certo modo, dagli artigli d'una gelosia indomabile. E questa illusione, guarda, io te la volevo creare un po' per dare tregua a te e un po' per preparare a me un'agonia meno orribile: un'agonia soccorsa dalle tue braccia non più tremanti e dalla tua bontà non più adombrata dal rancore. E intanto neppure il beneficio ch'io mi ripromettevo dalla mia finzione è bastato a trattenermi, perchè, anzi, l'avvicinarsi della fine ha centuplicata la mia frenesia. Sino