Bracco Roberto

Nellina: Dramma in tre atti


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una robaccia?! Insomma, io sono perseguitato dalla calunnia! (Continua a guardare a terra.)

      (Breve pausa.)

Nellina

      (si accosta al tavolino, sceglie un bicchiere e vi versa il Whisky e l'acqua di soda.)

Don Candido

      (levando gli occhi) Anche il Whisky?

Nellina

      Il signor Cesare mi ci sta abituando.

Don Candido

      E voi?..

Nellina

      Perchè no?.. Mi piace. (Beve.)

Don Candido

      Benissimo!

Nellina

      (coi gomiti appoggiati al tavolino, ora lo osserva attentamente.) Siete tutto pulito, oggi!.. Che cosa avete lì, che vi spunta dal panciotto?

Don Candido

      Oggi è la santissima domenica delle palme. Questo è un ramicello di ulivo benedetto.

Nellina

      (gli mette la mano nel panciotto, e tira fuori il ramoscello.)

Don Candido

      Ve lo pigliate?

Nellina

      (senza rispondergli, lo guarda con una curiosità mista di disgusto.)

Don Candido

      Adesso, diciamo così, siete voi che guardate me.

Nellina

      Mi viene la voglia di cacciarvi il ramicello di ulivo in un occhio. (Gli sfiora, difatti, un occhio con la punta del ramoscello.)

Don Candido

      (alzandosi) No!.. Che vi salta in mente?! Mi accecate!

Nellina

      Robaccia!

Don Candido

      (preso dalla stizza e da una repentina sensualità cattiva) Se non state tranquilla, io vi afferro.

Nellina

      (sfidandolo con rabbioso disprezzo) Fatelo! Fatelo! Voglio vedere come lo fate!

Don Candido

      (ghermendola forte per le spalle e stringendo i denti) Siete la più terribile delle birichine!

Cesare

      (entra all'improvviso e, con austerità collerica, esclama:) Don Candido!

Don Candido

      (scostandosi da Nellina con un soprassalto, e confondendosi un poco) Mi voleva… mi voleva… accecare… Non dovevo difendermi, io?

Cesare

      (a Nellina:) Lo volevi accecare!

Nellina

      (mostrando il ramoscello, senza guardare nè Cesare, nè Don Candido) Già.

Cesare

      (a Don Candido:) E voi, col pretesto di difendervi, facevate… l'orangutango?

Don Candido

      Ci siamo all'orangutango!

Cesare

      (lo fissa, tentennando il capo in segno di rimprovero.)

Don Candido

      (per darsi un'aria disinvolta, con una mano finge di spolverare una manica della redingote.)

Cesare

      No, no! Lì non ce n'è polvere. Dovreste spolverare piuttosto la vostra coscienza!

Don Candido

      È così spolverata!

Cesare

      (gli si avvicina e gli consegna due buste: una chiusa, l'altra, più grande, imbottita di biglietti di banca; e gli dice sottovoce:) Questa è la lettera, e questo è…

Don Candido

      Ho capito.

Cesare

      La cifra è scritta sulla busta.

Don Candido

      (guardando la cifra, torce il muso ed alza le sopracciglia come per dire: «troppo poco, non ce la facciamo!»)

Cesare

      Siate molto cortese, ma…

Don Candido

      … laconico ed esauriente.

Cesare

      Senza lavorarvi la piazza per conto vostro. Mi spiego?

Don Candido

      Che castigo di Dio è la calunnia!

Cesare

      Andate, andate, don Candido.

Don Candido

      Benissimo. (Esce a destra.)

SCENA IIICESARE, NELLINA, poi GIACOMOCesare

      (tenendo d'occhio Nellina, relativamente impacciato, in silenzio, si sdraia sopra una poltrona.)

Nellina

      (tira fuori da una saccoccia un piccolo portasigarette di metallo bianco e una scatoletta di cerini; si caccia fra le labbra un'altra sigaretta, l'accende, e, affaticandosi a fumare come dianzi, lentamente, sciattamente, si avvia verso la destra.)

Cesare

      Nellina!

Nellina

      (si ferma senza voltarsi.)

Cesare

      Mi fai il favore di non dare tanta confidenza a quell'imbecille?

Nellina

      (alza le spalle con noncuranza.)

Cesare

      Già, in generale, tratti con troppa familiarità anche i servi di casa.

Nellina

      (voltandosi appena) Fino a poco tempo fa, mi lasciavate sempre in loro compagnia.

Cesare

      T'ho tenuta, per altro, come una piccola parente! Se tu fossi rimasta nell'ospizio, dal quale ti ho tolta bambina, non saresti… che una povera operaia. Io non mi vanto; ma tu mi potresti risparmiare questi rimproveri. Che dovevo fare, io? Dovevo condurti attorno con me?

Nellina

      E, dunque, mi sono abituata a stare con i servi.

Cesare

      Ma adesso che io comincio a preferire una vita più casalinga… non c'è ragione che tu vada gironzolando fra le livree.

Nellina

      Io ci trovo gusto.

Cesare

      Malissimo!

Nellina

      Almeno, ai servitori, posso dire tutte le insolenze che mi vengono alle labbra.

Cesare

      A che proposito?

Nellina

      Sono uomini anche quelli. (Con un'altra alzata di spalle, sta per dirigersi di nuovo verso la destra.)

Cesare

      (dissimulando la sofferenza prodottagli dal contegno di lei, e cercando dei pretesti per trattenerla) Ma… stammi a sentire, Nellina…

Nellina

      Cosa?

Cesare

      Tu hai qui (indica a sinistra) la tua stanzetta graziosa. Io l'ho recentemente destinata a te perchè ho creduto necessario che tu avessi un cantuccio tutto tuo. Perchè non vuoi starci mai?

Nellina

      Mi sembra una trappola. Non ci sto volentieri.

Cesare

      E allora, va a trattenerti (indica il fondo) nelle stanze interne. È inutile che tu stia sempre in quelle dove passano tutti, o addirittura in cucina.

Nellina

      (pigramente) Andrò a trattenermi nelle stanze interne. (S'avvia verso il fondo.)

Cesare

      (quando Nellina è sul punto di uscire, irrefrenabilmente scatta in tono di comando:) Resta qui, Nellina!

Nellina

      (si ferma. Indi, con una fisonomia di rabbia chiusa, le sovracciglia aggrottate, la fronte bassa, siede sul divano, ch'è accanto alla porta in fondo, e, raccogliendovi le gambe, si raggomitola tutta.)

(Breve pausa.)Cesare

      (contenendosi e mutando tono) Con questo tuo caratterino dispettoso, mi obblighi ad essere brusco, e poi io stesso me ne dolgo. Certe volte, mi fuggi come se io fossi un tuo nemico. E, ieri sera, fosti… così aspra… così irritante… che io… dovetti fare uno sforzo per non punirti acerbamente!

Nellina

      (fredda,