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La vita Italiana nel Risorgimento (1849-1861), parte II


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Fabrizio rifiutò i doni di Pirro, ma insomma li rifiutò per non tradire la patria. Garibaldi non aveva voluto nessun compenso d'aver salvata la patria altrui. Egli si sentiva pago abbastanza del campo franco avuto, a provare in guerra il cuore italiano: e ora sentiva con sicurezza che se i giorni della patria erano venuti davvero, egli avrebbe saputo servirla. E «sovente s'arrestava soprapensieri, e gli sfuggiva un leggero sorriso, come a chi attende una lieta fortuna.» Lo scrive Giambattista Cuneo, suo compagno in quei giorni. Cosa vedeva, egli oltre il mare in qua, nell'Italia lontana? Allora egli e l'Anzani offrirono le loro spade a quel Pontefice, cui poco appresso il Mazzini offriva la mente. Avesse il Pontefice accettato; e se non la indipendenza che non era da lui, avrebbe forse guarita l'Italia di quella gran miseria per cui paiono inconciliabili l'amor della patria e la religione, che sono ancor la forza degli altri popoli, pur di noi più civili.

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      1

      Il 14 marzo, genetliaco di Vittorio Emanuele II e di Umberto I.

      2

      Aneddoto raccontatomi dall'illustre presidente della Camera italiana: Giuseppe Biancheri.

      3

       Come le foglie. Atto III.

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1

Il 14 marzo, genetliaco di Vittorio Emanuele II e di Umberto I.

2

Aneddoto raccontatomi dall'illustre presidente della Camera italiana: Giuseppe Biancheri.

3

Come le foglie. Atto III.