di superare le barriere che circondano la nostra casa. Te lo chiedo ancora una volta... come ti chiami e cosa sei?”.
Aurora serrò le labbra. Aveva imparato sin da bambina a non dire mai cos’era... anche se, di solito, gli esseri più pericolosi se ne accorgevano subito. Quell’uomo le aveva mentito, interpretando la parte del vampiro. Lei sapeva che non era vero, la sua anima era come un libro aperto... anche se, doveva ammetterlo, aveva qualcosa di strano.
Oltre alla sua anima, Aurora poteva vedere anche l’oscurità attorno ad essa e capì che lui ne sarebbe stato sopraffatto, se fosse stato provocato oltre il limite.
Il cuore le sprofondò nel petto quando si rese conto di avere ragione... quel posto era proprio un santuario. Lui aveva detto che i demoni non potevano oltrepassare le barriere e, a quel pensiero, le venne il disperato desiderio di restare. Smise di lottare e guardò la donna che aveva cercato di difenderla... poteva fidarsi di loro abbastanza da dirgli chi era veramente? Non ne era sicura.
“Cercavo solo un nascondiglio dai demoni.” disse onestamente, guardando l’altra donna negli occhi. “Non posso dirvi cosa sono... mi dispiace. Se mi lascerete libera, me ne andrò in silenzio e non tornerò mai più.”.
Kane notò l’ombra delle ali sul proprio braccio e, per un momento, fu indeciso se lasciarla andare o stringerla più forte. Guardò Tabatha per accertarsi che non se ne fosse accorta.
‘Kane, non vuole farmi del male.’ gli disse Tabatha nella sua mente, poi sussurrò ‘Ti prego, fallo per me... lasciala andare.”.
Allentando la presa, lui disse a bassa voce “Non credo che farai del male a qualcuno. Ti ho spaventata, vero? Sarai la benvenuta ogni volta che avrai bisogno di un rifugio... sarai al sicuro all’interno della barriera. Se invece vuoi dormire sul tetto, lascia almeno che ti dia delle coperte calde e un cuscino.”.
Trattenendo il respiro, Kane lasciò andare lentamente la femmina di caduto e fece un passo indietro, scomparendo giù per le scale. Tornando in camera da letto, prese subito delle coperte e due cuscini dall’armadio. Tornò indietro prima ancora che Tabatha potesse avvicinarsi alla ragazza e, posando a terra le coperte e i cuscini, le fece cenno di andare.
Tabatha annuì, mantenendo la calma nonostante avesse visto le mani di Kane tremare, poi guardò di sfuggita la ragazza mentre le passava accanto.
Aurora prese la biancheria e si appoggiò al muro, prima di spingere lentamente la porta dietro di sé. Si sentiva più esausta di prima, però aveva il suo rifugio... almeno per un altro paio d’ore.
Tabatha si girò verso Kane, pronta a rimproverarlo, ma si fermò quando lui le mise un dito sulle labbra.
“Shhh.” le sussurrò lui all’orecchio “Andiamo.”.
Tabatha annuì e rimase in silenzio mentre lo seguiva nella stanza della sicurezza. Lui chiuse la porta ed entrambi guardarono il monitor, vedendo la ragazza ancora in piedi lì dove l’avevano lasciata. Tabatha inspirò quando la vide asciugarsi una lacrima sulla guancia.
“Poverina. Odio vedere le persone sole e così spaventate. Chissà perché è da sola, è così bella.”. Guardò Kane, vedendo i muscoli della sua mascella scattare, e capì che stava stringendo i denti. “Perché hai cambiato idea all’improvviso e hai deciso di farla restare?” Tabatha sussurrò come se la ragazza potesse sentirli.
Kane fece un cenno verso il monitor “Fa bene a non dire a nessuno che cos’è.”. La ragazza, intanto, si appoggiò alla porta e poi si mise seduta. Kane scosse la testa, vedendo il modo in cui lei stava ancora fissando le coperte con gli occhi pieni di lacrime.
“Non può essere una creatura più rara di te.” Tabatha si accigliò, vedendo la preoccupazione negli occhi del suo compagno. Tornò a guardare il monitor e sentì il cuore spezzarsi quando la ragazza abbracciò le coperte, come se qualcuno potesse portargliele via all’improvviso.
“Penso che sia uscita dalla crepa insieme ai demoni.” disse Kane, evitando la questione della ‘creatura rara’.
Doveva riflettere e trovare buona ragione per non prendere il telefono e chiamare subito Dean. Ovviamente lei aveva vissuto tra i demoni per chissà quanto tempo, e il prezzo che doveva aver pagato era inimmaginabile. Non si fidava di nessuno e, adesso che lui ne conosceva il motivo, non poteva certo mandarla via. Guardò Tabatha, sentendo improvvisamente la sua tristezza.
“Kane... tu mi ami davvero?” gli chiese lei.
Lui annuì guardandola negli occhi “Con tutto me stesso.”.
Tabatha sorrise per la dolcezza delle sue parole e disse “Allora fidati di me e lasciami entrare nella tua anima, non sei più da solo.” Allungò una mano e gli accarezzò la guancia. “Sei preoccupato e voglio esserlo anch’io. Magari riesco addirittura a scacciare i tuoi demoni.”.
Kane fece un respiro profondo. “E se ti dicessi che, probabilmente, la ragazza è l’unico esemplare femmina della sua razza sulla Terra?” disse, con la mente che correva all’impazzata. “Deve stare con i suoi simili, con quelli della sua specie ma, se lo dico a loro, distruggerò tutto quello che hanno adesso. Non voglio sentirmi responsabile.”.
Tabatha si accigliò pensierosa. Era contenta che lui stesse provando a dirle tutto, anche se non era molto chiaro. Vide che stringeva lo schienale della sedia così forte da far diventare bianche le nocche delle dita e, a giudicare da ciò, capì che la cosa era un peso per lui.
“Il mio primo istinto è stato quello di alzare la cornetta e dire agli uomini della sua specie che lei è qui. Si sta nascondendo da qualcosa e, con il loro aiuto, sarebbe più protetta. Io voglio dirglielo, ma è sbagliato.” Scagliò via la sedia, che si schiantò contro il muro spaventando entrambi. “Maledizione!”.
Poi guardò Tabatha “Anche tu glielo diresti... e sbaglieremmo entrambi.”.
“Cosa succederebbe se glielo dicessimo?” chiese lei tranquillamente, ancora non del tutto sicura di cosa si trattasse.
Kane inspirò profondamente prima di fidarsi di lei e rivelarle i suoi pensieri più intimi. “I due uomini in questione smetterebbero di amarsi e sposterebbero quell’amore verso di lei... ma solo uno dei due può averla. Alla fine l’altro perderebbe tutto o, nel peggiore dei casi... lei potrebbe rifiutarli entrambi e il danno sarebbe già stato fatto.”.
Kane allungò una mano e le accarezzò la guancia. “Dire di lei a Kriss e Dean li distruggerebbe inevitabilmente.”.
Tabatha sbatté le palpebre, realizzando quello che Kane aveva cercato di dirle... la ragazza era una femmina di caduto. Guardò di nuovo il monitor e ricordò la prima volta che aveva incontrato Dean. Era furioso perché l’odore di Kriss era addosso a lei e credeva che fossero stati insieme. Possessivo e spaventoso erano le uniche due parole che le venivano in mente.
Si morse il labbro inferiore mentre ragionava su quello che aveva detto Kane. Se Kriss e la ragazza si fossero messi insieme, non c’era dubbio che Dean sarebbe diventato molto pericoloso. E se invece fosse stato Dean a mettersi con lei... quanto avrebbe sofferto Kriss? Proprio lui le aveva rivelato il motivo per cui un caduto può stare solo con un altro caduto. Sarebbe stato da solo senza Dean e la cosa lo avrebbe distrutto.
Kane chiuse gli occhi, ascoltando i pensieri di Tabatha. Lui guardava la cosa dal punto di vista di Dean, mentre lei era più preoccupata per Kriss... c’era da aspettarselo, ovviamente.
“Hai un cuore grande.” disse lei, cogliendolo di sorpresa. Gli sorrise e scivolò tra le sue braccia, premendogli l’orecchio sul petto per ascoltare il suo battito cardiaco. “Hai ragione. Io non ci avrei pensato su e li avrei telefonati subito, pensando che fosse la notizia più bella del mondo. Perché io tu riesci a vedere oltre le cose e io no?”.
Guardando lo schermo, aggiunse “Mi sento male per lei, però. Probabilmente pensa di essere sola al mondo.”.
Kane allungò una mano e spense il monitor “Ma noi non siamo senza cuore, adesso ha un posto dove stare se