il finto tonto ma, pur mezzo addormentato aveva intuito dove Estela voleva arrivare e la cosa l'aveva lasciato senza fiato. La camicia da notte che la brasiliana indossava nascondeva ben poco della sua statuaria bellezza e Federico si era sentito non solo spiazzato, ma eccitato come raramente gli era capitato nella vita. Forse i primi tempi con Luma aveva provato delle emozioni simili, ma allora era molto giovane.
«Stai tranquillo Federico, non voglio sedurti, voglio solo dormire. Fammi un po' di posto, non ti darò fastidio.» E senza aspettare una risposta si infilò sotto il piumone dove Federico giaceva nudo come un verme. Era un'abitudine che aveva preso quando viveva in Brasile e dopo di allora non era più riuscito ad indossare il pigiama, neppure durante i freddi inverni milanesi.
La ragazza emanava un sottile profumo di papaya, che ben si mescolava all'odore intenso ma eccitante della sua pelle.
Federico si era girato di schiena, anche per nascondere un'erezione che, suo malgrado, gli era venuta alla vista di tanto ben di Dio.
Pur abituato ad avere a che fare con donne di ogni genere era forse la prima volta che non sapeva come comportarsi. Se fosse stata Beatriz a entrare in camera non si sarebbe sorpreso più di tanto. In fondo tra di loro si era creato un bel feeling e nella vita tutto può succedere. Ma da Estela proprio non si aspettava una cosa del genere. Che fosse davvero così ingenua da pensare che uno poteva dormire tranquillamente avendo vicino una tale bomba di sesso? O forse credeva che Federico fosse talmente vecchio da non rappresentare un pericolo?
Questa ipotesi era quasi offensiva. Pur essendoci quasi 20 anni di differenza tra i due, l'italiano era ancora in grado di soddisfare una donna. Anzi faceva meglio l'amore adesso di quando era giovane, un'epoca in cui l'irruenza e la fame di sesso caratterizzavano le sue azioni amatorie.
Invecchiando aveva capito che l'amore si fa con il cervello, il corpo era solo uno strumento, uno strumento musicale che andava accordato e messo in condizione di suonare in maniera melodica. Più che il suo piacere ricercava il piacere della sua partner, era quasi un'ossessione che alle volte lo spingeva ad esagerare un po'. Amare è davvero un'arte difficile e non si smette mai di imparare. Preso da questi pensieri, restò quatto quatto, cercando di respirare piano, anche se il suo cuore batteva all'impazzata.
Estela parve accorgersi dello stato d'animo di Federico e gli chiese sottovoce se stava già dormendo.
A questo punto l'uomo decise di voltarsi e non aprì bocca. Estela, accortasi dell'eccitamento del suo compagno di letto, gli prese la mano e la posò delicatamente tra le sue cosce. Lui percepì degli umori inequivocabili e dentro di sé scattò come una molla che gli fece cercare avidamente le labbra carnose della ragazza. Le loro lingue si toccarono e si intrecciarono con movimenti frenetici, i loro corpi erano ormai guidati da un comune desiderio che cresceva ad ogni contatto delle loro epidermidi. Federico iniziò ad esplorare il corpo di Estela, fino a incontrare i suoi capezzoli scuri che si erano inturgiditi. Scese sempre più giù sino a raggiungere un triangolo perfetto di peli scuri, rasati a pochi millimetri di lunghezza. Ci si immerse come un subacqueo alla ricerca di un tesoro sommerso, alla ricerca del punto che provocasse nella sua compagna occasionale il massimo piacere. Pensava alla "ricciolina" di Dona Flor. Chissà se Jorge Amado avrebbe apprezzato il paragone.
Quella notte Federico raggiunse delle vette di libido che non credeva possibili e più la ragazza si eccitava più lui si eccitava, più la ragazza gemeva più lui si impegnava, più la ragazza accompagnava i suoi movimenti più lui cercava di mantenere un ritmo che riuscisse ad appagarla. Ad un certo punto, mentre faceva di tutto per prolungare il piacere cercando di trattenersi il più possibile, ebbe il timore che il letto si sarebbe sfasciato, Beatriz si sarebbe svegliata, i vicini di casa avrebbero chiamato la polizia, pensando che l'appartamento fosse vuoto e che quindi quei rumori e quegli strani mugolii non potessero che essere prodotti da dei ladri o da degli estranei che erano riusciti a entrare. L'appagamento di entrambi e il silenzio che seguì fu come una vertigine, uno svenimento. Giacquero sudati uno di fianco all'altra senza riuscire a proferire parola, senza riuscire a dare una spiegazione logica all'accaduto. Era successo e basta. L'indomani sarebbe stato un altro giorno, come diceva Rossella O'Hara.
La mattina dopo, sabato, Federico si svegliò di buon ora, come era sua abitudine. Passò una buona mezz'ora nell'unica stanza da bagno perché gli piaceva sentirsi sempre pulito e in ordine, ben rasato e profumato. Uscì senza far rumore e tornò poco dopo con latte, caffè e brioche fresche. Estela si era appena svegliata e stava facendo la doccia, Beatriz dormiva ancora della grossa.
Federico stava preparando il caffè quando Estela fece il suo ingresso in cucina indossando un accappatoio troppo grande per lei e con un asciugamano avvolto intorno alla testa.
«Non ti dispiace vero se ho messo il tuo accappatoio?» domandò senza attendersi una risposta «Ed a proposito di ieri notte vorrei che ti dimenticassi quello che è successo.»
«Perché cosa è successo?» rispose Federico prendendola di contropiede «Per quanto mi riguarda non è successo proprio niente.»
Estela sorrise, sapeva di avere fatto una stupidaggine, ma alle volte agiva guidata più dall'istinto che dalla ragione e la sera prima non riusciva a prendere sonno, aveva avuto un impulso irrefrenabile che l'aveva spinta nel letto sbagliato. Ma era davvero sbagliato? E se invece di Federico ci fosse stato qualcun altro si sarebbe comportata allo stesso modo? Decise di non scervellarsi troppo sull'argomento. Dado in questo momento era il pensiero predominante e andava trovata una soluzione.
Dopo un po' anche Beatriz fece la sua apparizione. Si era già lavata e vestita e sembrava pronta per andare in ufficio, ma aveva gli occhi segnati e lo sguardo non proprio brillante.
«Ho dormito come un ghiro. Era tanto tempo che non mi capitava. Forse non dovrei più bere alcolici per un po', ho anche un leggero mal di testa.»
Due tazze di caffè nero bollente e un Alka Seltzer la aiutarono a rientrare nel mondo dei vivi.
Federico approfittò del fatto che da casa sua poteva chiamare in Italia non in roaming, visto che essendo a pochi chilometri dal confine il suo cellulare prendeva il gestore italiano e fece un giro di telefonate, a Lorena, la sua collaboratrice e al suo amico che lavorava a Malpensa. Ebbe la conferma che la situazione si stava normalizzando e che i voli stavano riprendendo regolarmente.
La sua idea, che espresse alle ragazze, era di mandare a Davide lo stesso messaggio dandogli entrambe appuntamento a Linate, fingendo di aver preso lo stesso volo da Nizza. Su Internet aveva controllato e visto che all'una c'era un volo dell'Air France che faceva scalo a Parigi e che atterrava a Linate alle 16.55. Per quell'ora Davide sarebbe sicuramente stato di ritorno in Italia.
Non era certo questa la vendetta che avevano in mente, era solo la prima mossa, che, tanto per cominciare, avrebbe creato un certo imbarazzo e avrebbe costretto Davide a fare delle scelte. Probabilmente avrebbe trovato una scusa e non si sarebbe neppure presentato a Linate.
Il primo messaggio fu quello di Estela. "Scusa Dado ma ero in un paesino della Provenza e non c'era campo. Parto da Nizza all'una e arrivo a Linate alle 16.55 volo Air France. Puoi venirmi a prendere? Baci Estela. PS: Non telefonarmi, ti chiamo poi io."
Per l'sms di Beatriz aspettarono una mezz'ora e decisero di essere più creativi, per evitare che Davide cominciasse a tempestarla di telefonate. Usando il cellulare di Federico decisero di scrivere così: "Ciao Davide, sto usando il cell. di un signore gentile che me l'ha prestato perché il mio ha problemi di batteria. Volevo solo dirti che ti aspetto a Linate alle 16.55, volo Air France da Nizza. Ciao Beatriz. Puoi rispondere a questo numero."
La risposta di Dado/David non si fece attendere. Ad entrambe rispose che era spiacente, ma era incasinato e che si sarebbe trattenuto a Londra fino a domenica. Evidentemente o era entrato in panico all'idea di poter incontrare contemporaneamente le sue due "fidanzate" oppure aveva subodorato qualcosa. Era comunque una risposta poco convincente, così stupida che poteva essergli venuta in mente solo a causa di uno stato ansioso o di un turbamento mentale.
Federico decise di fare un controllo. Chiamò