in avanti il piccolo fermo per sbloccare lâarnese. Spinse ancora di più quel piccolo pezzettino di plastica nero che si trovava al centro del taglierino e fece uscire circa sette centimetri di lama. La mano prese a tremare più velocemente. Cercò di non farci caso: tenendo saldamente lâarnese, tolse la parte iniziale del guanto che copriva il polso sinistro. Ora quel delicato tratto di carne bianca era ben visibile. Avvicinando la lama alle vene poteva immaginarsi la scena, ma mai il dolore che avrebbe provato, la reazione del padre quando gli sarebbe giunta la notizia e in quanto tempo, dopo il fatale taglio, sarebbe morta.
Era questione di attimi. Di secondi. Bastava che il cervello inviasse il comando alla mano di fare pressione sul polso per poi strattonare allâindietro quel maledetto taglierino e tutto sarebbe finito. Lo strinse talmente forte da sentire dolore alle dita. Cominciò a sudare e nella mano avvertiva come un blocco che le impediva di eseguire il gesto. Forse non lo voleva davvero, forse era tutta una messa in scena e non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. Forse avrebbe lasciato che il taglierino le cadesse dalla mano e sarebbe corsa a casa continuando a vivere la sua vita disastrata e magari aspettare passivamente un motivo per cui vivere.
Sarebbe bastato un attimo di più e forse avrebbe potuto ancora cambiare il destino, ma il peso di quegli anni era talmente insopportabile da farle crollare ogni speranza di sorreggere lâidea più straordinaria che le poteva giungere alla mente in quel momento: aspettare un domani migliore.
A denti stretti pronunciò le ultime parole.
âMamma, arrivoâ.
Con uno scatto, la lama fece attrito sulle sue vene a una velocità incredibile.
Dal polso iniziò a zampillare sangue.
* * *
Luce.
Fu questa la prima cosa che Jane, aprendo gli occhi, vide. Era la luce del paradiso, ormai era morta e finalmente il viaggio si era concluso. Adesso doveva farsi forza per alzarsi dalla superficie morbida sulla quale si trovava e andare a cercare sua madre. Avrebbe incontrato anche Dio? Stava forse scoprendo il grande segreto che nessun essere umano era mai stato in grado di svelare con certezza?
Dâimprovviso un insieme di voci si sovrapposero lâuna con lâaltra e Jane aprì definitivamente gli occhi avvertendo un forte dolore alla testa.
Guardò avanti a sé e si accorse di alcune persone che camminavano.
Non era il paradiso, ma un ospedale.
Inizialmente non capì perché fosse finita lì ma poi, vedendosi la fascia intorno al polso, i ricordi si fecero man mano più nitidi. Nonostante ciò, sia fisicamente che psicologicamente si sentiva abbastanza bene. Era solo un poâ stordita. In quellâistante entrò una dottoressa.
âMi scusiâ esordì debolmente Jane.
âTi serve qualcosa?â domandò lei premurosa. Era una donna sulla cinquantina, con i capelli grigio chiaro.
âMi chiamo Jane Madison e⦠volevo sapereâ¦â
âHai subito un grave taglio al polso mia cara, ti abbiamo trovata sul retro dellâospedale, seduta sui gradini. Ricordi come ti sei fatta male?â
Jane fece mente locale ma, oltre quello che era successo al parco, non ricordò minimamente di essersi seduta sui gradini dellâospedale che portavano allâentrata secondaria.
âNo, mi dispiaceâ.
La dottoressa controllò la flebo.
âQuando potrò uscire? Dovrò rimanere tutta la notte?â
âNon avendo nessun documento non sapevamo se fossi maggiorenne o meno, ma un infermiere ti ha riconosciuta e ha chiamato tuo padre. Sai, sono amici di vecchia dataâ spiegò la dottoressa.
La ragazza chiuse istintivamente gli occhi e si maledisse.
âDottoressa, il fatto è che mio padre nonâ¦â
âEra di rientro dalle feste natalizie. Sta arrivandoâ concluse. La donna sorrise e uscì dalla stanza dopo che unâinfermiera la chiamò.
Nel giro di qualche minuto Gary arrivò.
Jane si alzò dal suo letto grazie anche allâaiuto della dottoressa che, mentre le porgeva il braccio come sostegno, si accertava continuamente del suo stato di salute. Facendo un passo per volta, Jane sentiva che il mal di testa era diminuito parecchio rispetto al suo risveglio.
La dottoressa prese in mano il giacchetto di Jane sporco di sangue.
âMi dispiace che tu debba rimetterti questoâ disse porgendoglielo delicatamente. La ragazza quando vide le chiazze rosse inorridì. Ancora doveva realizzare di essere viva.
âSua figlia è stata veramente fortunata. Se non fosse venuta allâospedale in tempo, non voglio neanche immaginare cosa le sarebbe potuto accadereâ spiegò alla bestia che non la finiva di guardare male la figlia. Ancora una volta si era messa nei guai e lui era costretto a vestire i panni del bravo genitore.
âPurtroppo queste brutte cose succedono. Lâimportante ora è che sia tutto a postoâ.
Con la mano lurida di falso affetto le scompigliò i capelli.
âOvviamente. Lâunica cosa che non riesco ancora a capire è come abbia fatto a raggiungere lâospedale senza che nessuno lâaiutasseâ.
Entrambi si girarono verso Jane per ricevere risposta.
âMi sono fatta male qui vicino, ecco perché ce lâho fatta. Solo allâultimo, come ha detto lei dottoressa, mi sono seduta sui gradini dellâospedale. Non è stato nientâaltro che un forte giramento di testaâ disse lei sorridendo.
Gary sorrise debolmente, ma era chiaro che si trovava spaesato e non sapeva come reagire.
âAspetta un momento, adesso che ci penso tu avevi una specie di bandana stretta al polsoâ disse la dottoressa socchiudendo gli occhi per ricordare meglio.
âCome hai fatto ad applicarla così bene sulla ferita? Era stretta al punto giusto e ha bloccato lâemorragia: se non lo avessi fatto subito dopo lâincidente avresti perso troppo sangue e saresti svenuta perdendo i sensi. Câera il rischio che tuâ¦â
âà stato il nostro Signoreâ disse Jane per tagliare corto.
Gary, dopo quellâaffermazione, prese la figlia per un braccio e se ne andò senza neanche salutare la dottoressa che, perplessa, rimase al centro della sala dâaspetto a fissare i due che si allontanavano.
* * *
âNon saprei dirti se avessi potuto farti più stupida di così. Mi spieghi come cazzo hai fatto a finire in quellâospedale di merda?â
Jane guardava fuori dal finestrino e sentiva pulsare leggermente il polso ferito.
âMi sono fatta maleâ.
Gary la guardò per un attimo.
âMi prendi per il culo? Si era capito che non ci fossi andata per farti una messa in piega, Jane!â
âEro uscita a farmi una passeggiata, ho sbattuto il polso e mi sono fatta maleâ.
âBella spiegazione, complimentiâ.
Forse quella fu la conversazione più normale avuta con il padre in tutta la sua vita. Nonostante avesse torto le piaceva conversare con lui senza essere attaccata con parolacce e insulti tanto da farla piangere.
âTu, comunque sia, per una settimana, te ne stai a casa così non combini altri guaiâ.
La