Морган Райс

Prescelta


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quell'uomo così grosso  contro il muro, come se fosse stato uno stecchino – ed era scappata via nella notte così velocemente, in un battito di ciglia, da farle pensare che non ci sarebbe stata alcuna occasione per farla tornare umana. Non c'era neppure il modo – Caitlin lo sapeva – di poterla riprendere. Anche la polizia, in effetti, stava perdendo il suo tempo.

      Inoltre, quella notte era diverso, perché non era stata l'unica ad assistere alla scena con i propri occhi. Caitlin aveva visto l'espressione sui volti di Caleb, Sam e Polly, e poté scorgerlo nei loro occhi: era uno sguardo di shock, che esprimeva paura del soprannaturale. Scarlet, la persona a cui tutti volevano più bene al mondo, non era più lei.

      Era invece un qualcosa che si trovava negli incubi, nei racconti e nelle leggende, qualcosa che Caitlin non aveva mai osato immaginare di vedere in vita sua. Non solo la scioccò vedere Scarlet in quel modo, ma era stata anche la sua intera visione del mondo a farlo. Come poteva una cosa del genere esistere davvero? Come potevano esserci altri esseri oltre agli umani sul pianeta?

      “Signora Paine?”

      Caitlin si voltò e vide un agente di polizia accanto a lei, con penna e carta in mano,  che  la osservava pazientemente.

      “Ha sentito la mia domanda?”

      Caitlin, tremando, confusa, scosse lentamente la testa.

      “Mi scusi,” lei rispose, con la voce roca. “Non l'ho fatto.”

      “Le ho chiesto: dove pensa che sua figlia possa essere andata?”

      Caitlin sospirò, riflettendo. Se si fosse trattato della vecchia Scarlet, avrebbe potuto rispondergli facilmente. A casa di un'amica; in palestra, ad un appuntamento, al campo di calcio….

      Ma con la nuova Scarlet, lei non ne aveva idea.

      “Magari lo sapessi,” rispose infine.

      Si fece avanti un altro agente.

      “Ci sono delle amiche dalle quali potrebbe essere andata?” lui insisté. “Un ragazzo?”

      Alla parola ragazzo, Caitlin si voltò e scrutò la stanza, esaminando e cercando qualsiasi segno del misterioso ragazzo che era apparso in quel bar. Sage, lui aveva detto. Così semplice, una sola parola, come se lei dovesse sapere chi fosse. Caitlin dovette ammettere che non non aveva mai incontrato qualcuno come lui. Emanava una forza più grande di chiunque altro avesse mai conosciuto, ed era un adulto piuttosto che un adolescente. Era tutto vestito di nero; i suoi occhi splendenti e gli zigomi cesellati lo avevano fatto apparire come se provenisse da un'altra epoca.

      La cosa più strana di tutte era che Caitlin rammentava ciò che lui aveva fatto a quegli uomini in quel bar. Aveva pensato che Caleb e Sam fossero più che in grado di cavarsela da soli ma quel ragazzo aveva avuto il sopravvento in poco tempo, diversamente da loro, abbattendo tutti quegli uomini in un batter d'occhio. Chi era? Perché era lì?

      E perché stava cercando Scarlet?

      Mentre lei si guardava attorno, Caitlin non scorse alcun segno di lui. Anche Sage in qualche modo era sparito. Qual'era la sua connessione con Scarlet? la donna si chiese. Il suo istinto materno le disse che, in qualche modo, quei due erano assieme. Ma lui chi era? Il mistero non faceva altro che infittirsi.

      Caitlin non si sentiva pronta a dirlo alla polizia; era tutto fin troppo strano.

      “No,” Caitlin mentì, con voce tremante. “Non che io sappia.”

      “Lei ha detto che c'era un ragazzo, un ragazzo che era qui con voi, coinvolto nella lite?” chiese un altro poliziotto. “Conosce il suo nome?”

      Caitlin scosse la testa.

      “Sage,” Polly s'intromise, avanzando. “Ha detto di chiamarsi Sage.”

      Per qualche ragione, Caitlin non aveva voluto riferirlo; si sentiva protettiva nei suoi confronti. E sentiva anche, non riusciva a spiegare come, che neppure Sage fosse umano—e non era pronta a dirlo alla polizia, perché temeva che le avrebbe nuovamente dato della pazza.

      I poliziotti restarono lì, a trascrivere il nome del ragazzo, e lei si chiese che cosa avrebbero fatto.

      “E tutti quei vermi qui dentro?” Polly continuò, guardandosi intorno con sgomento. “Tutti quegli idioti che hanno dato inizio alla zuffa? Non li arrestate?”

      I poliziotti si lanciarono uno sguardo goffo.

      Uno di loro si schiarì la gola.

      “Abbiamo già arrestato Kyle, l'uomo che ha aggredito sua figlia,” l'agente disse. “Per quanto riguarda gli altri, ecco, ad essere franchi, è la loro parola contro la vostra—visto che hanno attribuito a voi l'inizio della lite.”

      “Non è vero!” Caleb disse, avanzando con fare concitato, furioso. “Siamo venuti qui a cercare mia figlia—e loro hanno provato a fermarci.”

      “Come ho detto,” il poliziotto disse, “è la vostra parola contro la loro. Hanno detto che voi avete dato il primo pugno—e francamente, sono messi peggio di voi. Se li arrestiamo, dobbiamo arrestare anche voi.”

      Caitlin stette a guardarli, ribollendo per la rabbia.

      “E mia figlia?” lei chiese. “Come pensate di trovarla?”

      “Signora, posso assicurarle che i nostri uomini sono tutti fuori a cercarla in questo momento,” il poliziotto disse. “Ma è davvero difficile cercare qualcuno, quando non sappiamo neanche dove lei sia andata—o perché. Ci occorre un movente.”

      “Ha detto che è corsa via,” intervenne ora un altro agente, avanzando. “Non comprendiamo. Perché correre? Voi siete arrivati. Lei era con voi. Era al sicuro. Dunque, perché è fuggita?”

      Caitlin guardò Caleb e gli altri, e tutti ricambiarono il suo sguardo con incertezza.

      “Non lo so,” la donna rispose onestamente.

      “Allora perché non ha provato a fermarla?” chiese un altro agente. “O a rincorrerla?”

      “Lei non capisce,” Caitlin disse, provando a dare un senso alla cosa. “Lei non è semplicemente scappata; è balzata. E' stato come … osservare un cervo. Non saremmo riusciti a prenderla, neanche se ci avessimo provato.”

      Il poliziotto guardò scettico i colleghi.

      “Mi sta dicendo che, tra tutti questi adulti qui presenti, nessuno ha almeno provato a prenderla? Che cos'è, una sorta di atleta olimpica?” lui disse, deridendoli, scettico.

      “Ha bevuto stasera, signora?” chiese un altro poliziotto.

      “Ascolti,” Caleb scattò, avanzando, “mia moglie non sta inventando nulla. Anch'io l'ho visto. Tutti l'abbiamo visto: anche suo fratello e sua moglie. Tutti e quattro noi. Pensa forse che vediamo tutti delle cose?”

      Il poliziotto trattenne una mano.

      “Non c'è bisogno che lei stia sulla difensiva. Facciamo tutti parte della stessa squadra. Ma prestate attenzione alle vostre parole: mi avete detto che vostra figlia corre più in fretta di un cervo. Ovviamente, questo non ha alcun senso. Forse, siete tutti sconvolti per la zuffa. Talvolta, le cose non sempre sono come sembrano Quello che sto cercando di dire, è che non è tutto improvvisato.”

      L'agente si scambiò uno sguardo scettico con il compagno, che si fece avanti.

      “Come ho detto, i nostri uomini sono lì fuori, cercando vostra figlia. Nove volte su dieci, i ragazzi che scappano, tornano a casa. O a casa di un'amica. Perciò, il miglior consiglio che posso darvi è tornare proprio a casa, e aspettare. Scommetto che tutto quello che in questo caso è accaduto è che lei ha voluto rompere un po' le regole e uscire per una serata da adulta, recandosi in un bar a bere, e le cose sono un po' sfuggite di mano. Forse, ha incontrato un ragazzo al bar. Quando voi siete arrivati, lei probabilmente se ne è andata via, perché si è sentita in imbarazzo. Tornate a casa, scommetto che lei vi sta aspettando,” l'agente concluse, come se chiudesse ordinatamente la faccenda.

      Caitlin scosse la testa, sopraffatta dalla frustrazione.

      “Lei non capisce,” lei disse. “Non conosce mia figlia.