uomini di Andronico, Kendrick sapeva che Thor e Micople sarebbero stati un enorme aiuto.
Ma Kendrick era nato ed era stato cresciuto come un guerriero e non era tipo da sedersi ad aspettare che gli altri combattessero la sua battaglia al posto suo. Faceva invece ciò che il suo istinto gli ordinava: partire e conquistare quanto più esercito dell’Impero potesse, insieme ai suoi uomini. Non aveva armi speciali come Micople o la Spada della Dinastia, ma aveva le sue due mani, le stesse che usava da quando era ragazzo. E gli erano sempre state sufficienti.
Salirono una collina e quando raggiunsero la cima, Kendrick guardò all’orizzonte e vide in lontananza una piccola cittadina dei MacGil: Lucia, il primo villaggio a est di Silesia. I cadaveri degli uomini dell’Impero erano disseminati lungo la strada, ed era chiaro che l’ondata di distruzione di Thor era terminata lì. All’orizzonte Kendrick scorse un battaglione dell’esercito di Andronico in ritirata verso est. Probabilmente stavano facendo ritorno all’accampamento principale, verso la salvezza, dall’altra parte dell’Altopiano. Il corpo principale dell’esercito si stava ritirando, ma si erano lasciati alle spalle una divisione minore per tenere il controllo su Lucia. Diverse migliaia di uomini di Andronico stazionavano nella città facendole la guardia. Erano visibili pure i cittadini, resi schiavi dai soldati.
Kendrick ricordò ciò che era loro successo a Silesia, come erano stati trattati, e il volto gli si fece rosso per il desiderio di vendetta.
“ALL’ATTACCO!” gridò.
Sollevò la spada in aria e dietro di lui si levarono le vigorose grida di migliaia di soldati.
Spronò il cavallo e tutti si lanciarono giù dalla collina, diretti verso Lucia. I due eserciti si stavano preparando allo scontro e sebbene fossero equamente bilanciati per quanto riguardava il numero di soldati, non lo erano – Kendrick lo sapeva bene – in materia di cuore. Quell’ultima divisione dell’esercito di Andronico era un gruppo di invasioni in fuga, mentre Kendrick e i suoi uomini erano pronti a combattere sulle loro vite per difendere la propria patria.
Il suo grido di battaglia si levò mentre galoppavano verso i cancelli di Lucia. Avanzavano così velocemente che diverse decine di soldati dell’Impero che stavano di guardia si voltarono e si guardarono tra loro confusi, chiaramente presi alla sprovvista. Corsero quindi entro i cancelli e girarono furiosamente la manovella per abbassare la grata.
Ma non furono abbastanza veloci. Numerosi arcieri di Kendrick, che si trovavano davanti, tirarono e li uccisero: le loro frecce andarono dritte a conficcarsi nei loro petti e nelle loro schiene, tra le giunture delle armature. Lo stesso Kendrick scagliò una lancia e così fece anche Reece accanto a lui. Kendrick andò a segno, colpendo un grosso guerriero che stava prendendo la mira con l’arco. Fu poi impressionato dal vedere che anche Reece aveva colpito senza fatica, infilzando un soldato al cuore. Il cancello rimase aperto e gli uomini di Kendrick non esitarono. Con un forte grido di battaglia vi si lanciarono attraverso, diretti verso il cuore della città, per niente rallentati dall’imminente battaglia.
Si udì un forte clangore metallico non appena Kendrick e gli altri sollevarono spade, asce, lance e alabarde e si scontrarono con migliaia di soldati dell’Impero che si erano lanciati loro incontro a cavallo. Kendrick fu il primo a scontrarsi, sollevando lo scudo e parando un colpo, ma roteando allo stesso tempo la spada e uccidendo due soldati. Senza esitare ruotò e bloccò un altro colpo di spada, poi conficcò la propria nello stomaco di un soldato dell’Impero. Mentre gli uomini morivano, Kendrick pensò alla vendetta: pensò a Gwendolyn, al suo popolo, a tutta la gente dell’Anello che aveva sofferto.
Reece, accanto a lui, fece roteare la mazza e colpì un soldato alla tempia, facendolo cadere da cavallo. Poi sollevò lo scudo e parò un colpo che stava scendendo contro di lui di fianco. Fece roteare ancora la mazza e mise al tappeto il suo aggressore. Elden, accanto a lui, si lanciò in avanti con la sua grande ascia e la calò su un soldato che stava per attaccare Reece, tagliando il suo scudo e conficcandogli l’ascia nel petto.
O’Connor scoccò diverse frecce con precisione letale, anche a distanza così ravvicinata, mentre Conven si gettò in battaglia e combatté impavidamente, portandosi davanti agli altri uomini senza neanche curarsi di sollevare lo scudo. Faceva invece roteare due spade, avanzando in mezzo agli uomini dell’Impero come se volesse morire. Ma sorprendentemente non cedette. Riuscì invece ad abbattere uomini da una parte e dall’altra.
Indra li seguiva poco dietro. Era temeraria, anche più della maggioranza degli uomini. Usava il suo pugnale con abilità e precisione, scivolando come un pesce attraverso le file di soldati dell’Impero e pugnalandoli alla gola. Così facendo pensava alla propria patria e a quanto la sua gente aveva sofferto sotto il piede dell’Impero.
Un soldato dell’Impero calò un’ascia contro la testa di Kendrick prima che lui riuscisse a prepararsi a schivarla. Kendrick si preparò al colpo, ma udì invece un forte clangore e vide l’amico Atme accanto a lui a bloccarlo con lo scudo. Atme prese poi la sua lancia corta e colpì l’aggressore allo stomaco. Kendrick sapeva che gli doveva la vita, un’altra volta.
Mentre un altro soldato attaccava con arco e freccia puntando proprio ad Atme, Kendrick si lanciò in avanti e sollevò la spada colpendo l’arco e facendolo volare in aria, così che la freccia saettò a vuoto sopra la testa di Atme. Kendrick colpì poi il soldato al setto nasale con l’elsa della spada e lo fece cadere da cavallo, dove venne calpestato e ucciso. Ora erano pari.
E così la battaglia proseguì, colpo dopo colpo da entrambi i fronti, uomini che cadevano da una parte e dall’altra – ma più dalla parte dell’Impero – mentre gli uomini di Kendrick, alimentati dalla rabbia, spingevano addentrandosi sempre più nella città. Alla fine il loro slancio li fece avanzare come un’ondata. Gli uomini dell’Impero erano guerrieri forti, ma erano abituati ad essere quelli che attaccavano, quindi qui erano stati presi alla sprovvista. Presto furono incapaci di organizzarsi e contenere l’esercito di Kendrick. Furono spinti indietro e calarono in numero.
Dopo quasi un’ora di intenso combattimento, le perdite dell’Impero causarono una ritirata in grossa scala. Qualcuno dalla loro parte suonò un corno e uno alla volta iniziarono a voltarsi e galoppare via, cercando di farsi strada fuori dalla città.
Con un grido ancora più forte Kendrick e i suoi uomini si lanciarono dietro di loro, rincorrendoli attraverso Lucia, verso i cancelli dalla parte opposta della città.
Chiunque fosse rimasto del battaglione dell’Impero, ancora alcune centinaia di uomini, scappava per salvarsi la pelle in una sorta di caos organizzato, correndo verso l’orizzonte. Si levò un tonante grido all’interno di Lucia da parte dei prigionieri MacGil liberati. Gli uomini di Kendrick avevano sciolto le corde che li tenevano legati e li avevano liberati man mano che procedevano. I prigionieri non avevano perso tempo ed erano corsi verso i cavalli dei soldati dell’Impero morti, erano saliti in sella, avevano strappato le armi ai cadaveri e si erano uniti agli uomini di Kendrick.
L’esercito di Kendrick si era ingrossato di quasi il doppio e le migliaia di nuovi soldati rincorrevano ora le truppe dell’Impero, salendo e scendendo le colline avvicinandosi a loro sempre di più. O’Connor e gli altri arcieri riuscirono a colpirne alcuni e numerosi corpi cadevano qua e là.
La caccia continuò e, mentre Kendrick si chiedeva dove stessero andando, lui e i suoi uomini giunsero alla sommità di una collina particolarmente alta e guardando verso il basso videro una delle più grandi città a est di Silesia – Vinesia – chiusa tra due montagne e distesa in una valle. Era una città notevole, molto più grande di Lucia, con spesse mura di pietra e cancelli di ferro rinforzati. Era lì, si rese conto Kendrick, che i resti del battaglione dell’Impero stavano fuggendo, dato che la città era sorvegliata e protetta da decine di migliaia di uomini di Andronico.
Kendrick si fermò con i suoi uomini in cima alla collina e studiò la situazione. Vinesia era una città grande e loro erano sempre in grossa minoranza numerica. Sapeva che sarebbe stata una follia tentare e che la cosa più sicura da fare sarebbe stata tornare a Silesia e accontentarsi della vittoria di quel giorno.
Ma Kendrick non era dell’umore giusto per scelte sicure e non lo erano neanche i suoi uomini. Volevano il sangue. Volevano la vendetta. E in una giornata come quella le probabilità non contavano più