Tilda Steen, l’assassino l’ha sepolta in una fossa poco profonda. Riesci a descrivermi com’è successo?”
Come aveva sempre fatto durante l’esercizio, Lucy provò a scivolare nella mente dell’assassino.
“Ha lasciato il corpo sul letto, poi è uscito dalla camera del motel” Lucy disse ad alta voce. “Si è guardato attentamente intorno. Non ha visto nessuno. Poi, ha portato il cadavere nella sua auto e lo ha deposto sui sedili posteriori. Ha guidato fino ad un bosco. Un posto che conosceva piuttosto bene, ma non molto vicino alla zona del crimine.”
“Vai avanti” l’Agente Paige la esortò.
Con gli occhi ancora chiusi, Lucy riuscì a sentire la metodica freddezza del killer.
“Ha fermato l’auto dove non sarebbe stato facilmente visibile. Poi, ha tirato fuori una pala dal suo bagagliaio.”
Lucy si sentì disorientata per un momento.
Era notte, perciò come aveva fatto il killer a farsi strada nel bosco?
Non sarebbe stato tenere in mano una torcia, una pala ed un cadavere.
“Era una notte illuminata dalla luna?” Lucy chiese.
“Sì” l’Agente Paige rispose semplicemente.
Lucy ne fu incoraggiata.
“Ha preso la pala con una mano, e ha trasportato il corpo caricato sulle spalle, reggendolo con l’altra, inoltrandosi nel bosco. Ha proseguito fino a trovare un punto lontano, che sicuramente nessuno frequentava.”
“Un punto lontano?” l’Agente Paige chiese, interrompendo la visione di Lucy.
“Senz’altro” Lucy rispose.
“Apri gli occhi.”
Lucy eseguì. L’Agente Paige stava preparando la sua valigetta per lasciare l’aula.
Disse: “A dire il vero, il killer ha portato il corpo nel bosco proprio al di là dell’autostrada, dall’altra parte rispetto al motel. Ha trascinato il corpo di Tilda per pochi metri nel boschetto. Poteva facilmente vedere i fari delle auto dall’autostrada, e, probabilmente, ha usato la luce di un lampione per seppellire Tilda. E l’ha fatto senza attenzione, coprendola con più rocce che terra. Un ciclista di passaggio si è accorto dell’odore pochi giorni dopo, e ha chiamato la polizia. Il corpo è stato trovato facilmente.”
Lucy rimase a bocca aperta. “Perché non si é dato da fare per nascondere le tracce dell’omicidio?” chiese. “Non capisco.”
Mentre finiva di chiudere la valigetta, l’Agente Paige assunse un'espressione triste.
“Neanch’io” disse. “Nessuno in realtà.”
Poi prese la valigetta e lasciò l’aula magna.
Mentre l’osservava andarsene, Lucy notò amarezza e delusione in lei.
Evidentemente, per quanto provasse ad apparire distaccata, era ancora tormentata da questo caso irrisolto.
CAPITOLO DUE
Anche a cena, quella sera, Riley Paige non riusciva a togliersi dalla mente il “Killer della Scatola di Fiammiferi”. Aveva usato quel caso irrisolto come esempio per la sua classe, perché sapeva che ne avrebbe di nuovo sentito parlare presto.
Riley provò a concentrarsi sul delizioso stufato guatemalteco, che Gabriela aveva preparato per loro. La loro governante, oltre a vivere con loro e ad aiutarli ventiquattr'ore su ventiquattro, era anche una meravigliosa cuoca. Riley sperò di riuscire a nascondere il suo disagio quella sera. Ma, naturalmente, le ragazze se ne accorsero.
“Che succede, mamma?” chiese April, la figlia quindicenne di Riley.
“Qualcosa non va?” intervenne Jilly, la ragazza tredicenne che voleva adottare.
Dal suo posto, dall’altra parte del tavolo, anche Gabriela la guardava con preoccupazione.
Riley non sapeva che cosa dire. La verità era che sapeva che avrebbe ricevuto una telefonata riguardo al Killer della Scatola di Fiammiferi l’indomani, una chiamata che riceveva ogni anno. Non riusciva in alcun modo a toglierselo dalla testa.
Ma non le piaceva portare il lavoro a casa, dalla famiglia. Talvolta, nonostante i suoi migliori sforzi, aveva persino messo i suoi cari in un terribile pericolo.
“Non è niente” mentì.
Le quattro mangiarono silenziosamente per pochi minuti.
Infine, April disse: “Si tratta di papà, non è vero? Ti infastidisce che non sia di nuovo a casa stasera.”
Quella domanda colse Riley un po’ di sorpresa. Le recenti assenze del marito da casa le avevano dato pensiero, ultimamente. Lei e Ryan si erano sforzati molto per riconciliarsi, persino dopo un doloroso divorzio. Ora i loro progressi sembravano sgretolarsi, e Ryan stava trascorrendo sempre più tempo a casa propria.
Ma Ryan non era affatto nella sua mente al momento.
Che cosa diceva questo di lei?
Stava diventando insensibile alla sua relazione che stava fallendo?
Si era arresa?
Le sue tre compagne di cena la stavano ancora guardando, aspettando che dicesse qualcosa.
“E’ un caso” Riley disse. “Mi assilla sempre in questo momento dell’anno.”
Gli occhi di Jilly si spalancarono per l’emozione.
“Parlacene!” disse.
Riley si chiese quanto avrebbe dovuto raccontare alle ragazze. Non voleva descrivere i dettagli dell’omicidio alla sua famiglia.
“Si tratta di un caso irrisolto” lei disse. “Una serie di omicidi che né la polizia locale né l’FBI sono riusciti a risolvere. Ho provato a farlo per anni.”
Jilly stava agitandosi nella sedia.
“Come lo risolverai?”
Quella domanda colpì Riley.
Naturalmente, Jilly non intendeva essere insensibile, al contrario. Era orgogliosa di avere per genitore un'agente delle forze dell’ordine. E aveva ancora l’idea che Riley fosse una sorta di supereroina che non potesse mai fallire.
Riley trattenne un sospiro.
Forse è ora di dirle che non catturo sempre i cattivi, pensò.
Ma si limitò a dire: “Non lo so.”
Era la semplice ed onesta verità.
Ma c’era una cosa di cui lei era consapevole.
Il venticinquesimo anniversario della morte di Tilda Steen sarebbe stato l’indomani, e non sarebbe stata in grado di toglierselo presto dalla mente.
Con sollievo di Riley, la conversazione a tavola si rivolse alla deliziosa cena di Gabriela. La tarchiata donna guatemalteca e le ragazze cominciarono tutte a parlare in spagnolo, e Riley ebbe difficoltà a seguire tutto ciò che veniva detto.
Ma andava BENE. April e Jilly studiavano entrambe lo spagnolo, ed April stava diventando sempre più brava. Jilly aveva ancora difficoltà con la lingua, ma Gabriela ed April la stavano aiutando ad impararla.
Riley sorrise mentre osservava ed ascoltava.
Jilly sembra stare bene, pensò.
Era una ragazza di carnagione scura, ancora molto magra, ma certo non più la trovatella disperata che Riley aveva salvato dalle strade di Phoenix pochi mesi prima. Era calorosa e sana, e sembrava stesse adeguandosi bene alla sua nuova vita con Riley e la sua famiglia.
Ed April stava dimostrando di essere una perfetta sorella maggiore. Si stava riprendendo bene dai traumi che aveva vissuto.
A volte, quando