Aveva preso parte lei stessa ad alcuni di quegli incontri, perciò sapeva che era la verità – quasi sempre.
Inoltre, sentiva di dovergli dimostrare la propria riconoscenza ad ogni occasione. E questo significava non lagnarsi se non si vedevano per giorni e giorni. Significava non prendersela quando lui pretendeva certe cose in camera da letto. Significava non incazzarsi perché, nonostante le avesse comprato un locale, non aveva mai menzionato una sola volta il matrimonio. Danielle era quasi certa che Sam non avesse alcuna intenzione di sposarsi. E per il momento a lei stava bene così, non vedeva motivo di litigare per quello.
Inoltre... cos’aveva da lamentarsi? Aveva finalmente conosciuto un uomo che la trattava come una regina – quando c’era – e adesso lei sembrava a un passo da un successo senza sforzi.
È perché sembra tutto troppo bello per essere vero, e di solito c’è sotto la fregatura, pensò.
Arrivata nella futura zona bar, aprì sul cellulare la piantina del progetto. Segnò dove avrebbe potuto far installare le casse e aggiunse anche un appunto sulla possibilità di aggiungere una vetrata scura sulla parete posteriore. Era in quei momenti che aveva la sensazione che il suo sogno si stesse trasformando in realtà. Che stava davvero succedendo a lei.
“Ehi...”
Si voltò e vide Sam sulla soglia. Le sorrideva e la guardava con l’espressione famelica che aveva spesso quando era su di giri.
“Ehi” ripeté lei.
“Lo so che sembrava volessi liberarmi di te. Ma è vero... nelle prossime settimane tutto ciò che dovrai fare sarà solo mettere qualche firma qua e là.”
“Mi fai lavorare troppo” scherzò Danielle.
“Avevo previsto che l’addestramento della nuova barista ti avrebbe tenuta impegnata molto più a lungo. Non è colpa mia se abbiamo assunto un genio.” Si avvicinò e le mise le braccia intorno alla vita. Danielle doveva sollevare la testa per guardarlo negli occhi, ma per qualche strano motivo questo la faceva sentire al sicuro, le dava l’impressione che lui potesse vegliare su di lei.
“Mangiamo qualcosa insieme, più tardi?” disse Sam. “Qualcosa di semplice. Una pizza e una birra.”
“Per me va bene.”
“E domani... che ne dici se ce ne andiamo da qualche parte? Al mare... in South Carolina un posto del genere.”
“Dici sul serio? Mi sembra un’idea improvvisa e avventata, visto tutto il lavoro che c’è ancora da fare qui. In altre parole... non è affatto da te.”
“Lo so, ma sono stato così preso da questo progetto... mi sono accorto di averti trascurata. Ecco perché voglio farmi perdonare.”
“Sam, tu mi stai dando un’attività tutta mia. Hai già fatto tanto per me.”
“D’accordo, allora diciamo che voglio essere egoista. Voglio allontanarmi da tutto questo e stare nudo e solo con te vicino al mare. Così è meglio?”
“In realtà sì.”
“Bene, allora vai al pub e controlla la nuova arrivata. Passo a prenderti verso mezzogiorno.”
Danielle lo baciò e, anche se Sam chiaramente stava correndo troppo, non le era sfuggito il suo sforzo. Sapeva che per lui era difficile mostrarsi sincero ed emotivo. Vedeva raramente quel lato di lui, perciò quando capitava non si azzardava a mettere in dubbio le sue parole.
Danielle attraversò lo spazio ancora per lo più aperto del vecchio edificio in mattoni che sarebbe presto diventato il suo bar-barra-ristorante. Era difficile pensare che fosse suo, ma era proprio così.
Quando uscì, il sole le sembrava più splendente di quando era arrivata. Sorrise, cercando ancora di capacitarsi di come fosse cambiata la sua vita. Ripensò a Chloe e decise di chiamarla presto. Tutto nella sua vita stava andando talmente bene che poteva tentare anche di recuperare il suo rapporto con Chloe.
Salì in macchina e partì verso l’altro locale di Sam, il locale in cui l’aveva assunta sei mesi prima. Era così distratta dal pensiero di andare via con lui per il fine settimana che non notò l’auto ferma dall’altra parte della strada, che si immise nel traffico dietro di lei.
Se l’avesse notata, probabilmente avrebbe riconosciuto l’uomo alla guida, nonostante non lo vedesse da molto tempo.
Poteva forse una figlia dimenticare che faccia aveva il padre?
CAPITOLO CINQUE
Quando Chloe e Moulton arrivarono all’ufficio di Garcia, il Direttore Johnson era già lì ad attenderli. A quanto pareva, lui e Garcia stavano guardando i fascicoli sul caso; Garcia aveva dei documenti aperti sul computer, mentre Johnson aveva alcuni fogli sparsi sulla scrivania davanti a sé.
“Grazie per essere venuti tanto in fretta” disse Johnson. “Abbiamo un caso in Virginia, in una cittadina dall’altra parte di Fredericksburg, in un prestigioso quartiere. Sarà meglio che per cominciare vi dica che la famiglia della vittima ha legami d’amicizia con alcuni politici molto potenti. Ecco perché hanno chiamato noi. Oltre alla natura raccapricciante della morte, naturalmente.”
Chloe prese posto al tavolo in fondo all’ufficio di Garcia, sperando non si notasse che stava cercando di mettere un po’ di distanza tra lei e Moulton. Sapeva che doveva avere un aspetto radioso, per come erano andate le cose la sera prima e quella mattina. Non era sicura di come Johnson avrebbe potuto reagire ad una loro eventuale relazione, e non ci teneva a scoprirlo.
“Cos’abbiamo?” chiese Chloe.
“Quattro giorni fa, un uomo è rientrato in casa trovando la moglie morta” disse Garcia. “Ma c’è di più. Non solo si tratta di omicidio, la donna è stata assassinata in modo brutale. È stata accoltellata con parecchi colpi – sedici, stando al medico legale. La scena del crimine era un disastro... c’era sangue ovunque. La polizia del posto non ha mai visto una cosa simile.”
Fece scivolare una cartellina verso Chloe, rivolgendole uno sguardo di avvertimento. Chloe la prese e l’aprì lentamente. Dando una sbirciata all’interno, intravide le fotografie della scena del crimine, quindi richiuse la cartellina altrettanto velocemente. A giudicare dal poco che aveva visto, pareva più un mattatoio che una scena del crimine.
“Chi sono questi amici importanti della famiglia?” volle sapere Moulton. “Ha detto che si tratta di qualche politico, giusto?”
“Preferirei non divulgare questa informazione” disse Johnson. “Non vogliamo dare l’impressione che il Bureau faccia favoritismi verso un determinato partito.”
“Quanto è stata coinvolta la polizia locale?” chiese Chloe.
“Hanno avviato una caccia all’uomo in tutto il paese, e hanno richiesto anche l’intervento della Polizia di Stato” rispose Garcia. “Abbiamo chiesto loro di tenere il massimo riserbo. Gli agenti della polizia locale sono comprensibilmente contrariati, perché ritengono che stiamo intralciando un’indagine che è già ben oltre quello a cui sono abituati. Ecco perché voglio che andiate sul posto il prima possibile. Un’altra cosa... ascoltatemi con attenzione: ho pensato a voi due per questo caso visto come avete lavorato bene insieme in passato. Senza contare, Agente Fine, che lei sembra avere un talento particolare quando si tratta di omicidi avvenuti in piccole comunità isolate. Tuttavia, se il caso in sé o le foto la mettono a disagio, se pensa che sia troppo da gestire a questo punto della sua carriera, me lo dica subito. Non la giudicherò per questo, e di certo non costituirà un punto a suo sfavore.”
Chloe e Moulton si scambiarono un’occhiata, e Chloe vide che era ansioso quanto lei di accettare il caso. Senza riuscire a trattenersi, Moulton guardò il contenuto della cartellina. Fece una smorfia sfogliando le foto della scena del crimine, poi lesse il breve verbale, quindi tornò a guardare Chloe e annuì.
“Per quanto mi riguarda, non ci sono problemi” disse Chloe.
“Idem per me”