Amanda Mariel

Credi Nell'Amore


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dai suoi genitori. L'amore non era solitudine e lacrime. E non aveva nulla a che fare con l’egoismo. L'amore doveva essere qualcosa di più, qualcosa come ridere insieme, complicità e calore. Qualcosa di simile a ciò che lei e Drake condividevano.

      Brooke inclinò la testa all'indietro, lasciando che il sole le riscaldasse il viso mentre il cielo blu e il campo di lavanda intorno si fondevano. Il suo cuore esplose, quando incontrò lo sguardo di Drake. Forse l'amore era una gioia continua? Di sicuro era qualcosa che spingeva le persone a stare bene assieme. Ascoltarsi reciprocamente e prendersi cura l’uno dell’altra. E le farfalle nello stomaco, e l’ eccitazione di vedersi. Anche Drake sentiva le stesse cose?

      Lui sembrava felice, quando erano insieme. E riusciva sempre a trovare del tempo per lei. Sperò che il cuore la smettesse di balzarle nel petto, ora che era convinta che lui l’amasse.

      "Sembrate un uccellino, con questo abito svolazzante e la testa piegata all’indietro! – le disse Drake., con affetto – Un bellissimo cigno.”

      “Ma che dite!.” esclamò Brooke, ridendo più forte mentre la lui la faceva girare su se stessa come se volasse. Alla fine, Drake la rimise a terra, appoggiandole le mani sulla vita per impedirle di cadere, e le sorrise con malizia.

      “Ridere vi fa sembrare più bella.” esclamò.

      “Allora, non farò che ridere!” rispose lei, felice. Poi si girò di scatto e cominciò a correre. “Prendetemi, se ci riuscite!” esclamò.

      “Vi prenderò prima che arriviate laggiù!” rispose lui, felice. E si mise a correre verso di lei.

      “Illuso!” disse lei ridendo, mentre sfrecciava via come un missile. Il contatto con il terreno umido e la lavanda odorosa sulle sue caviglie la facevano sentire libera.

      “Presa!” esclamò Drake, arrivando accanto a lei e tenendola stretta per un braccio. A quel brusco contatto, le ginocchia di Brooke si piegarono di sotto ed entrambi caddero sulla terra odorosa. Lei rise, mentre si girava a pancia all’aria e guardava le nuvole bianco latte che si allargavano nel cielo.

      Drake le si avvicinò, e le due teste si toccarono, mentre ognuno dei loro corpi puntava verso direzioni opposte, come i raggi di una ruota della carrozza.

      “Se poteste trasformarvi in un uccello, dove volereste?” chiese lei, ansimando.

      “Dovunque! – esclamò lui, di getto – E voi?”

      Brooke rimase un attimo a riflettere, per trovare le parole giuste. Come poteva dirgli che lei si trovava già dove avrebbe voluto essere? Cioè, con lui? “Vi seguirei. “ mormorò.

      Lui si voltò a guardarla, sorridendo. “Sarebbe meraviglioso! Potremmo vivere insieme fantastiche avventure e visitare tutti quei posti di cui si parla e si scrive. Quanto mi piacerebbe!”

      Brooke si tirò su a sedere, abbracciandosi le ginocchia con le mani. “Peccato che non siamo uccelli, allora!” sospirò.

      “E’ vero – rispose Drake, incrociando le braccia dietro la testa – Però, quando saremo grandi potremmo viaggiare insieme.”

      “Forse.” rispose Brooke, facendosi triste di colpo. Era sicura che, quando lui fosse diventato un uomo, ci sarebbe stata un’altra signora al suo fianco, ad accompagnarlo nelle sue avventure. Si sarebbe sposato e avrebbe messo su famiglia, e lei sarebbe diventata solo un pallido ricordo… se mai lui si fosse ricordato di lei.

      Drake si rotolò su un fianco e la guardò. “Facciamo un patto segreto. Quando sarò maggiorenne verrò a cercarvi. In fondo, l’Inghilterra non è così grande e io sarò Duca!” esclamò, con un sorrisetto malizioso.

      Brooke non ne era affatto convinta, ma decise di reggergli il gioco. In fondo, che c’era di male a sognare un po’? Gli sorrise, lasciandosi vincere dalle sue fantasie.

      “Sì, e poi scapperemo insieme e faremo il giro del mondo!”

      “Perché no? E quando ci saremmo scocciati di visitarlo tutto, voleremo da qualche altra parte!” La guardò con dolcezza. “Da dove vorreste cominciare?”

      “Oh, innanzitutto vorrei vedere Parigi! – esclamò lei, elettrizzata – E poi… l’Egitto!”

      Drake le strinse la mano. “Allora, è una promessa. Vi troverò e vi porterò a vedere Parigi. Sarà la nostra prima tappa. Vi farò fare il giro completo della città, poi vi accompagnerò nelle boutique più eleganti, e infine andremo nei migliori ristoranti e ci abbofferemo fino a scoppiare! E poi, vi farò fare dal migliore sarto della città i vestiti più eleganti per andare a visitare l’Egitto!”

      “Andata! – esclamò lei, stringendogli a sua volta la mano – Sarà divertente! E potremo anche andare a visitare i musei, i club dove si gioca e si scommette, e poi chiaramente vi accompagnerei a caccia! Insomma, vi seguirò come un vero compagno di avventure!”

      Drake la guardava eccitato, con gli occhi verdi che scintillavano.

      “Sì, faremo tutto assieme, mia cara! Sarete la mia compagna in ogni momento della giornata. Voglio che le cose tra noi rimangano come sono adesso!” esclamò.

      “Anch’io lo voglio – rispose lei, mettendosi la mano sul cuore – Non immaginate quanto.”

      Drake le carezzò dolcemente la guancia con la mano – E poi…potremo anche baciarci…” sussurrò.

      Si avvicinò lentamente a lei, e Brooke sentì il cuore esploderle dalla felicità. Prima che potesse rispondere, lui appoggiò le labbra sulle sue e la baciò. Un bacio casto e dolcissimo, che per un attimo oscurò tutto il mondo che avevano intorno.

      Il suo primo bacio d’amore…

      CAPITOLO PRIMO

      Londra, Inghilterra, 1814

      Una folla di gente gremiva Bond Street, mentre Brooke usciva dal negozio di modista. La seguivano a ruota le sue amiche d’infanzia: Narissa, Duchessa di Blackmore, e Hannah, Marchesa di Ramsbury, accompagnate dai rispettivi mariti che, per galanteria, portavano per loro le decine di pacchetti di acquisti.

      Narissa era in attesa del suo primo figlio, e stava facendo di tutto per farsi accettare dalla società bene della città. Voleva assolutamente mostrarsi degna del ruolo che ricopriva. Brooke e Hannah l’avevano accompagnata per aiutarla a scegliere l’abito e l’acconciatura per il prossimo ballo, che lei e il Duca suo marito avevano organizzato a palazzo, per la settimana prossima.

      “Speriamo che andrà tutto bene!” diceva in quel momento Narissa. Brooke la guardò con tenerezza, scuotendo il capo.

      “Vi agitate troppo! Come al solito. Ricordate chi siete. Quella massa di aristocratici si precipiterà al ballo, solo per vantarsi di essere stati invitati dal Duca e la Duchessa di Blackmore!”

      “Brooke ha ragione! – aggiunse Hannah – Le vostre feste sono sempre un successo!”

      Narissa sospirò e si accarezzò il ventre gonfio. “Averli al ballo è facile. E’ della loro opinione su di me e sul mio bambino che mi preoccupo. Sapete bene come possono essere crudeli. Desidero solo che mio figlio non si senta un reietto, tra di loro!”

      “Non state a tormentarvi – le disse Brooke, dandole un colpettino sulla spalla – Questa gente non conta nulla, per voi. Pensate solo al vostro bambino. Angustiarvi a questo modo non gli farà bene.”

      “E’ vero, ma per mio figlio sarei disposta anche a inginocchiarmi ai loro piedi. Purtroppo un titolo non conta nulla, se rimanete da solo, tra le chiacchiere della crema della società.” Narissa si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte. “Seth ed io siamo disposti a tutto, pur di entrare nelle grazie di questa gente.”

      “Ci riuscirete.” le sorrise Hannah.

      Assorta nella conversazione, Brooke per poco non si scontrò con un gruppo di monelli che giocavano allegri