ai suoi… che andavano molto d’accordo.»
«È qui che mi blocco» disse Barnes. «Jeremy Branch e suo fratello maggiore non sono altro che combinaguai. Ho beccato suo fratello due volte per possesso di droga e una per atti osceni nel retro del suo furgone in stradine secondarie. Per quanto riguarda Jeremy, l’ho portato qui solo una volta – per furto minore. Però ho sempre pensato che fosse una questione di tempo prima che diventasse un ospite più regolare.»
«Lui avrebbe qualche bisogno di mentire sulla possibilità che Mercy sia l’assassina?» chiese DeMarco.
«Proprio non lo so. Però… ha parecchio senso, no? La ragazza si stufa dei suoi, li uccide e poi scappa.»
Kate annuì. Ricordò lo scenario immaginato da lei stessa di Mercy che si avvicinava ai genitori ignari e li uccideva entrambi prima che la seconda vittima fosse anche solo sicura di ciò che stava accadendo.
«Da quanto Jeremy vive col fratello?» chiese Kate.
«Non lo so. Per andare sul sicuro, forse un anno, più o meno. Anche prima, però, viveva col fratello a volte. Suo fratello è Randy Branch – un disastro permanente di venticinque anni. I genitori hanno divorziato circa dieci anni fa. Randy si è preso casa sua non appena ha potuto, quella miserabile doppia roulotte ai margini del bosco. Per un po’ penso che Jeremy sia saltato da un genitore all’altro, ma poi la madre si è trasferita con la famiglia giù in Alabama. Dopo, penso che il padre abbia semplicemente smesso di occuparsene.»
«Però vive qui intorno?»
«Sì, sulla Waterlick Road.»
«Ha idea se Jeremy stia mai da lui?»
«Non personalmente. Ho sentito delle voci, però. E una di queste voci dice che Randy fa delle festicciole piccanti. Orge, immagino, non lo so. E non permette che Jeremy se ne stia in giro. Quindi, a quel che ho sentito, nei weekend in cui fa le feste, Jeremy sta col suo vecchio.» Si fermò e poi, quasi con scetticismo, aggiunse: «Non pensate che sia stata Mercy?»
«Lei lo pensa?»
Fece spallucce. «Non voglio crederlo, però sta cominciando a sembrare così. Se devo essere sincero, è una conclusione che avevo cominciato a prendere in considerazione anche prima che arrivaste voi.»
«Teniamo qui Jeremy ancora un po’» disse Kate. «Nel frattempo, pensa che si possa mettere qualcuno a rintracciare l’indirizzo e le informazioni di contatto del padre di Jeremy?»
«Sì, ci metto Foster» disse prendendo il telefono. «Sarà contento di riuscire ad aggiungere qualche altra informazione ai dossier del caso.»
Kate e DeMarco uscirono dalla stanza, tornando nella zona uffici. Parlando sottovoce, DeMarco chiese: «Pensi che Jeremy Branch stia dicendo la verità?»
«Proprio non lo so. La sua storia sicuramente quadra e collega molti puntini. Però so anche che con tutta la droga che abbiamo trovato in quella casa ha tutte le ragioni del mondo di coprirsi il culo e distogliere l’attenzione da sé.»
«Non posso evitare di chiedermi se anche lui non sia stato coinvolto nelle morti» disse DeMarco. «Un ragazzo più grande, che vuole tenere sottochiave una ragazzina più giovane. Se lei odiava davvero i suoi genitori e lui era abbastanza pazzo, non sarebbe un sospettato?»
Era una serie di pensieri promettente, che Kate stessa aveva preso in considerazione. Non l’aveva ancora escluso, sperando che una visita alla casa del padre di Jeremy avrebbe dato loro più informazioni.
«Agenti?»
Si voltarono entrambe e videro Barnes uscire dal suo ufficio. Porse un foglio di carta a Kate e annuì. «È l’indirizzo di Floyd Branch. Un avvertimento dovuto, però… può essere un po’ bastardo. I distintivi e tutto il resto non lo preoccupano.»
«Siamo in pieno giorno» disse Kate. «È sicuro che sia a casa?»
«Sì. Lavora su piccoli motori e roba così nel suo garage.» Barnes controllò il suo orologio e sorrise. «Sono circa le tre e mezza, quindi scommetto quello che volete che ha già cominciato a bere. Se fossi in voi, uscirei di lì presto… prima che sia fradicio. Volete rinforzi? È un montanaro. Non so come altro metterla. Sta per vedere due donne che non conosce e non vi prenderà seriamente.»
«Adorabile» disse Kate. «Certo. Venga con noi, sceriffo. Più siamo meglio è.»
Sinceramente non ci credeva, però sapeva che tipo di persona stava descrivendo Barnes. Ne aveva visti molti di tipi così, soprattutto nel sud. Erano zone rurali in cui gli uomini semplicemente non si erano messi al passo col mondo; non solo disprezzavano le donne, ma erano incapaci di vederle come uguali… anche quando avevano con loro un distintivo e una pistola.
Lasciarono insieme la stazione, puntando all’auto a noleggio del bureau con cui DeMarco era arrivata lì da Washington D.C. Wow, è stato solo stamattina, pensò.
Le fece venire in mente Allen e i piani che aveva cercato di organizzare per loro – una breve fuga nelle montagne a bere vino, passarci la notte, e fare altre cose a letto che non fossero esattamente dormire.
E anche se era ancora piuttosto abbattuta per essersi persa una cosa del genere, era anche disposta ad ammettere che al momento era ugualmente entusiasta, con un caso che le si sbrogliava davanti agli occhi. Aveva ancora del lavoro da fare per mantenere un giusto equilibrio tra la sua vita personale e la sua agenda unica al bureau, ma per adesso aveva la sensazione di trovarsi esattamente dove doveva essere.
CAPITOLO SETTE
La proprietà di Floyd Branch era l’incarnazione vivente di tutti gli stereotipi del sud. Mentre DeMarco immetteva l’auto nel vialetto dal leggero ghiaino, i testi di una dozzina di canzoni country si presentarono tutti nella forma della roulotte, del giardino e dei possedimenti sparpagliati di Floyd Branch.
L’erba era solo leggermente migliore di quella che avevano visto precedentemente da Jeremy. Porzioni del prato attorno alla roulotte almeno erano state tagliate, punti morti si mostravano qua e là. Il tosaerba stesso – un vecchio trattorino tagliaerba con un vano motore arrugginito, era parcheggiato presso un capanno verso il retro della casa. Due inutili furgoni – uno completamente privo del pianale – giacevano su blocchi di cemento accanto a esso. Accanto al capanno c’era una gabbia per cani dall’aria fragile, fatta principalmente di assi di legno, qualche palo di metallo e quella che sembrava una rete da pollaio. Quando DeMarco parcheggiò l’auto e smontarono tutti, due pitbull dentro alla gabbia cominciarono a emettere rumori empi, qualcosa tra l’abbaiare e il ruggire.
Kate, DeMarco e Barnes si erano allontanati di solo qualche passo dalla macchina prima che un uomo di mezz’età dall’aria magra uscisse dal casotto. Aveva con sé una scopa, guardava arrabbiato verso la gabbia e malediceva i cani. Poi si accorse di avere visite. La rabbia scemò e gettò la scopa di nuovo nel casotto, come imbarazzato dall’arnese.
«Ehi, sceriffo.»
«Floyd, ehi a te. Come stai oggi?»
«Bene, immagino. Lavoro sul motore di una vecchia moto da cross per la famiglia Wells. La moto è decrepita. A me sembra uno spreco, ma hanno già pagato, quindi…»
Si fermò lì, chiaramente distratto mentre cercava di vagliare le due donne che stavano su ciascun lato di Barnes. Sembrava sia scosso che leggermente entusiasta. Non perché ci fossero delle donne sulla sua proprietà, ma perché si trattava di qualcosa di inaspettato – qualcosa di nuovo e di fuori dall’ordinario.
«Floyd, queste due signore sono dell’FBI. Vorrebbero farti qualche domanda.»
«FBI? E per che cosa, cavolo? Io non ho fatto niente.»
«Oh, non mi aspetto che le cose stiano diversamente» disse Barnes. «Però dimmi, Floyd: quando è stata l’ultima volta che hai parlato con Jeremy?»
«Ah, merda, cos’ha fatto?»
«Ancora non lo sappiamo» disse Kate. «Forse niente.