Блейк Пирс

Se lei sapesse


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lavorativa eccezionale al lavoro su casi irrisolti. Nulla che sia a lungo termine né a tempo pieno, attenzione. E quando ne abbiamo discusso, il tuo nome è stato l’unico che continuava a tornare all’unisono. Ora, prima che ti entusiasmi troppo, ti prego di sapere che non si tratta di una cosa immediata. Vogliamo ancora che ti riposi. Prenditi un po’ di pausa. Una vera pausa.»

      «Lo posso fare» disse Kate. «Grazie.»

      «Non mi ringraziare, ancora» disse Duran. «Potrebbero volerci dei mesi. E temo che dovrò ritirare l’offerta se ti metti a picchiare uomini molto più giovani di te sui loro portici.»

      «Penso di potermi trattenere» disse Kate.

      Di nuovo, Logan non poté fare a meno di lasciar andare una risatina soffocata, lì accanto a lei.

      Duran pareva altrettanto divertito quando si mise in piedi.

      «Ora… se ci darai davvero assistenza, temo che dovremo rivedere una delle parti meno spettacolari del lavoro.»

      Presumendo che stesse parlando di scartoffie, Kate sospirò. «Moduli? Documenti?»

      «Oh no, niente del genere» disse Duran. «Ho organizzato una riunione per sistemare questa cosa. Ho immaginato che sarebbe stato il modo migliore per tenere aggiornati tutti i canali.»

      «Ah, odio le riunioni.»

      «Oh, lo so» disse Duran. «Me lo ricordo. Però, dai… che modo migliore c’è di darti il benvenuto?»

      Logan ridacchiava accanto a lei mentre si alzavano in piedi e seguivano Duran fuori dall’ufficio. A Kate sembrava tutto stranamente familiare.

      ***

      In realtà non ne venne neanche fuori una brutta riunione. C’erano solo altre tre persone ad aspettarli nella piccola sala conferenze in fondo al corridoio. Due erano agenti, uno un uomo e l’altra una donna. Per quanto ne sapeva Kate non li aveva mai incontrati. Il terzo era un uomo che sembrava vagamente familiare; era piuttosto sicura che di cognome facesse Dunn. Quando Duran chiuse la porta alle loro spalle, uno degli agenti si mise in piedi e allungò istantaneamente la mano.

      «Agente Wise, sono davvero felice di conoscerla» disse.

      Lei gli prese la mano in imbarazzo, e gliela strinse. Nel frattempo l’agente parve capire di aver dato un po’ di spettacolo.

      «Scusi» disse sottovoce tornando rapidamente al suo posto.

      «Va tutto bene, agente Rose» disse Duran prendendo posto a capotavola. «Non sei l’unico che si lascia sbalordire dalla presenza della quasi leggendaria agente Kate Wise.» Lo disse con un po’ di sarcasmo e rivolse un sottile sorriso in direzione di Kate.

      L’uomo che pensava si chiamasse Dunn si alzò tra gli altri due – entrambi chiaramente agenti più giovani. Era una specie di supervisore; era chiaro dall’espressione stoica al completo stirato finemente.

      «Agente Wise» disse Duran, «loro sono l’agente Rose e l’agente DeMarco. Sono partner da circa sette mesi, ma solo perché io e l’assistente direttore Dunn abbiamo avuto problemi a trovar loro un posto. Sono arrivati entrambi con il loro personale set di forze uniche. E se finirai con il prendere la guida di questo caso di Richmond, uno di loro probabilmente verrà assegnato al lavoro con te.»

      L’agente Rose sembrava ancora in imbarazzo, ma rifiutò di spezzare la sua concentrazione. Kate non riusciva a ricordare l’ultima volta che qualcuno era stato così visibilmente scosso nell’incontrarla. Era accaduto più o meno nel penultimo anno della sua carriera, quando qualcuno di Quantico era finito a lavorare con lei per una giornata nei laboratori. Era umiliante ma anche un po’ scoraggiante.

      «Dovrei aggiungere» disse l’assistente direttore Dunn, «che io e il vicedirettore Duran siamo quelli che hanno spinto perché questo programma accogliesse agenti appena andati in pensione. Non so se gliel’ha già detto, ma il suo nome è stato il primo a saltar fuori.»

      «Sì» disse Duran. «Inutile dirlo, apprezzeremmo molto che tenessi la cosa taciuta per il momento. E, ovviamente, che facessi davvero del tuo meglio.»

      «Lo farò» disse Kate. Stava cominciando a capire che adesso si stava facendo un po’ di pressione. Non che le importasse, in realtà. Di solito operava meglio sotto pressione.

      «Fantastico» disse Duran. «Per adesso, vuoi entrare nei dettagli del caso per come li conosci?»

      Kate annuì e istantaneamente tornò nel suo vecchio ruolo. Era come se non avesse mai perso un giorno, figurarsi un anno. Mentre li aggiornava su cosa stava accadendo a Richmond e su come fosse stata coinvolta, l’agente Rose e l’agente DeMarco tennero fisso il contatto visivo con lei, forse studiandola per vedere come potevano lavorare al suo fianco.

      Ma lei non si lasciò distrarre. Mentre passava in rassegna i dettagli del caso, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo.

      Un tempo decisamente migliore rispetto al presente che aveva vissuto.

      CAPITOLO SETTE

      Tre ore dopo Kate e Logan sedevano a un tavolino all’aperto sotto una tettoia in un ristorantino italiano. Logan mangiava un panino di carne mentre Kate mangiava insalata di pasta e si godeva un calice di bianco. Non beveva spesso e quasi mai prima delle cinque, ma quella era un’occasione speciale. Anche la sola idea di una realtà in cui potesse tornare ancora una volta attiva al bureau era fonte di celebrazioni per quanto la riguardava.

      «Allora, su che tipo di casi lavori adesso?» chiese Kate.

      «Tutte cose che ti annoierebbero, ne sono sicuro» disse lui. Ma lei sapeva che gliel’avrebbe detto; gliel’avrebbe detto perché adorava il lavoro proprio quanto lo adorava lei.

      «Sto cercando di beccare dei truffatori che manomettono ATM, più che altro. Praticamente lavoro in partnership con alcuni altri agenti in quello che potrebbe essere un piccolo giro di prostituzione di Georgetown, ma è tutto.»

      «Accidenti» disse Kate.

      «Te l’ho detto. Roba noiosa.»

      «Tutta un’altra cosa quindi rispetto ai vecchi casi irrisolti di cui ha parlato Duran? Che cosa ne sai, comunque? Da quanto tempo cuoce quel progettino secondario?»

      «Da un po’, penso. Sono stato fatto entrare nel giro solo due settimane fa. Duran e altri tipi da porte chiuse stavano facendo domande su alcuni dei casi a cui ho lavorato io che non sono mai stati risolti. Non guardavano alla metodologia né ad altro del genere; chiedevano solo dettagli e documenti.»

      «E non ti hanno dato una ragione?»

      «No. E… aspetta, perché sembri sospettosa? Pensavo che avresti colto l’opportunità al volo.»

      «Oh, lo farò. Però mi viene da chiedermi se c’è un caso irrisolto in particolare al quale sono più interessati. Deve averli spronati qualcosa a questo improvviso interesse per i casi irrisolti. Dubito seriamente che si tratti solo di Duran che cerca un modo per farmi tornare.»

      «Non lo so» disse Logan. «Ne saresti sorpresa. Abbiamo sentito la tua mancanza, qui. Alcuni degli agenti più nuovi parlano ancora di te come se tu fossi una specie di personaggio mitologico.»

      Ignorò il complimento, ancora presa dal corso dei suoi pensieri. «E poi perché chiamarmi lì solo per rimandarmi via dicendomi di volere che mi prenda una pausa prima di cominciare? Mi viene da chiedermi se, qualsiasi sia la vera ragione dietro tutto questo, questa non possa ancora essere approfondita.»

      «Be’, lo sai» disse Logan. «Sulla base del modo in cui stai rimuginando su tutta questa cosa, forse ha ragione lui. Rilassati, Kate. Come ha detto… ci sono tonnellate di agenti in pensione che morirebbero per quest’occasione. Perciò okay, torna a casa. Rilassati. Non fare assolutamente niente.»

      «Mi conosci abbastanza bene da sapere che non sono fatta così» disse. Bevve un sorso di vino, pensando che forse aveva ragione lui. Forse