Блейк Пирс

Il Killer Pagliaccio


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      Riley comprese come si sentiva. Da quanto si erano trasferiti a Lanton, erano stati quasi sempre insieme.

      Invece, l’indomani, avrebbero cominciato entrambi un nuovo lavoro.

      Riley propose: “Forse abbiamo bisogno di fare insieme qualcosa di speciale.”

      “Grande idea” Ryan propose. “Forse potremmo andare al cinema, trovare un bel ristorante e …”

      Riley rise, prendendolo per la mano e facendolo alzare in piedi.

      “Ho un’idea migliore” replicò.

      Lo spinse in camera, dove caddero entrambi ridendo sul letto.

      CAPITOLO DUE

      Riley sentiva il respiro e il battito cardiaco accelerare, mentre camminava dalla fermata della metro fino all’enorme e bianco J. Egar Hoover Building.

      Perché sono così nervosa? si chiese. Dopotutto, era riuscita a viaggiare per la prima volta da sola in una metropolitana, attraversando la città più grande che avesse mai visitato prima di trasferirsi lì.

      Provò a convincersi che non era un grande cambiamento, che stava soltanto andando di nuovo a scuola, così come aveva fatto a Lanton.

      Ma non riusciva a fare a meno di sentirsi timorosa e intimidita. Innanzitutto, l’edificio si trovava sulla Pennsylvania Avenue, proprio tra la Casa Bianca e il Campidoglio. Lei e Ryan erano passati in auto davanti all’edificio all’inizio della settimana, ma in quel momento si rendeva semplicemente conto che stava andando lì ad imparare e a lavorare per le prossime dieci settimane.

      Sembrava quasi un sogno.

      Si diresse all’entrata principale, passò attraverso l’atrio e l’accesso di sicurezza. La guardia all’ingresso trovò il suo nome su una lista di visitatori e le diede una targhetta identificativa da indossare. Poi, la invitò a prendere l’ascensore per scendere di tre piani fino ad una piccola aula.

      Quando Riley trovò l’aula e vi entrò, le furono consegnati dei fogli, che contenevano regole, norme ed informazioni che doveva leggere in seguito. Si sedette in mezzo a una ventina circa di altri tirocinanti, che sembravano avere all’incirca la sua età. Sapeva che alcuni, come lei, si erano appena laureati al college; altri invece ancora no e sarebbero tornati al college in autunno.

      Molti tirocinanti erano uomini, e la maggior parte ben vestita. Si sentì un po’ insicura nel suo tailleur con pantaloni, che aveva acquistato in un negozio al risparmio di Lanton. Era il miglior completo da lavoro che possedesse, e sperava di apparire sufficientemente rispettabile.

      Poco dopo, un uomo di mezza età, dall’aspetto curato, si posizionò di fronte ai tirocinanti seduti.

      Esordì: “Sono l’Assistente Direttore Marion Connor, e sono responsabile per il Programma Estivo di Tirocinio dell’FBI. Dovreste essere tutti molto orgogliosi di essere qui oggi. Siete un gruppo molto selezionato ed eccezionale, scelto tra migliaia di candidati …”

      Riley deglutì rumorosamente, mentre l’uomo continuava a congratularsi col gruppo.

      Migliaia di candidati!

      Quanto sembrava strano. La verità era che non aveva nemmeno fatto domanda. Era semplicemente stata scelta per il programma non appena uscita dal college.

      Merito davvero di stare qui? si chiese.

      L’Assistente Direttore Connor presentò al gruppo un agente più giovane, Hoke Gilmer, il supervisore all’addestramento, che aveva chiamato Riley il giorno prima. Gilmer chiese ai tirocinanti di mettersi in piedi, alzare la mano destra e pronunciare il giuramento dell’FBI.

      A Riley venne un nodo in gola, mentre pronunciava le parole …

      “Io, Riley Sweeney, giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, stranieri e interni …”

      Dovette sbattere le palpebre per non piangere e proseguì.

      Questo è reale, si disse. Sta accadendo davvero.

      Non aveva idea di che cosa l’aspettasse da quel momento in poi.

      Ma era sicura che la sua vita non sarebbe più stata la stessa.

      Dopo la cerimonia, Hoke Gilmer portò gli studenti a fare un lungo giro del J. Edgar Hoover Building. Riley rimase sempre più stupita per via delle grandezza e complessità dell’edificio, e per tutte le diverse attività che si svolgevano al suo interno.

      C’erano stanze destinate agli usi più svariati, un campo da pallacanestro, una clinica medica, una tipografia, molti tipi di laboratori e stanze adibite ad uso informatico, un poligono di tiro, e persino un obitorio e un’officina.

      Tutto la sconvolse.

      Alla fine del giro, il gruppo fu condotto alla mensa, all’ottavo piano. Riley si sentì esausta, quando mise il cibo sul proprio vassoio, non tanto per i chilometri che aveva percorso a piedi, ma per tutto quello che aveva visto e stava provando ad assorbire.

      Quanto di questa meravigliosa struttura poteva sperare di conoscere nelle settimane che avrebbe trascorso al suo interno? Voleva apprendere tutto ciò che poteva, quanto velocemente avrebbe potuto.

      E voleva iniziare subito.

      Mentre reggeva il vassoio, guardandosi intorno in cerca di un posto in cui sedersi, si sentì stranamente fuori posto. Gli altri tirocinanti sembravano già impegnati a fare amicizia e, seduti in gruppi, chiacchieravano entusiasti della giornata che stavano trascorrendo. Si disse che forse avrebbe dovuto sedersi tra alcuni dei colleghi giovani, presentarsi e conoscerli.

      Ma sapeva che non sarebbe stato facile.

      Spesso Riley si era sentita fuori posto, e fare amicizia e unirsi agli altri non era mai stata una cosa naturale per lei.

      E, al momento, si sentiva più timida di quanto ricordasse di essersi mai sentita.

      Ed era solo la sua immaginazione, o alcuni tirocinanti la stavano guardando e facendo commenti sotto voce su di lei?

      Aveva appena deciso di sedersi da sola, quando sentì una voce accanto a lei.

      “Sei Riley Sweeney, non è vero?”

      Si voltò e vide un giovane che aveva catturato la sua attenzione nell’aula e durante il giro. Non era riuscita a fare a meno di notare il suo fascino: un po’ più alto di lei, robusto ed atletico, con corti capelli ricci e un sorriso piacevole. Il completo che indossava sembrava costoso.

      “Um, sì” Riley rispose, sentendosi improvvisamente sempre più timida di prima. “E tu … ?”

      “John Welch. Piacere di conoscerti. Ti direi di stringerci le mani, ma …”

      Lui accennò ai vassoi che entrambi stavano trasportando, e accennò una risata.

      “Vorresti sederti con me?” le chiese.

      Riley si augurò di non arrossire.

      “Certo” gli rispose.

      Si sedettero ad un tavolo l’uno di fronte all’altra e cominciarono a mangiare.

      Riley chiese: “Come conosci il mio nome?”

      John sorrise maliziosamente e disse: “Scherzi, vero?”

      Riley rimase stupita. Si sforzò di non rispondere…

      No, non scherzo.

      John alzò le spalle e disse: “Qui tutti sanno chi sei. Immagino che si possa dire che la tua reputazione ti procede.”

      Riley posò lo sguardo su alcuni degli altri studenti. Come previsto, erano ancora intenti a guardarla e a scambiarsi commenti sottovoce.

      Riley cominciò a capire …

      Devono sapere che cos’è successo a Lanton.