CAPITOLO UNO
Jessie l’aveva quasi preso.
Il sospettato si trovava dieci metri davanti a lei. Entrambi stavano correndo sulla sabbia, che era sorprendentemente fredda sotto ai piedi scalzi. La spiaggia era vuota e Jessie si chiedeva quando sarebbero arrivati i rinforzi. Il sospettato era più grande di lei e se si fosse girato, lei avrebbe dovuto sparargli per mantenere il vantaggio su di lui. Se possibile, voleva evitare di arrivare a tanto.
All’improvviso, quando l’uomo si trovava veramente a distanza di un braccio da lei, parve collassare a terra. Ma poi Jessie si rese conto che stava effettivamente affondando nella sabbia. Nel giro di un secondo, era scomparso del tutto sottoterra, davanti a suoi occhi.
Jessie ebbe appena il tempo di capire che l’uomo era stato inghiottito da una dolina sulla spiaggia, prima di sentire che la sabbia iniziava a risucchiare anche lei. Cercò di aggrapparsi a qualcosa per evitare di cadere nel buco, ma non c’era nient’altro che sabbia. Lo stesso Jessie vi si strinse, mentre pian piano scompariva sotto alla duna.
Quando riprese conoscenza, si accorse di essere all’interno di quella che sembrava una caverna marina. Non aveva ricordi di come avesse fatto ad arrivare lì. Vide che il sospettato che prima stava inseguendo era ora sdraiato prono a terra a pochi metri da lei. Era immobile, probabilmente privo di conoscenza.
Guardandosi attorno, Jessie cercò di orientarsi e capire meglio dove si trovasse. Fu solo allora che si rese conto che si trovava in piedi con le braccia legate sopra alla testa. Aveva i polsi legati con una fune che pendeva dal soffitto della caverna. La corda era così tesa che le punte dei suoi piedi toccavano appena il terreno sotto di sé.
Quando le si schiarirono le idee, un’orripilante consapevolezza la pervase: si era già trovata in quella posizione. Questo era lo stesso identico scenario che aveva vissuto due mesi prima, quando suo padre, il brutale serial killer Xander Thurman, l’aveva catturata e torturata prima che lei riuscisse a ucciderlo.
Si trattava forse di un altro assassinio che lo emulava? Come poteva essere possibile? I dettagli del fatto erano stati tenuti nel massimo riserbo e segreto. Poi Jessie sentì un rumore e vide un’ombra comparire dal fondo della grotta. Mentre la figura avanzava, Jessie cercò di identificarla. Ma l’uomo era in controluce e i tratti del suo volto erano quindi nascosti nel buio. Tutto ciò che Jessie poteva vedere era la sagoma di un uomo alto e magro, e il luccichio della lama che teneva in mano.
L’uomo avanzò e diede un calcio al corpo dell’uomo che prima Jessie aveva inseguito sulla spiaggia e che ora si trovava privo di conoscenza, riverso nella sabbia. Quando il corpo rotolò, Jessie si accorse che non era privo di conoscenza. Era morto. Gli era stata tagliata la gola e aveva il petto ricoperto di sangue.
Jessie risollevò lo sguardo, ancora incapace di vedere il volto del suo aguzzino. Di sottofondo sentiva un sommesso ansimare. Guardò nell’angolo della caverna e notò una cosa che prima le era sfuggita. Una ragazza apparentemente adolescente era legata a una sedia, imbavagliata. Era lei che ansimava e sbuffava. I suoi occhi erano spalancati e colmi di terrore.
Anche questo sembrava impossibile. Era proprio come due mesi fa. Anche in quell’occasione una giovane ragazza si era trovata legata a una sedia. Ma anche quel dettaglio era stato tenuto segreto. Eppure l’uomo che le si stava avvicinando pareva conoscere ogni particolare della dinamica. Ora si trovava a un paio di metri da lei, e Jessie poté finalmente vederne il volto. Sussultò.
Era suo padre.
Era impossibile. Lei stessa l’aveva ucciso al termine di un combattimento brutale. Ricordava come gli aveva spaccato il cranio con le gambe. Si era trattato di un impostore? Suo padre era in qualche modo sopravvissuto? La domanda non aveva importanza, ora che l’uomo stava alzando il coltello preparandosi a colpirla.
Jessie cercò di appoggiare meglio i piedi a terra, in modo da poter saltare e dargli un calcio per spingerlo indietro, ma per quanto si allungasse, non riusciva a raggiungere il terreno con le punte dei piedi. Suo padre la guardò con un’espressione di divertita commiserazione.
“Pensavi che avrei fatto lo stesso errore una seconda volta, farfallina?”
Poi, senza aggiungere una parola di più, calò la lama che teneva in mano, puntandola dritta contro il suo cuore. Jessie serrò gli occhi, preparandosi al colpo mortale.
*
Jessie sussultò sentendo una fitta acuta, non al petto ma alla schiena.
Aprì gli occhi e scoprì di non trovarsi nella grotta marina, ma nel suo letto, zuppo di sudore, nel suo appartamento di Los Angeles. Era seduta.
Si