La prima è che sia spinto a uccidere, e quindi cerca vittime che corrispondano al profilo perfetto per lui per evitare di essere catturato. Per qualche motivo, lo sta facendo ora, all’improvviso; quindi, potremmo cercare un evento scatenante,” disse Zoe, dandosi dei colpetti sul mento con l’estremità della penna. “L’altra possibilità è che sia innescato in maniera specifica da quelle vittime. In quel caso, non sa neanche che le ucciderà fino a quando non arriva il momento.”
“In altre parole, o cerca donne da uccidere intenzionalmente, o uccide puramente in base alle opportunità e in base a qualcosa nelle stesse donne che lo fa scatenare,” disse Shelley, con uno sguardo pensieroso.
“Riflettici.” Zoe scosse la testa, camminando avanti e indietro davanti al cavalletto. “È troppo perfetto per essere così casuale. Una a notte, implica una compulsione. Se fosse spinto a uccidere in base a momenti scatenanti, trascorrerebbe del tempo tra le aggressioni. Resterebbe a casa per qualche sera o, semplicemente, potrebbe non imbattersi in nessuno in grado di innescare il suo istinto omicida. No, questi delitti sono intenzionali e calcolati. Esiste un qualche motivo per il quale doveva uccidere ognuna di loro, una sorta di messaggio o di rituale.”
Fece nuovamente un passo avanti e scrisse un omicidio al giorno: rituale sulla lavagna.
“Cosa ne pensi dei luoghi?”chiese Shelley. “Magari lì c’è qualcosa.”
C’era già una mappa sulla parete, segnata con tre puntine rosse nei luoghi in cui i tre cadaveri erano stati rinvenuti. Zoe la guardò per un attimo, quindi usò il margine di un foglio per collegare i punti. Ne venne fuori una linea retta tra il primo e il terzo punto. Il secondo aveva deviato di poco, ma era comunque sul percorso generale.
“Quali sono quelle città?” Shelley indicò l’estremità del foglio di carta, al di là dell’ultima puntina, verso i centri abitati situati lungo il percorso.
Zoe snocciolò una lista, leggendone i nomi dalla mappa, con una piccola deviazione su entrambi i lati nel caso in cui il loro uomo si fosse allontanato come aveva fatto in precedenza. “Dovremmo metterci in contatto con le autorità di tutte queste città. Assicurarci che siano a conoscenza di cosa potrebbe accadere. Aumentare la sicurezza,e fare in modo che le forze dell’ordine stiano con gli occhi aperti, potrebbe aiutarci a catturarlo.”
Riguardarono entrambe il profilo che avevano elaborato insieme, in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri. Zoe cercò di vedere lo schema. C’erano solo tre elementi che avevano senso per lei: il fatto che tutte fossero donne, la linea temporale o qualcosa che aveva a che fare con i luoghi. Ma cos’era?
Ripensò alle caramelle colorate sparse per terra alla stazione di servizio.Sparpagliate non lontano dal corpo di Linda, nel parcheggio, lungo il percorso che doveva aver preso verso il retro dell’edificio e al ritorno. Era così strano. Era assolutamente probabile che qualche bambino le avesse fatte cadere prima, quel giorno, dopo essersi fermato con i suoi genitori, ma… qualcosa a questo proposito continuava a tormentarle la mente.
Forse si trattava semplicemente dell’incoerenza della cosa. Allegre e vivaci caramelle sulla scena di un brutale omicidio notturno. Sprazzi di colore su un terreno altrimenti macchiato di rosso. Forse non significava proprio nulla.
“Non abbiamo molto,”sospirò infine. “Ma è un inizio. A questo aggiungiamo il fatto che probabilmente si tratta di un giovane uomo, quantomeno sotto la mezza età, in base alle statistiche sull’età alla quale i serial killer iniziano la loro opera, e abbiamo ristretto il campo abbastanza da presentare qualcosa. Chiederò ai medici legali di darci qualche altro elemento concreto in base alle loro conclusioni e potremo almeno fornire una descrizione in base alla quale tenere gli occhi aperti.”
Che non sarebbe stato assolutamente di conforto, pensò, se il killer avesse rivendicato un’altra vittima stanotte. E loro erano ben lontane dal poterci fare qualcosa.
CAPITOLO SEI
Ci sarebbe stato un altro cadavere stanotte.
Era la quarta notte e ciò significava che doveva esserci un quarto omicidio.
Aveva guidato per tutto il giorno, avvicinandosi sempre di più al suo obiettivo. Nonostante se la stesse cavando bene, stava diventando sempre più nervoso man mano che il sole procedeva nel cielo. Una volta scesa la sera, avrebbe dovuto essere nel posto giusto, oppure sarebbe andato tutto in malora.
Non poteva fallire adesso.
Guardò nuovamente il cellulare sul cruscotto, agganciato ad un supporto fissato alle prese d’aria. La mappa online si aggiornava lentamente qui fuori, dove c’era meno segnale su cui fare affidamento. Quantomeno l’autostrada era lunga e diritta e non era necessario fare deviazioni. Non si sarebbe perso e non avrebbe mancato la sua destinazione.
Sapeva esattamente dove andare. Era tutto tracciato per lui, scritto nelle stelle. Tranne il fatto che questo schema era decisamente più preciso rispetto alla moltitudine di puntini tremolanti che brillavano nel cielo notturno, e molto più facile da leggere. Naturalmente, un esperto avrebbe potuto capire quegli schemi, anche lassù. Ma il suo schema doveva essere letto anche da coloro che solitamente non capivano. E lo avrebbero capito, nel momento in cui avesse terminato.
Chi sarebbe stato era un’altra questione. Dove e quando, già, quelle cose erano determinate dallo schema. Ma il “chi” era più di una questione di fortuna, ed era questo che gli faceva agitare la gamba su e giù sul freno, con il ginocchio che rimbalzava e quasi colpiva il volante ogni volta.
Fece un bel respiro profondo, inspirando velocemente l’aria di raffreddamento. Era facile intuire che il sole stava calando nel cielo, ma non era ancora troppo tardi. Gli schemi gli avevano detto cosa avrebbe dovuto fare, e ora lui stava per farlo. Doveva avere fiducia.
I pneumatici della sua berlina ronzavano senza sosta lungo l’asfalto liscio della strada, un costante rumore di sottofondo decisamente rilassante. Chiuse brevemente gli occhi, confidando che l’auto avrebbe proseguito in linea retta, e fece un altro respiro profondo.
Battè le dita sulla guarnizione del finestrino aperto, scandendo un ritmo semplice e ripetitivo, e respirò di nuovo, più facilmente. Sarebbe andato tutto bene. Proprio come quest’auto era rimasta in buone condizioni per tutto il tempo in cui ne era stato il proprietario, sempre affidabile e sicura, gli schemi non lo avrebbero deluso. Finché avesse controllato l’olio e l’avesse portata, di tanto in tanto, a fare manutenzione, avrebbe funzionato. E se si fosse messo nel posto giusto al momento giusto, gli schemi sarebbero stati lì.
Erano tutti intorno a lui: le linee dell’autostrada, che si allungavano e si restringevano diritte in lontananza e gli dicevano esattamente dove andare. Le striature dei cirri, che sembravano puntare nella stessa direzione, lunghe dita che lo incoraggiavano a proseguire. Persino i fiori sul ciglio della strada erano piegati, protesi in avanti in attesa, come bande veloci che divoravano i chilometri sotto le ruote.
Tutto stava andando al posto giusto, esattamente come erano cadute le caramelle, prima di uccidere la donna alla stazione di servizio. Esattamente come gli era stato detto cosa dovesse fare dopo, permettendogli di capire che aveva già trovato il posto e la vittima giusti.
Alla fine, gli schemi gli avrebbero dato una mano.
***
Nonostante tutte le rassicurazioni mentali, il suo cuore stava iniziando ad accelerare in preda all’ansia, mentre il sole iniziava ad andare sempre più giù, scendendo all’orizzonte, e lui non aveva ancora visto nessuno che andasse bene.
Ma ora la fortuna era tornata dalla sua parte; la serendipità di essere nel posto giusto al momento giusto, e di fidarsi del fatto che l’universo avrebbe fatto il resto.
La donna stava camminando all’indietro lungo il bordo dell’autostrada, un braccio proteso di lato, con il pollice sollevato. Doveva essersi voltata non appena lo aveva sentito avvicinarsi; il motore e il ronzio delle ruote avevano rivelato il suo arrivo molto prima che potessero vedersi reciprocamente. Indossava uno zaino apparentemente pesante, con un sacco a pelo