di alzarsi in volo. Sfortunatamente i suoi movimenti non furono veloci abbastanza.
Abbandonò le braccia lungo i fianchi nel momento in cui le manette magiche entrarono in contatto con il suo corpo. Cadde in ginocchio e cercò di dimenarsi per liberarsi dal vincolo. Doveva trovare un modo di fuggire, altrimenti sarebbe finito all’Accademia.
Con la coda dell’occhio notò alcuni suoi vicini che stavano osservando la scena dalle proprie abitazioni. Voleva dimostrare loro che i Fae erano in grado di combattere, ma era impotente, e il dolore gli accresceva nel petto.
Lo strumento magico si era stretto attorno al suo torso e gli fermava le braccia e le mani. Più si divincolava, più il metallo lo feriva. Gli scottava la pelle, ed il ragazzo si chiedeva se l’acciaio si stesse fondendo alle sue ossa dopo che l’elettricità gli aveva bruciato la carne.
“Non ha senso, Ryker. Arrenditi. Sarà più facile se collaborerai” disse l’uomo.
Il ragazzo alzò lo sguardo e rimase scioccato quando i suoi occhi verdi riconobbero il Fae che si trovava ora vicino a lui. Quegli occhi azzurri ed i capelli ramati, così come le ali rosse e nere. “Aidan, sei tu?”
“Sì, sono io. Ascolta, devi calmarti. La magia si dissolverà se smetterai di agitarti. L’Accademia non è così male come pensavamo da ragazzini. Imparerai a controllare i tuoi poteri. Senza una guida non puoi sperare di incanalare le tue abilità e saperle utilizzare”.
Ryker voleva rivolgere un’occhiataccia al suo amico d’infanzia. Sembrava che quest’ultimo stesse recitando un messaggio imparato a memoria. Era impossibile dimenticare le voci secondo le quali gli studenti venivano mutilati in nome di pratiche educative. A volte accadeva anche di peggio.
Il problema era che senza l’accesso alla tecnologia era impossibile appurare se tali dicerie fossero vere o no, a meno che non avesse frequentato l’Accademia. Nello sguardo di Aidan non sembrava essere presente alcuna cattiva intenzione. Doveva voler dire qualcosa, vero?
“Ryker” udì sua madre singhiozzare all’interno della camera da letto del ragazzo. Un altro uomo teneva le mani sulle spalle della donna, e torreggiava sulla sua piccola corporatura tenendo la schiena dritta e con espressione austera in viso. La minaccia era evidente. Gli faceva venire la nausea.
Lo sguardo di Ryker si spostò velocemente attorno a sé mentre il ragazzo soppesò le proprie opzioni. L’area rocciosa sgretolante dove risiedevano i Fae faceva parte di una zona urbana, e rappresentava un anatema rispetto a ciò che potenziava la propria specie.
Vecchie leggende narravano che i Fae crearono Bramble’s Edge originariamente come centro di commercio, ma l’area era composta da quindici isolati circondati da piante ed animali che alimentavano il loro potere. Ryker non aveva mai visto che aspetto avesse il suo vero reame poiché ai Fae non era permesso possedere dispositivi di comunicazione o computer. Tutto ciò che il ragazzo sapeva era che gli esseri umani vivevano in modo molto differente dal loro.
Ryker accompagnava sua madre a pulire le case degli umani appartenenti al ceto medio, i quali erano dotati di maxi schermi su cui potevano guardare dei film, oltre ad altri dispositivi di cui il ragazzo ignorava l’esistenza. Si diceva che i ricchi ne possedessero anche di più.
Aveva a disposizione una sola occasione per scappare e migliorare le condizioni della propria gente. Ryker si rimise in piedi e si spinse al di là della ringhiera sbattendo le ali.
Fortunatamente aveva già spiegato le ali quando lo strumento di contenimento si era stretto attorno a lui, in tal caso non avrebbe avuto altra scelta che andarsene con loro. In volo aveva una vista migliore della cittadina. La sezione dei centauri si trovava ad un isolato e mezzo di distanza, mentre quella dei Barghest, dove si trovavano i loro piccoli complessi residenziali, era situata a margine delle stalle dalla parte opposta della strada.
Definire ‘stalle’ le abitazioni dei centauri era un eufemismo. La zona ricordava un vicolo cosparso di fieno, completato da un’area principale adibita a cucina. L’unico riparo che li proteggeva dalla pioggia e dalla neve era costituito da un tetto sorretto da due muri. Gli edifici dove abitavano i Barghest erano chiusi sul retro e completamente aperti davanti.
Ryker si dovette impegnare molto per sorvolare gli alti palazzi, ma quando lo fece notò l’Accademia e l’oceano che si allargava dietro la stessa. Se fosse riuscito a raggiungere l’acqua allora forse sarebbe potuto arrivare sulla costa libera da regole umane.
‘Sei pazzo? Non c’è altro che una terra desolata. Non vuoi suicidarti, vero idiota?’ lo ammonì la propria coscienza mentre ideò velocemente un piano. No, non voleva suicidarsi, ma gli uomini che l’avevano catturato si erano librati in volo a loro volta, quindi non aveva molto tempo a disposizione per pensare.
Quando passò oltre la sezione degli Asrai pensò che sarebbe riuscito a liberarsi. Cercò di fidarsi del proprio istinto, determinando che cosa sarebbe stato in grado di fare. Sarebbe stato fantastico se avesse potuto far fondere le ombre. Non che in quel momento fossero visibili molte ombre, si disse poi. L’invisibilità sarebbe stata perfetta, l’avrebbe aiutato a scappare.
“Ryker, devi fermarti. Le autorità sono state allertate” disse Aidan dietro di lui. Un istante più tardi si udirono le sirene attraverso la cittadina, ed il ragazzo cercò di mettersi in salvo.
La fascia gli stava costringendo il petto, rendendogli difficile respirare. L’agonia gli faceva vedere le stelle. Ryker accelerò, ed in tal modo schivò la scarica che Aidan cercò di scagliargli addosso.
La bobina cadde a terra innescando una pioggia di scintille. “Possiamo fare di meglio, Aidan. Lasciami andare”.
“Non posso lasciarti andare. È chiaro che i tuoi poteri siano fuori controllo, stanno prendendo il sopravvento sul tuo comportamento, Ryker. Rifletti su ciò che stai facendo”.
Il ragazzo distinse il profilo della massiccia struttura di pietra in lontananza, e la vista distrasse Ryker. Era troppo lontano per vederne i dettagli, ma notò chiaramente che innumerevoli studenti si erano riuniti nel prato anteriore dell’Accademia per osservare la scena.
Nulla nell’aspetto dell’Accademia suggeriva che sarebbe stato pericoloso frequentarla. Sua madre gli aveva raccontato ciò che era accaduto in occasione del conflitto con gli umani, e dell’effetto catastrofico che aveva avuto sulla sua vita.
Il peggiore episodio era stato l'omicidio del Re e della Regina Fae, atto che aveva reso vulnerabile il loro popolo. I Fae erano infatti indifesi, senza qualcuno che ricoprisse il ruolo di governante. Ryker si era chiesto spesso come sarebbe stata la loro vita se avessero avuto un Re. Gli umani non si sarebbero arresi e sarebbero scappati, ma il ragazzo credeva che un Re avrebbe fornito loro uno strumento di difesa.
Le sue ali si stavano facendo pesanti causa lo sforzo continuativo, ma Ryker si rifiutò di arrendersi. Dei rumori provenienti da dietro di sé lo costrinsero a racimolare ogni briciola di energia ed indirizzarla alle proprie ali.
Sbalzò in avanti e si sforzo di volare più velocemente. Il ragazzo tremava nell’aria come un volantino. Delle lame gli tagliarono le ali all’improvviso, catturando immediatamente tutta la sua attenzione. Quando si voltò indietro notò che non gli erano state inflitte ferite visibili, anche se così sembrava.
Ad ogni giovane Fae veniva consigliato di non volare molto poiché attorno a Bramble’s Edge era stato realizzato uno scudo. Fino a quel momento era esistito solo come monito per i più piccoli. Le sue ali si intorpidirono e smisero di funzionare, e Ryker comprese in quel momento la dolorosa verità del fatto che i poteri controllassero le loro vite.
Aidan ed un altro Fae restarono sollevati in volo, guardando Ryker cadere a terra in un groviglio di ali. Con le braccia legate ai fianchi non poteva fare nulla per proteggersi.
Quando il ragazzo si schiantò sul duro terreno, la vista di Ryker si fece nera per qualche secondo. Era riuscito a portare un’ala sotto di sé, mentre il suo fianco aveva colliso con la superficie con così tanta forza da frantumare la pietra.
Al suono di qualcosa che si spezzò seguì una forte agonia. Gli doleva ogni centimetro del corpo, ed era abbastanza sicuro che non avrebbe più potuto usare l’ala sinistra. Per fortuna le