Amy Blankenship

Sangue Che Crea Dipendenza


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più discreto quando combatteva i demoni.

      La creatura sembrava fatta di cuoio consumato, la pelle era tesa e il corpo magro mostrava una struttura muscolare esile ma definita. Il busto sembrava quasi troppo largo perché le gambe lo reggessero, e aveva lunghi artigli neri alle mani e ai piedi. La testa era la parte peggiore, senza capelli né peli, con due lunghe orecchie a punta e un muso simile a quello di un maiale, con due minuscole file di denti aguzzi.

      “È arrivato l’uomo pipistrello.” sussurrò Kane e quasi rise per la sua stessa battuta. Sì, era di cattivo gusto… ma era perfetta per l’occasione.

      Michael rimase sorpreso quando il demone gli saltò addosso, spingendolo contro il muro con un tonfo sordo. I mattoni si sbriciolarono e lui sorrise sibilando.

      “Sei proprio lo spuntino che stavo cercando.” gli disse, sorridendo ancora di più in modo che il demone vedesse i suoi canini.

      “Vediamo chi mangerà chi, vampiro.” la voce del demone era piena di presunzione.

      Michael lo afferrò per il collo e rotolò lungo il muro, ma dovette lasciare subito la presa quando la bocca del demone si aprì e iniziò a colare un liquido trasparente che gli finì sulla manica della giacca. Il liquido bruciò la stoffa come se fosse acido e Michael si tolse subito la giacca. La gettò via e osservò i grossi buchi che vi si stavano formando.

      Poi riportò l’attenzione sul suo avversario e ringhiò, era quella l’intenzione del demone quando aveva iniziato a sputarlo in faccia.

      La creatura rise e si scagliò verso di lui all’improvviso, stavolta brandendo i propri artigli affilati. Michael sussultò quando fu ferito a un braccio e sentì un’intensa sensazione di bruciore nel punto in cui era stato graffiato. Afferrando il demone, rotolarono entrambi giù per i gradini e finirono sull’erba, cercando di prendere il controllo l’uno sull’altro.

      L’acido del demone gli corrodeva la pelle ma le ferite guarivano con la stessa velocità con cui si formavano. Michael godeva del dolore e del fatto che scegliere i demoni più forti fosse sicuramente un’esperienza istruttiva e molto più divertente che ucciderli in modo veloce.

      Afferrò il demone per i polsi e li girò finché le ossa non si ruppero, scricchiolando sotto le sue dita. La testa del demone scattò in avanti con l’intento di morderlo ma Michael lo batté sul tempo, afferrandogli la testa e affondandogli i denti nel collo. Il demone urlò e cercò di graffiarlo con le mani fratturate, ma riuscì a fare ben poco.

      Non aveva ancora prosciugato completamente il demone quando, oltre al suo urlo acuto, sentì un lieve mugolio e girò la testa dietro di sé per guardare in quella direzione. Michael spalancò i suoi occhi neri e un po’ di ametista riemerse in essi quando vide un ragazzino in piedi sotto un lampione, con indosso un completo sportivo e un pallone da calcio in mano.

      Michael allentò la presa sul demone quando realizzò che il ragazzino, inorridito, stava fissando lui e non il mostro deforme che aveva tra le mani.

      Kane si alzò subito in piedi, fissando il demone che era tornato al suo travestimento umano e che adesso stava strisciando sull’erba. “Non pensarci nemmeno, mostro.” sibilò piano, sperando che il demone lo sentisse.

      Il ragazzino non doveva avere più di dieci anni e, poiché quello era un quartiere abbastanza sicuro per gli standard umani, probabilmente stava tornando a casa dopo essere stato con gli amici. Rimpiangeva il fatto che gli umani non sapessero dell’esistenza dei demoni. Se lo avessero fatto, allora avrebbero tenuto a bada i propri figli di notte.

      Un ringhio feroce eruppe dalla gola di Kane quando il demone corse verso il ragazzino, con la chiara intenzione di usarlo come ostaggio da mettere tra sé e il vampiro contro cui stava perdendo. Kane si mosse nello stesso istante in cui si mosse Michael. Saltò dal tetto atterrando sul marciapiede e afferrò il ragazzino proprio mentre Michael braccava il demone a terra e spingeva la sua brutta faccia contro l’asfalto.

      “Non ci pensare neanche.”. Michael non riusciva a controllare la propria rabbia… era uno dei motivi per cui odiava i demoni. Il loro bisogno di catturare i bambini lo disgustava, tutti quelli che avevano tolto la vita agli innocenti meritavano la morte più dolorosa che si potesse immaginare.

      Poiché quella rabbia alimentò la sete di sangue, Michael scoprì i canini in un sorriso perfido, poi li affondò nella nuca del demone. Ringhiò soddisfatto quando sfiorò l’osso della spina dorsale.

      Il demone si dimenava a terra, con l’acido che gli gocciolava dagli artigli nel vano tentativo di liberarsi. Essi lasciarono dei profondi solchi sul marciapiede, accompagnati dal rumore sibilante di quella sostanza corrosiva.

      “Shhh, va tutto bene. Ti tengo.” sussurrò Kane, nascondendo il viso spaventato del ragazzino contro il proprio collo per non fargli vedere più di quanto non avesse già visto. I versi del demone erano già sufficienti a fargli venire gli incubi, probabilmente… dunque non c’era bisogno di aggiungere l’elemento visivo.

      Voleva assicurarsi che Michael avesse tutto sotto controllo prima di andarsene con il ragazzino, ma fu allora che la terra iniziò a tremare, facendo esplodere i vetri di alcune finestre e i lampioni. Gli allarmi delle auto iniziarono a suonare insieme ai clacson e alcune case tremarono fin dalle fondamenta.

      Kane strinse un po’ più forte il ragazzino e si nascose nell’ombra quando anche l’ultima traccia di ametista svanì dagli occhi di Michael, e l’oscurità che era rimasta si trasformò in rosso sangue. Scosse la testa, sapendo che adesso c’era più di un mostro in quel cortile.

      Michael chiuse gli occhi e si ritrasse, rifiutandosi di assorbire i residui della forza vitale della creatura. Si prese un momento per assaporare i versi del demone che si lamentava pietosamente, graffiando ancora l’asfalto. Non provando pietà, Michael lo morse e gli spezzò il collo. Quando si alzò e lo guardò, notò che il suo corpo era ancora contratto e gli occhi ancora spalancati per la paura.

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