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Ione non andò molto lontano. Poiseidone si avventurava raramente sulla terraferma ed era più tollerante se veniva convocato entro i confini del suo regno liquido che, al momento, consisteva in tutti gli oceani, i mari, i fiumi ed i laghi del pianeta. Con Oceano imprigionato insieme alla maggior parte dei Titani, il dio del mare dell’Olimpo si gustava il proprio potere e il fatto di non dovere condividerlo con molti altri membri del pantheon. Nereo, il padre di Ione, era diventato una specie di eremita ed erano secoli che non si faceva vedere- neppure dalle sue figlie- e ciò poteva avere influenzato la loro tendenza a gironzolare da sole.
Con un po’ di fortuna, Ione si avvicinò ad un relitto, spezzato da anni di deterioramento. All’interno trovò una scheggia di legno appuntita e la usò per farsi un piccolo taglio nell’avambraccio, stringendo i denti al dolore momentaneo. Mentre il sangue fuoriusciva e si diffondeva nell’acqua come gesto di tributo, parlò l’antica lingua del suo popolo, invocando il dio del mare. Pochi minuti più tardi, quando il taglio sul braccio era già guarito, il fondo dell’oceano rimbombò leggermente ed un uomo apparve sul ponte spezzato della nave. Non aveva la pinna come lei; al contrario, si eresse davanti a lei in una corazza a scaglie fatta di pelle di coccodrillo e tenendo in mano il tridente d’argento. Aveva i capelli scuri tagliati corti e lei non lo aveva mai visto con la barba, come era spesso raffigurato dagli uomini nelle sue statue ed immagini.
“Ah, Ione.” Poseidone si guardò intorno, parlandole nella mente. “Siamo lontani da casa oggi, vero?Questa è la costa dell’Inghilterra.Cosa ti porta nel mare del Nord?”
Quindi ecco dove era finita. Si rimproverò mentalmente per essere stata talmente concentrata a salvare James da mettersi a parlare inglese con lui senza accorgersene realmente.
“Sì, io...Ho deciso di vivere per conto mio come molte delle mie sorelle prima di me. E ti ho chiamato per un’ultima richiesta, prima di andare.” Anche se aveva preso la propria decisione sulla terraferma, esprimerla a parole la fece esitare. Ione non ea famosa per la propria spontaneità, eppure questa volta sentiva lo strano impulso di seguire il proprio cuore. Non voleva arrivare al punto da considerare la sua attrazione ed il legame con James come amore a prima vista, ma c’era qualcosa in lui che la attirava come non le era mai successo prima. Non era solo il desiderio di accoppiarsi. Era qualcosa di più.Qualcosa che doveva ancora capire.
Il dio sbattè rapidamente gli occhi, colto di sorpresa, ma abbassò il tridente rivolgendo in avanti le tre punte acuminate. “Ti ascolto.”
“Ho salvato un umano che era ferito ed era stato lasciato ad annegare. Vorrei che guarisse e che tornasse integro.” Aggiunse rapidamente, “E in cambio sono assolutamente pronta a barattare la mia immortalità con la natura umana.” Non voleva che il dio pensasse che lei chiedesse favori senza sacrificarsi in cambio. Il dare doveva uguagliare il ricevere. A meno che un dio non volesse concedere un dono o una ricompensa, le richieste comportavano un prezzo elevato.
Poseidone sollevò le sopracciglia scure. “Sai qualcosa di questo umano?Forse c’è una ragione se lo hanno lasciato a morire. Potrebbe avere mentito riguardo a ciò che gli è successo, per ingannarti. I maschi di qualsiasi specie sono interessati solo a una cosa per quanto riguarda le femmine belle, e gli uomini sono la specie più ingannatrice di tutte.”
Ione si allontanò un po’ a nuoto. Non lo aveva considerato. Comunque, aveva sempre saputo riconoscere l’energia negativa. Non c’era niente in James che la facesse dubitare della sua onestà. Se era una sciocca, pazienza. Era partita in cerca di avventura e cambiamento ed avrebbe mentito se avesse detto che non voleva accoppiarsi con lui-ma non voleva nemmeno dover affogare un uomo che aveva salvato proprio da quel destino, quando tutto fosse finito.
Inoltre, non poteva continuare a camminare tra gli umani, come aveva sottolineato James. Non aveva un posto da considerare casa sulla terraferma, né una famiglia alle spalle, e non conosceva nessuno a cui fare visita per comportarsi bene prima di combinare qualcosa. Avrebbe avuto bisogno di James, per adattarsi ad una vita fuori dalle onde. E se non le fosse piaciuta, sarebbe scappata di nuovo. Vivere un’avventura- anche se il pensiero di lasciarlo così presto le faceva un po’ male al cuore.
“Ho preso la mia decisione.”
Poseidone sospirò. “Non sarebbe meglio se ti accoppiassi con lui e poi io ti cancellassi la memoria, così non dovresti ucciderlo?Le tue sorelle parlano troppo. Sei l’unica Nereide a non avere mai avuto un vero compagno. Prima o poi dovrai farlo, e se questo è ciò che ti trattiene...”
Lei alzò una mano per fermarlo, irritata per la ramanzina, anche se se l’aspettava. “Innanzitutto, non devo accoppiarmi con nessuno se non lo desidero. Sono riuscita a soddisfare i miei bisogni da sola.” Solo perché le ninfe erano creature sensuali che avevano bisogno di stimoli per prosperare, non significava che avessero bisogno di qualcuno di specifico per procurarseli. Beh, non era completamente vero. Le ninfe mortali spesso avevano bisogno di un partner. Quelle immortali, cioè quelle nate nell’immortalità, potevano far fronte alle proprie necessità senza molti problemi.
“Salvatemi dalle femmine testarde.” Il dio alzò gli occhi al cielo. “Dov’è questo umano? Portami da lui.”
Ione nuotò in direzione della costa, infrangendo la superficie, sollevata quando scorse James proprio dove lo aveva lasciato. La sua gioia si trasformò in panico quando si rese conto che lui non si muoveva. Poseidone apparve sulla spiaggia al fianco dell’umano e lo spinse con l’estremità del tridente.
“E’ vivo?”, chiese Ione trasformando la propria coda in gambe ed uscendo dal mare. La magia agiva al massimo per qualche ora, per questo aveva bisogno dell’aiuto di Poseidone se voleva rimanere per sempre sulla terra. “Stava bene quando l’ho lasciato, anche se soffriva molto.” Si morse il labbro al pensiero di avere sottovalutato il suo stato e che lui fosse morto mentre lei era via.
Il dio del mare si grattò il mento guardando di nuovo James. “Ha perso un sacco di sangue dalla ferita, anche se, chiunque l’abbia provocata, ha fermato il sanguinamento subito dopo bruciando la pelle, come se non avesse voluto che lui morisse veramente. E’ molto strano.” La guardò. “Dici che è stato abbandonato ad annegare? Forse è stato gettato fuoribordo?”
Ione si fece piccola. Sembrava doloroso. Nonostante le proprie valide cure, non era mai stata ferita, a parte un taglio o un graffio qui e là. Quindi non sapeva giudicare il livello di agonia che lui stava sopportando. Voleva scoprire chi gli aveva fatto ciò e farlo soffrire al suo posto. “Non saprei. Forse si è tuffato per scappare.” Ione riusciva a scorgere a malapena il suo petto che si alzava ed abbassava, dimostrando che stava ancora respirando. “E’...salvabile?”
Poseidone fece un verso dal fondo della gola e si strinse nelle spalle. “Forse. Ma vorrei valutare questo umano, prima di concedergli qualsiasi dono”. Incontrò lo sguardo di Ione. “Oppure lasciarti con lui. Nonostante cosa tu pensi che sia meglio, non hai mai passato del tempo con gli umani.”
Detto questo, batté con la base del tridente sulla sabbia per tre volte, poi si voltò a guardare l’oceano. Pochi istanti dopo, apparve Tritone, immerso nell’acqua fino alla vita e arricciando le labbra alla vista del corpo incosciente di James. “Cos’è quello?”
“Il cucciolo umano di Ione”, disse Poseidone con un tono annoiato. “Vieni a riva e valutalo, per favore.”
Esalando l’aria in modo esagerato, il dio biondo trasformò le proprie pinne in piedi e salì sulla riva con gambe umane, coprendosi per magia con la stessa corazza di coccodrillo di Poseidone.
Tritone portava i capelli lunghi, di un colore simile a quello di Ione. Lei aveva sempre pensato che i propri colori assomigliassero più a quelli delle figlie di Tritone che di Nereo. Le Nereidi erano talmente brillanti, con i capelli e le scaglie di diverse varietà di verde, blu, viola, ecc..., mentre il suo colore dorato e giallo la faceva apparire slavata e pallida in confronto. Era stata presa in giro senza pietà per questo da piccola. Anche le sue sorelle che vivevano senza coda sulle coste delle isole disabitate o poco popolate,