voluto dirgli che lo sapeva già. Aveva sentito la camionetta arrivare, e per questo si era diretta in gran fretta verso l’ospedale. Ogni giorno era peggio. Presto avrebbero avuti tanti di qui feriti da non sapere più dove metterli!
Si legò frettolosamente il suo grembiule da infermiera. Ben presto, sarebbe diventata lorda di sangue e di sporcizia, e voleva provare a difendere uno dei suoi pochi vestiti. Non disponeva di un nutrito guardaroba, e chiaramente nei pressi non era possibile trovare un emporio o anche una sarta che rammendasse i suoi abiti.
In quel momento, il medico si era avvicinato ad un tavolo operatorio, dove giaceva un uomo in stato semi comatoso, a causa della quantità di sangue perduto. Ma sembrava uno dei feriti meno gravi. Raggiunse il medico per aiutarlo. L’uomo ferito aveva i capelli castano dorati completamente imbrattati di sangue. La maggior parte del suo corpo nudo era coperta da un lenzuolo, ma qualcosa in lui attirò l’attenzione di Victoria. Gli guardò il viso e…rimase senza fiato quando lo riconobbe. Era William!
Temeva che non lo avrebbe mai più rivisto e ora, il ritrovarlo in quelle condizioni, confermò le sue paure. Ciò che notò era che l’uniforme che indossava, e che giaceva a un lato della barella, era Francese! Si sentiva tremendamente angosciata e confusa, ma lavorò alacremente insieme al medico per fermare l’emorragia. Il loro sforzo fu premiato e, dopo un’ora, l’uomo fu ritenuto fuori pericolo e la ferita venne ricucita.
Per fortuna c’era ancora qualche lettino libero, e William fu trasferito in uno di quelli. Victoria andò a lavarsi un attimo e poi prese posto al suo capezzale. Doveva cercare di tranquillizzare William, altrimenti non avrebbe riposato. Doveva vivere, doveva! Non era così che aveva immaginato il loro prossimo incontro. E lui, aveva ricevuto la sua lettera? Era stata tormentata dall’ansia, per tutto quel periodo, temendo che la lettera non gli sarebbe stata recapitata! E ora, eccolo lì, ferito! Si rifiutava di pensare che lui sarebbe morto e che la loro storia sarebbe finita! William , in quei pochi mesi, era diventato troppo importante per lei. Sentiva il cuore come un masso pesante nel petto, che le impediva di piangere. Ma piangere non avrebbe aiutato nessuno dei due, quindi si costrinse a farsi forza.
“Vi riprenderete! – gli sussurrò, ma parlava più a se stessa che a lui. Cercava disperatamente di aggrapparsi ad una piccola speranza, non le restava altro da fare! Qualsiasi altro pensiero era inconcepibile per lei! Chiuse gli occhi e si appoggiò alla testata del letto. Voleva solo rinfrancarsi un attimo, ma la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò profondamente.
“Ecco la bella addormentata – esclamò la voce di un uomo. Era roca ma sembrava lievemente divertita. - “Vi bacerei per svegliarvi, come un bravo principe azzurro, ma temo di non avere abbastanza forza per muovermi.”
Victoria si tirò su di colpo e si stiracchiò. I muscoli le dolevano. “Non volevo addormentarmi! – disse. “Beh, neanche io avrei voluto sparare, ma purtroppo ci sono delle cose che proprio non si possono evitare.” – rispose lui.
Lei si accigliò. “Non c’è nulla da ridere in questo.”
“Sì, è vero! – cercò di ridacchiare William, ma subito ansimò per lo sforzo – Perdonate, ho cercato di regalarvi un po’ di buonumore.” La guardò e divenne subito serio. “ Mi siete mancata.” mormorò.
Lei provò a non guardarlo: cavolo, ma perché si era innamorata di lui? Cercò di cambiare argomento. “Perché indossate un’uniforme Francese? – chiese, indicando i calzoni, che erano l’unica cosa che gli era rimasta addosso.
Lui sospirò: “E’ una faccenda complicata.”
Victoria temeva la sua spiegazione, ma probabilmente aveva capito: William era una spia! La cosa un po’ la emozionò e le sembrava anche surreale, ma era l’unica spiegazione plausibile. Altrimenti, perché un Americano si sarebbe arruolato in una guerra che non lo riguardava?
“Capisco – disse lei. O era estremamente coraggioso, oppure era un pazzo. Forse era entrambe le cose. In ogni caso, Victoria provò un grande rispetto per lui. Quella guerra era una cosa da pazzi…beh, più o meno come tutte le guerre. Ma lei, in un modo o nell’altro, cercava di rimanerne fuori. Era come se stesse vivendo in un brutto sogno, e forse la parte che recitava William poteva rivelarsi utile a farlo terminare prima. Sapeva bene l’importanza delle spie, in tempi come quelli. E benché odiasse il loro ruolo, tuttavia non riusciva a condannare William per il fatto che fosse una di loro. Lui stava solo interpretando qualcun altro, come in una recita, e alla fine della guerra sarebbe tornato se stesso! Lei non l avrebbe certo giudicato, per questo.
“Ne dubito – rispose amaramente lui.
“Vi assicuro che è così. Comprendo più di quanto crediate. – disse lei. E lo fissò dritto negli occhi. “Purtroppo siamo in guerra e, dall’ultima volta che ci siamo visti, ne ho vissute di tutti i colori.!” Erano trascorsi solo sei mesi da quel momento, eppure le sembrava che fosse trascorsa una vita! Tutto quel sangue, e il lavoro all’ospedale, l’avevano come indurita. Victoria sapeva che, anche quando tutto fosse finito, mai avrebbe dimenticato gli orrori che aveva veduto e che, probabilmente, l’avrebbero perseguitata per il resto della sua vita.
Lui annuì col capo. “Allora, meglio non parlarne – disse con tristezza. William sembrava capire. Victoria si sentì confortata da questo.
“Sì, è meglio che tenga la tristezza solo per me. Ora voi mettetevi giù e riposatevi. Dovete pensare solo a guarire!” esclamò alzandosi e rimboccandogli le coperte.
Stava cercando di allontanarsi emotivamente da lui. Ancora un po’ e si sarebbe ritrovata perdutamente innamorata di quell’uomo, una spia! Non poteva permettersi di soffrire tanto! Sapeva che la maggior parte delle spie non aveva fatto più ritorno a casa e che quelle poche che ci erano riuscite…erano rimaste segnate per sempre.
Dicembre 1915
William s’infilò la giacca e se l’abbottonò. Doveva essere presto in un certo posto, e avrebbe dovuto camminare a piedi per mezza giornata, prima di arrivarci. Sapeva che i suoi compagni avrebbero fatto lo stesso. Fino a quando Lord Julian Kendall non si era recato a New York, William non aveva ancora capito di essere entrato a far parte della rete di spionaggio Britannica. Comunque, quella conoscenza poteva tornargli utile. Avrebbero discusso di molte cose, di lì a poco, e forse sarebbe riuscito a convincerlo di mettere in salvo anche sua sorella Brianne, e di allontanarla il più possibile. Odiava l’idea che lei s’innamorasse di un uomo costantemente in pericolo di vita!
“Dove state andando? – gli chiese Julian.
“Parigi – rispose laconicamente William.
“Oh, davvero? – esclamò Asher, marchese di Seabrook – Andate a fare conquiste?”
William ridacchiò: “Beh…più o meno. Devo recarmi presso un ospedale da campo, dove ho conosciuto un’infermiera per cui…provo dei sentimenti, anche se mi riesce difficile farvene partecipi.”
“Ciò può interessare solo Ash – intervenne Julian – Personalmente, non mi attirano molto le infermiere da campo. Allora, buon viaggio, amico mio. Vi accompagnerei volentieri, ma purtroppo devo assicurarmi che questo pazzo rimanga vivo, fintanto che sarete via. Sapete che si mette sempre nei guai!”
William annuì. “Se avrete bisogno di me…” “Sapremo come trovarvi – lo interruppe Julian – Correte dalla vostra infermiera! Presto sarà Natale, e mi auguro che questa pazza guerra finisca prima. Avrei cose più gradevoli da fare, che farmi ammazzare!”
William si trattenne dal chiedergli cosa provasse realmente l’amico per sua sorella. L’amava? Ma convenne con se stesso che non era il momento per queste confidenze. Magari, quando fosse tornato da Parigi…Julian era un brav’uomo e, in circostanze più favorevoli, avrebbe gradito il suo corteggiamento a Brianne. Ma, fintanto che fosse durata la guerra, era sua intenzione tenerlo il più possibile lontano da lei. In cuor suo si sentiva tremendamente egoista, per il fatto che lui andava a trovare Victoria e nel contempo negasse