Virginie T.

Fuggi, Angelo Mio


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e Léon si sono lasciati dopo qualche mese. Attenzione, lei sta facendo progressi: di solito, dura qualche settimana. E' un peccato, perché Léon mi piace molto. Ci siamo visti molte volte per delle uscite a quattro e devo ammettere che è nata una vera amicizia tra noi. Ancora oggi, anche se non sta più con Lilas, continuiamo a vederlo. D'altra parte, lui è l'unico amico con il quale mi posso veramente confidare, senza che mi giudichi. E' diventato un po' il mio confidente e non  potrò mai ringraziarlo abbastanza per esserci sempre per me, in ogni circostanza. Dopo l'ennesimo litigio con Brandon, mi ha annunciato con un tono scherzoso che dovrei lasciarlo, per mettermi con lui. Adoro Léon, ma non riesco a considerarlo in questo modo. Nonostante i nostri litigi, sono innamorata persa di Brandon ed ogni volta le nostre dispute sono come dei pugnali che mi trafiggono il cuore. Anche oggi, ho paura di varcare la soglia per annunciargli che mi sono fatta licenziare dal mio posto di baby-sitter. Mi ero detta che questo lavoro sarebbe stato un buon allenamento per diventare genitore, ma i genitori in questione, per i quali lavoravo, non amavano la mia presenza a casa loro. Cioè, soprattutto la donna, che sospettava suo marito di nutrire delle fantasie su di me. Tutta colpa della gelosia! Intanto mi ha licenziata da un giorno all'altro, dopo aver sopreso suo marito che mi fissava le chiappe, quando mi sono chinata per raccogliere un giocattolo ed ora lo devo annunciare al mio fidanzato, che se ne frega altamente dei motivi dei miei licenziamenti. Tutto quello che riesce a vedere, è che sono senza lavoro, punto a capo. Il mio telefono suona, dandomi un pretesto per ritardare il litigio che si preannuncia, e riesco a sorridere quando vedo il nome che appare sullo schermo.

      «Ciao.»

      «Ciao, bella Mal. Cosa mi racconti?»

      Mi lascio sfuggire dalle labbra un sospiro profondo, mentre le mie spalle di abbassano.

      «Mallory?»

      «Mi sono fatta licenziare.»

      Una prima lacrima mi scende dalla guancia a tutta velocità. La prima di una lunga serie che cerco di trattenere da quando sono uscita dalla casa dei miei ex- datori di lavoro.

      «Dai, Mal, non piangere, mia bella. Sai che non lo sopporto. Raccontami cosa è successo.»

      «Il marito mi ha guardata una volta di troppo senza essere discreto e ciò non è piaciuto molto a sua moglie!»

      «Ok, Ok, calmati. Non è colpa tua, bella mia. Non potevi farci niente, se quel tipo era incapace di controllare la sua libido di fronte alla tua bellezza. I loro rapporti matrimoniali non ti devono interessare. Sono loro che hanno una faccenda da sistemare. Dai, smettila di piangere.»

      Singhiozzo senza riuscire a smettere e mi chiedo come riesca Léon a capire quello che gli racconto.

      «Cosa dirà Brandon? Litigheremo di nuovo e…»

      «Smettila, Mal. Brandon ti ama e se non è capace di accettarti come sei, allora non ti merita. Sei una ragazza stupenda e qualsiasi uomo sarebbe felice di stare con te, d'accordo?»

      Ho sempre il morale a terra, ma Léon ha la capacità di risollevare il mio ego. Respiro varie volte profondamente per riprendermi.

      «Grazie. Mi ha fatto bene allentare la pressione.»

      «A tua disposizione. Te l'ho già detto: ci sarò sempre, per te. Puoi chiamarmi notte e giorno.»

      Non so come rispondere a tanta gentilezza. Qualche volta, penso che si aspetti qualcosa di più di quello che posso dargli, ma molto egoisticamente non voglio che si allontani da me.

      «Grazie ancora. Ora devo andare.»

      «Chiamami più tardi per dirmi come è andata. Arrivo nel giro di un minuto, se hai bisogno di me.»

      Non gli rispondo. Non sono sicura che sarò in grado di chiamarlo,  dopo la conversazione che mi aspetta.

      «Promettimelo, Mal.»

      «Ci proverò.»

      Chiudo la conversazione prima che insista ancora. Lo sto già coinvolgendo troppo nei miei problemi di coppia. Ormai è tempo che io mi comporti da adulta e che mi assuma la responsabilità delle mie azioni.

      Nonostante le buone intenzioni, entro in casa a malincuore. Brandon è già lì, sul divano, con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo fisso su di me. E' evidente che mi sta aspettando.

      «Ciao!»

      «Sei rimasta di nuovo senza lavoro?»

      Provo un brivido involontario, mentre mi tolgo le scarpe. Cerco di guadagnare tempo, ma lui non è dell'uomre giusto per lasciarmi respirare.

      «Inutile tergiversare. Sei rimasta mezz'ora in macchina. Cercavi un modo per darmi di nuovo questa notizia?»

      «Non è colpa mia, Brandon…»

      Non mi lascia nemmeno finire la frase, si raddrizza bruscamente ed alza le braccia al cielo.

      «Non è  mai colpa tua, Mallory. Tu non c'entri mai niente, ma il risultato è lo stesso: sei di nuovo senza lavoro e tocca di nuovo a me occuparmi di tutto, dalle bollette alla spesa, senza contare la benzina della mia macchina che tu usi sempre per andare a degli appuntamenti che, ancora una volta, non porteranno a niente.»

      E' la prima volta che mi accusa di essere una mantenuta ed io la prendo molto male, è il minimo che si possa dire.

      «Mi dispiace molto essere un peso per te. Pensavo che, vivendo insieme, le coppie facessero fronte comune, ma è chiaro che mi sono sbagliata.»

      Lui alza la voce, diventando sempre più irritato ed andando avanti e indietro davanti a me.

      «Fare fronte comune non significa che io debba pagare tutto, mentre tu te la spassi.»

      Anche io inizio ad irritarmi per queste reazioni esagerate.

      «Perché secondo te, io non farei niente? Passo il tempo a cercare lavoro!»

      «Esattamente, Mallory. Non fai altro che cercare. Tuttavia, ne trovi sempre meno e le poche volte che riesci a farti assumere, tieni il posto per al massimo una settimana prima di andartene e ricominciare. Non la finisci mai ed io ne ho abbastanza!»

      Non so più se sia meglio ridere o piangere. Non ne posso più di vedere la nostra relazione vacillare per così poco. Perché per me, sono assurdità. La cosa più importante è amarsi e la nostra coppia dovrebbe diventare più forte attraverso le prove che affrontiamo. Al contrario, il nostro rapporto si infrange davanti ad ogni ostacolo ed ho paura che ben presto non ne resterà un granché, nonostante tutto il nostro amore. Allora tiro fuori la prima idea che mi passa per la mente.

      «Dovremmo fare un bambino. Senza aspettare.»

      Quelle parole hanno il merito di frenare il suo slancio, poi posa di nuovo lo sguardo su di me. Cerco di spiegarmi prima che la collera lo assalga di nuovo e che smetta di ascoltarmi.

      «Perché aspettare? L'hai detto tu stesso. Io sono pronta. Avrei tutto il tempo  per occuparmene. Quello che conta, è che ci amiamo e che questo bambino ne sia la prova.»

      Brandon scoppia in una risata fragorosa che risuona nel nostro soggiorno scarsamente arredato.

      «Mi stai proponendo di fare un bambino e di occupartene mentre io mi affanno come un pazzo per mantenere te e la tua prole?»

      La mia prole? Mi va di traverso la saliva e mi lascio cadere subito su una sedia, prima di cadere a terra.

      «Perché non penserai veramente che io abbia  ancora intenzione di fare un figlio con te, vero? Dopo tutti questi litigi, pensi veramente che io abbia voglia di impegnarmi seriamente con te?»

      I suoi occhi sono gelidi mentre mi scruta, aspettando la mia risposta. Tuttavia, cosa potrei rispondergli? Mi rendo conto di non avere capito l'ampiezza del fossato che si è  creato tra di noi. Ho pensato che fosse qualcosa di passeggero, che saremmo riusciti a superare tutto. Invece, ero ben lontana dalla verità. Non posso fare altro che mormorare, con la voce che mi si blocca in gola.

      «No, suppongo di no.»

      Brandon è stanco. Si lascia cadere di peso sul divano, facendolo scricchiolare, mentre riprende a parlare con un tono triste.

      «Onestamente, Mallory, non sono nemmeno più sicuro di voler