Annie Vivanti

Gioia!


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No. Sono poeta; e sono donna. Questa duplice sensibilità mi rende quasi timida davanti alle grandi emozioni spirituali.... ecc. ecc.

      (LUI)

      Son contento — se qualcosa può rendermi tale — che oggi non venga la trasecolante poetessa. Già troppo sono depresso.

      La sua grandiosità di sentimenti mi opprime.

       Signora,

       Quella trepidanza spirituale di fronte alle mie povere opere, che le vieta di venire oggi da me, troppo mi onora.... e mi addolora.

       Invero Ella sente squisitamente l'eccelsa tortura di spirito che.... ecc. ecc.

       Attendo dunque ch'Ella mi dica: Verrò!

       A. Galeazzi.

      (LEI)

      Idiota il sistema di Claudio e del suo professore di matematica. Dovevo immaginarmelo! Una progressione pazzesca sulla dozzina che non esce; mentre tutti sanno che bisogna giocare sulle dozzine che escono. Risultato: Claudio — che già è più decorativo che utile — completamente spiantato per un mese; mentre io ho sacrificato tutta la prima edizione di «Parossismi» alle fisime sue e del suo maniaco professore di matematica.

      Egregio signore,

       Di ritorno da un breve e triste viaggio in Riviera dove le tonanti onde si accordavano col mio agitato e tumultuoso cuore, trovo il Suo gentile biglietto.

       Sì, sì! verrò senza fallo. Domani? Alle quattro?

       Viviana Allori.

      (LUI)

      È stata qui la scrittrice. È diversa da quanto m'aspettavo. Molto diversa.

      Partendo, ha dimenticato qui la borsetta e un libro.

      Per distrazione, più che per indiscrezione, ho aperto entrambi: la borsetta conteneva uno specchietto, della cipria, del profumo e il biglietto di visita di un tenente di cavalleria con alcune parole che non mi permisi di leggere. Il libro s'intitolava: «Pour lire au bain», di Catulle Mendès.

      Già; è una donna diversa da quello che m'aspettavo.

      Illustre signora,

       Fu per me un grande onore accoglierla nel mio umile studio che echeggia ancora del trillante riso ch'Ella ebbe davanti alle mie tragiche figurazioni. Queste dunque non furono create invano se hanno potuto divertirla.

       Le rimando ciò ch'Ella scordò e La saluto devotamente.

       Galeazzi.

      (LEI)

      Fui nello studio dello scultore. Ha dei bellissimi occhi. Si gelava.

      Illustre artista,

       Il senso di quasi religiosa esitazione col quale varcai la soglia del Suo studio era invero giustificato. Io sono completamente sous le charme!

       Le ginocchia mi si piegano davanti al mistero del Genio.

       Mi sembra che le Sue statue mi afferrino colle mani di marmo il cuore, e mi atterrino davanti alla divinità dell'arte.

       Viviana Allori.

      P.S. — Ricevo in questo istante la borsetta e il libro. Appartengono a una mia amica.... persona un po' frivola e vana.

      Come mai, come mai ha potuto credere che le sublimi Sue opere: «La Rinuncia sostenuta dal Dovere», «La Rassegnazione che sorride al Dolore», «La Coscienza innalzata dal Sacrificio»!... abbiano potuto suscitare la mia ilarità?

       Quel riso è una forma di convulso che mi prende, soprattutto quando sono molto commossa.

       Più volte, anzi, ho pensato di consultare un neuro-patologo per questa spasmodica ipersensibilità del mio sistema nervoso....

       Viviana Allori.

      (LUI)

      Che silenzio! Che freddo!

      Queste stanze mi sembrano più che mai sepolcrali.

       Grazie, gentile signora, delle parole lusinghiere. Mi è doloroso apprendere ch'Ella soffra di quella lieve forma convulsa che, spero, non sarà nulla di preoccupante.

       Augurandole pronta guarigione La saluto devotamente.

       A. Galeazzi.

      (LEI)

      Claudio mi ha condotta in automobile a Lanzo. Abbiamo avuto due pannes.

      Pioveva.

      Ritta in mezzo alla strada, col mio cappello Louis-Lewis esposto all'acquazzone, sono stata a guardare Claudio che pompava aria nella grossa gomma moscia e schiacciata. Non aveva con sè il martinetto per rialzare la ruota. I suoi sforzi erano vani.

      Io mi domandavo, guardandolo, come mai ho potuto amarlo; come mai da quasi due anni Claudio rappresenti per me l'estasi e lo strazio....

      Dopo circa mezz'ora ha smesso.

      — Perde aria dalla valvola — mi spiegò.

      E a me pareva di sentire che anche il mio amore per lui si sperdeva via, pianamente, lievemente, in un soffio che era tra la risata e il sospiro....

      . . . . . . .

      Ho rivisto lo scultore. Passando con Claudio in automobile ho fatto fermare davanti alla sua porta e l'ho mandato a chiamare.

      È uscito subito dal suo studio a pian terreno, ed è venuto a salutarmi. Ritto sul marciapiede nel sole, senza cappello, colle chiome nere e lucidissime divise nel mezzo, mi ricordava l'amante nel quadro intitolato «Vertigine».

      Ho notato che ha degli occhi inverosimili, velati da ciglia lunghe e fini come le frangie di seta nera di uno scialle spagnolo.

      Che meravigliose ciglia!...

      La sua anima deve essere un abisso.

      Egregio signore,

       Venga stasera a trovarmi. Ci sarà gente.

       Viviana Allori.

      (LUI)

      Se quei briganti del Comitato delle Onoranze non mi pagano «La Rassegnazione che sorride al Dolore» sarò in un bell'impiccio. Da tre mesi dovevano portarselo via. Farabutti!

      Gentile e illustre signora,

       Grazie. Verrò col massimo piacere.

       A. Galeazzi.

      (LEI)

      Iersera ho avuto molte visite.

      C'era anche Galeazzi. Non ha mai parlato.

      Pareva il giovane Endimione dormiente, prima che Astarte lo baciasse in fronte. Ha una fronte classica, calma, pacata sotto quei capelli neri e lisci divisi nel mezzo. (Come mai hanno potuto un giorno piacermi le teste à la Pompadour dalle chiome ondeggianti e svolazzanti, come quella del banalissimo Claudio?).

      Temo che lo scultore abbia trovato stolta e frivola la nostra conversazione. Ho pur provato a parlargli dell'influenza di Nietzsche sull'evoluzione della moderna mentalità — devono essere questi gli argomenti che lo interessano! — ma subito il tenente Rossi mi ha distratta e mi ha fatto venire il «fou rire».

       Ridevo, ridevo.... e lo scultore mi guardava cogli occhi così gravi e strani che ne rimasi tutta sconcertata. Spero che si sarà ricordato che patisco il convulso.

      (LUI)