Guido Pagliarino

La Tragedia Dei Trastulli


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ri trovate impagate da molti loro clienti , dato che gli stessi non avevano più avuto il denaro per saldare gli acquisti alle scadenze previst e. S e i primi non saldati erano stati i fornitori dei commercianti , per secondi erano venuti i commessi di questi , tutti o in parte licenziat i; infine, non pochi esercizi avevano abbassato le serrande , o per ritiro dagli affari , quand’erano riusciti prima , avendo risparmi domestici , a saldare tutti i debiti , o, più sovente, per fallimento.

       Come Vittorio e io avremmo saputo, s ’era ri trovata ne l fortunale recessiv o, con cambiali di clienti in protesto e difficoltà a saldare i fornitori, anche la vecchia e famosa ditta di via Garibaldi Trastulli Televisori Elettrodomestici Apparecchiature Musica , dei cui titolari, dopo quel Natale del ’61 , io m’ero dimenticato del tutto, ma che presto sarebbe tornata sul proscenio della mia vita : per motivi di sangue .

      L’annus orribilis del triennio ’63-65 era stato il 1964, non solo per l’aumento della pressione fiscale, per le fughe enormi di capitali verso l’estero, per i numerosissimi fallimenti di aziende e per la disoccupazione vieppiù crescente, ma perché, nei mesi da marzo alla metà di luglio, era stata appesa con un filo sul capo dei cittadini l’affilata, pubblica minaccia d’un colpo di Stato.

      Non solo la crisi ma anche quel piano eversivo, sia pur questo di riflesso, avrebbe contribuito alle disgrazie della famiglia Trastulli.

      Come, solo tre anni dopo, fonti pubbliche avrebbero comunicato al pubblico, fra gli obiettivi del disegno sovversivo non ci sarebbe stata la cancellazione della Carta costituzionale; tuttavia, se pur così era stato, non di certo esiguo s’era rivelato il proposito dei cospiratori, in quanto avevano mirato all’eliminazione dalla scena politica di parlamentari comunisti e socialisti e al blocco violento di numerose, articolate riforme sociali che stavano per essere espresse dal Governo in carica, di centrosinistra a differenza di quelli degli anni ‘50 e dei primissimi ‘60 composti da elementi di centro o di centrodestra25 : il Partito Socialista Italiano, marxista, era stato ammesso a pigiare bottoni di comando accanto all’abituale forza di maggioranza, la Democrazia Cristiana, o meglio alle sue correnti di sinistra divenute predominanti.

      Responsabile del piano sovversivo era stato l’allora Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, ex partigiano azzurro monarchico, insignito dalla Repubblica, per meriti resistenziali, d’una medaglia d'argento, di tre croci di guerra al merito e di molti encomi solenni e, nel 1955, elevato al delicatissimo ufficio di capo dei servizi segreti, che aveva mantenuto per circa sette anni prima del nuovo incarico.

      Il 25 marzo 1964 egli aveva riunito nella capitale i dipendenti generali comandanti delle tre divisioni dell’Arma e i generali di brigata loro aiutanti di campo, e impartito ordini dettagliati sul piano, con l’ingiunzione di tenersi pronti a muovere le loro truppe armate in qualunque momento, non appena ricevutone il suo comando. Era stata prevista l’occupazione delle prefetture, delle principali questure della nostra Pubblica Sicurezza, delle sedi RAI-TV, dei partiti politici marxisti, dei giornali che li appoggiavano e, addirittura, erano stati predisposti, per oltre settecento figure pubbliche fra politici del Partito Comunista e del Partito Socialista, sindacalisti socialcomunisti della CGIL e intellettuali sostenitori o simpatizzanti della sinistra, l’arresto e il trasferimento in campi di concentramento in Sardegna allestiti su aree militari vietate al pubblico.

      Il 26 giugno 1964, un venerdì, era intervenuto un fatto nuovo: la crisi di Governo, caduto per un contrasto, forse pretestuoso, sulle sovvenzioni alla scuole private, che i democristiani volevano e i socialisti osteggiavano. La maggior parte dei giornali non di partito, la cosiddetta stampa indipendente che a quei tempi, di norma, non simpatizzava per la sinistra26 , aveva definito assai negativamente il Presidente del Consiglio dimissionario Aldo Moro, capo della corrente della sinistra democristiana, e aveva indicato come uno sfacelo le azioni governative dei ministri socialisti. Era stato il momento in cui il piano sovversivo avrebbe potuto prendere le mosse. Il leader storico del Partito Socialista Italiano, Pietro Nenni, ne era stato messo in guardia, non improbabilmente dagli statunitensi, aveva riunito all’istante i notabili di partito e li aveva informati d’aver udito nel sottofondo della crisi un tintinnio di sciabole; e