e imprevedibile.
Lo sorpresi a lanciarmi più di un’occhiata nello specchietto retrovisore mentre guidava, e ricordai a me stessa che non potevo lasciarmi prendere alla sprovvista. Osservare ogni sua mossa era solo una parte del motivo per cui ero lì. Più di ogni altra cosa, avevo giurato di salvare la mia gente. Ma per ora, mi sarei accontentata di osservarlo.
I suoi capelli scuri mossi dalla brezza calda. Il modo in cui le sue spalle si flettevano e si tendevano sotto l’uniforme di pelle. Come poteva un uomo così orribile essere così attraente? Forse aveva un uccello minuscolo e il suo aspetto rimediava a quella mancanza. Si spostò sul sedile, e gli spessi muscoli del suo collo si fletterono, facendomi seccare la bocca.
No, non ero per niente distratta. Colsi il riflesso del suo sorrisetto nello specchio, chiara indicazione che l’aveva notato, e spostai lo sguardo verso il finestrino.
Nient’altro che deserto circondava la nostra carovana, che era composta da pochi veicoli. Sua Maestà aveva insistito per mandare i suoi uomini migliori. Era così che Cassian era stato coinvolto in tutta quella storia. L’esercito occidentale da lui comandato era composto principalmente da beta e Alfa più giovani, che godevano degli stessi privilegi concessi a tutti i residenti di Luxoria. Ora il loro capo veniva punito per l’inettitudine di Dagger.
Feci il punto sugli uomini nel veicolo con me. Non li conoscevo per nome, e non sapevo se erano i bravi soldati che il Re credeva che fossero. Dovevo fidarmi dei Reali, qualcosa che non mi veniva facilmente.
Charolet mi mise una mano sulla spalla.
«Sai dove stiamo andando?» mi sussurrò all’orecchio.
Gli omega non avevano mai potuto godere di un’istruzione formale. Avevamo imparato a leggere a lume di candela, bisbigliando, su testi dimenticati da tempo. Qualsiasi abilità che non avesse lo scopo di adempiere ai nostri doveri verso il regno proveniva dalla scuola della vita. Ma tutti quelli che conoscevo sognavano che un giorno avremmo avuto delle opportunità. Volevamo essere pronti quando sarebbero arrivate.
Tuttavia, non avevo idea che il deserto fosse così grande. Così desolato. Il mio mondo non era mai andato oltre i confini delle Badlands e di Luxoria, per una questione di sopravvivenza.
Scuotendo la testa quanto bastava per rispondere a Charolet, mi sporsi in avanti. In quel modo, Dagger non avrebbe potuto incontrare il mio sguardo senza far capottare il veicolo nella sabbia, ma sentii comunque il suo disappunto.
«Hai idea di dove stiamo andando?» chiesi.
Cassian ridacchiò. Avrei voluto che guidasse lui quella missione, invece di Dagger. Nessuno era sparito dai Confini Occidentali.
«Certo che sì.» La sua risposta aveva lo scopo di mettermi a mio agio, o di rimettermi al mio posto. Invece, mi fece arrabbiare.
«Da quanto tempo sapevi quale fosse il luogo dove gli umani conducevano gli esperimenti sugli omega?»
Le sue dita si strinsero sul volante. «Non conosco l’ubicazione dei laboratori. So solo dove si trova la città. Una volta che saremo lì, useremo le informazioni che abbiamo raccolto...»
«Quindi sapevi fin dall’inizio cosa stava succedendo.» La mia mascella era così tesa che temetti di spezzarne l’osso. «E hai ignorato le nostre denunce. Le nostre richieste di aiuto.»
Dagger inchiodò di colpo e, in una nuvola di polvere, la nostra macchina si staccò dalla fila degli altri veicoli. Meno male che non eravamo in testa al gruppo. I Reali, anche quando ricoprivano un ruolo militare, lasciavano che fossero i soldati beta a schierarsi sulle linee del fronte. Gli Alfa Reali non si muovevano mai senza protezione, anche se potevano schiacciare i loro nemici con uno schiocco delle dita. Le macchine dietro di noi seguirono il nostro esempio, e per miracolo Dagger non causò un incidente.
Si voltò a guardarmi. «Ho fatto rapporto su ogni incidente, Tavia.» Nessun nomignolo carino, questa volta. «È stato solo quando la Regina ha reso questo problema una priorità che è stata organizzata una missione.»
«Gli umani useranno la vostra tecnologia contro di voi.» Il cuore mi batteva forte nel petto e il sudore mi scorreva lungo la schiena. Non era molto caldo, ma questi vestiti di pelle erano atroci. Non c’era da meravigliarsi che gli Alfa fossero tutto il tempo dei cazzoni. Un caldo del genere mi aveva resa irritabile. «Gli omega che hanno catturato non ti sono fedeli. Faranno tutto il necessario per sopravvivere.»
Strinse lo sguardo, e quel sudore colò freddo sotto la mia giacca. Non potevo lasciargli pensare di avere alcun effetto su di me. «L’unica cosa che mi interessa sapere è se gli omega all’interno di questo camion mi sono fedeli. Voi combatterete per me? Posso fidarmi?»
Avevo detto che non avrei mai riposto la mia fiducia negli Alfa. Ma fuori nel deserto, in quella carovana, era diverso.
Non stavo combattendo per lui, mi dissi. Stavo combattendo per tutti i miei amici scomparsi. E per i lupi che erano stati trasformati in mostri. In modo che potessero trovare un po’ di pace.
Annuii.
«Nell’esercito lavoriamo insieme, come una squadra. Combatti per l’uomo che hai accanto, e lui, in cambio, combatte per te. Essere divisi è una debolezza.»
«Credi che non lo sappia?» sospirai, ma poi feci calare la maschera. Non dovevo fargli capire il resto, che la debolezza equivaleva alla morte. «Di recente è stato rapito un altro omega. L’ho scoperto solo ieri sera. Stanno ancora catturando omega dalle Badlands.»
Dagger deglutì a fatica. Quella era una nuova informazione, e non avrei dovuto coglierlo alla sprovvista in quel modo. In un mondo perfetto, avrei seguito il protocollo. Ma stavo imparando le regole del mio nuovo ruolo man mano che procedevo. Quelle vecchie non avevano funzionato.
«Lo faremo sapere alle truppe in città.» Si voltò di nuovo e innestò la marcia. Per quanto lo riguardava, quella conversazione era finita.
Ma non per me. «Chi controlla le Badlands, adesso?»
Lui scosse la testa. «Forse avresti dovuto restare indietro.»
Quindi non ne aveva idea, ma non era suo compito fare domande al Re, solo eseguire i suoi ordini. Adalai non gli diceva tutto. Dagger non era a conoscenza che io e Charolet saremmo arrivate. Il fatto che in realtà ci fosse un piano in atto per vegliare sulla nostra casa mi diede un po’ di conforto.
«Confido che mia sorella faccia la cosa giusta per la nostra gente» dissi. Adesso la conversazione era finita.
Sprofondai nel sedile, ma non mi rilassai. Continuavo a pensare di aver visto la città umana comparire all’orizzonte, ma era solo un miraggio, mi spiegò uno dei soldati beta. Il deserto giocava brutti scherzi quando ci si rimaneva troppo a lungo. Apprezzavo il fatto che il beta al mio fianco avesse accettato il mio ruolo nella missione, senza rinfacciarmi di essere lì a causa mia. La maggior parte di loro erano persone decenti, sebbene compiacenti.
Ma all’interno del mio corpo la mia lupa stava ringhiando. Era diventata impaziente, e moriva dalla voglia di combattere.
Non era un buon segno.
In lontananza, travi d’acciaio si alzavano dalla sabbia. Il riflesso del sole le faceva sembrare un incendio, e ci dirigemmo verso di esse. Man mano che ci avvicinavamo, quegli oggetti divennero più chiari. Reali.
Il cuore mi balzò in gola. Presentarsi alla fortezza umana senza preavviso poteva essere la procedura operativa standard per i Reali e il loro esercito, ma in quanto omega... noi saremmo andate lì solo in qualità di prigioniere. E quelli che sopravvivevano non se ne andavano come erano arrivati. Nelle Badlands conoscevo le regole, ma non avevo idea di come comportarmi, in quel momento.
Tutti uscirono dai veicoli. Scivolai fuori dal sedile e aspettai Charolet. Fu l’ultima a scendere. I suoi occhi scuri erano spalancati e le labbra aperte.
Le offrii la mano per aiutarla a smontare. «Zelene li ucciderà se ci succede qualcosa» le sussurrai all’orecchio.
Non