di partire subito, anche se era ancora ferita. “Ti prometto che tornerò presto e, quando la scuola sarà finita, potrai venire in città a trovarmi. Passeremo così tanto tempo insieme che sarà come se non ci fossimo mai lasciati!” Alzò lo sguardo per incontrare lo sguardo triste di sua madre.
La donna allontanò Tama da Kyoko e le sorrise con dolcezza. “Terremo la tua stanza sempre pronta per quando tornerai, non è vero Tama?" Il bambino annuì e la mamma gli asciugò il nasino, poi guardò di nuovo Kyoko. "Vedrai, andrà tutto bene."
Lanciando un ultimo sguardo alla sua casa, Kyoko vide il nonno che la salutava dalla finestra. Gli fece un cenno di saluto con la mano e un sorriso così tirato che la mandibola le fece male per un bel pezzo, poi salì in macchina. Avrebbe fatto fuori uno per uno quei dannati demoni che la costringevano ad abbandonare la famiglia e la sua amata casetta!
"Mi porti in città, per favore.” disse infine al tassista. E se ne andò senza voltarsi indietro.
*****
Nel cuore della città, Hyakuhei giaceva in uno stato di semi-incoscienza, quando sentì la voce di suo fratello gemello chiamarlo. Era inutile aprire gli occhi, perché tanto lui non era lì in carne e ossa, ma nella sua mente. Così si limitò a fare un respiro profondo e ad ascoltare la voce che veniva dal mondo delle ombre.
"Allora, mio fratello minore si rifiuta ancora di unirsi a me?" lo sentì dire, con un misto di desiderio e rabbia.
Hyakuhei aprì gli occhi e si passò una mano tra i lunghi capelli color ebano. Rispondendo nella mente, disse: “Fratello minore? Siamo gemelli Tadamichi, e tu non sei migliore di me "
La voce di Tadamichi si fece dura: "I gemelli sono individui uguali ... ma siamo uguali io e te? Inoltre, io sono il primo nato ... quindi tu sei il fratello minore.”
Hyakuhei si alzò a sedere sul letto, e le lenzuola di seta gli scivolarono giù, lasciandolo mezzo nudo. Era tipico di Tadamichi stravolgere le cose a suo favore. “No, infatti. Non ci somigliamo per niente. Allora, vuoi dirmi cosa vuoi?” Sussultò, e poi alzò gli occhi al cielo quando la lampada sul suo comodino andò in frantumi. Avrebbe dovuto imparare a tenere sotto controllo la sua rabbia, altrimenti ben presto sarebbe rimasto senza mobilio! Ma quella era la sua punizione per avere perso la pazienza con suo fratello gemello, tanto tempo prima…e purtroppo nel modo peggiore.
"Comunque, non ti odio." ringhiò Hyakuhei, come se cercasse di scusarsi.
"Che magnanimità da parte tua!" La voce di Tadamichi assunse un suono malinconico come se in fondo non credesse alle sue parole. “L'ultima volta che ci siamo reincarnati... ci siamo uccisi a vicenda. Che abominio, tra immortali!... Non credi? " Fece una breve paura, poi riprese. “Non appena terminato l'esilio, come si addice a un fratello amorevole ... ho aspettato il tuo ritorno."
"Siamo destinati a rimanere soli, lo sai.” lo interruppe Hyakuhei, mentendo spudoratamente. Non era affatto rimasto solo…e suo fratello Tadamichi lo sapeva bene.
Sentì la risata silenziosa di suo fratello. Si chiese se non fosse stato un errore pensare di poter tornare indietro e affrontare la famiglia malvagia che suo fratello aveva creato in sua assenza. L'unico cosa che li univa era che a nessuno dei due piaceva stare solo...anche se avevano modi molto diversi per farsi degli amici.
"Sapevo che saresti tornato ... qui dove la notte non è mai buia ... qui dove non sarai mai solo, tra così tanti umani e i bambini che ho creato per noi." La voce di Tadamichi traboccava di desiderio.
Hyakuhei entrò in bagno, aprì l’acqua della doccia e poi si voltò di scatto verso lo specchio. Non vi vide riflesso nessun altro a parte lui, quindi continuò a ricordare il volto di Tadamichi, così come lo aveva visto l’ultima volta. "Non voglio avere niente a che fare con gli abomini che hai generato." Si mise sotto l’acqua, interrompendo così il contatto mentale con suo fratello.
No ... non era tornato in quella dimensione solo per mischiarsi alla famiglia corrotta che suo fratello si era creato. Tadamichi era il demone più malefico che avesse mai incontrato, e i suoi figli…una massa di carne malvagia e inquietante. Una folla di demoni bambini che giocavano a crearsi a loro volta dei fratelli umani, invadendo sempre più il mondo come la peste nera.
Appoggiò le mani sulle pareti di ceramica della doccia ... lasciando che l'acqua calda gli scaldasse la pelle gelata. Ma che importava? L'ultima volta che aveva cercato di impedire a suo fratello di infestare il mondo di quei vampiri di bassa lega, avevano finito per uccidersi a vicenda…e ci erano voluti secoli perché entrambi trovassero la forza per risorgere.
La loro punizione per quel crimine era stato l'esilio dal mondo degli umani e la lontananza tra loro due. Ora erano entrambi Ombre che strisciavano tra una dimensione e l’altra ... lasciando dietro di sé solo pianto e disperazione. L’esilio era finito da più di un secolo…ma lui aveva preferito rimanere lontano da suo fratello. Tuttavia, anche dal regno delle ombre aveva sentito il richiamo imperioso di quella città, e alla fine non era riuscito più a resistere.
Suo fratello aveva ragione su una cosa ... era stanco di stare da solo. Ma ora che era a casa, poteva sentire il fetore degli abomini di Tadamichi affliggere il regno degli umani. L’aveva riempito non solo di vampiri come loro, ma anche di mezzosangue che non avevano fatto altro che seminare ludibrio e costernazione.
Dopo che era risorto, Tadamichi aveva preferito dimorare in ciò che una volta erano sontuose catacombe medievali, da cui riemergeva di tanto in tanto, e solo per fare altre vittime da portare sotto terra con sé.
Hyakuhei fissò lo sguardo sul soffione della doccia ... cercando di controllare la sua rabbia, e capì di non esserciriuscito quando vide lo specchio del bagno creparsi.
Tadamichi lo aveva accusato di nascondersi al mondo, ma non era vero.
“È Tadamichi che si nasconde. - pensò cupamente - Non riesce a guardare la distruzione che semina attorno. Grazie a lui, le notti non sono più buie e silenziose, ma piene delle grida delle sue vittime.”
Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia, senza curarsi di coprire le sue nudità. Non si asciugò neppure; prese solo un panno di cotone nero e si tamponò leggermente la folta capigliatura color ebano. Poi s’infilò la tunica per dormire.
Tornò alla sua finestra nel soggiorno, si sedette sul davanzale e si mise a guardare il magnifico panorama che si apriva alla sua vista.
Hyakuhei sorrise con malvagità, lanciando lo sguardo sul basso edificio che aveva di fronte.
“L'oscurità palpita di vita, grazie ai demoni, Fratello. E questa città con i suoi alti grattacieli li ha accolti tra le sue braccia!”
*****
Yuuhi riapparve nel centro della città pochi minuti prima dell'alba. Sentiva già il calore del sole sulla pelle e accelerò il passo verso il Grand Hotel, al centro della metropoli. Sotto i lussuosi edifici a cinque stelle, celato agli occhi del mondo, si ergeva il castello sotterraneo di suo padre. Era meraviglioso quanto quelli che ospitava gli umani danarosi al piano di sopra…e forse anche più. Suo padre preferiva dimorare lì.
Yuuhi varcò le porte d’entrata dell’Hotel e attraversò l'atrio. Ignorando il saluto amichevole della donna umana dietro la scrivania, Yuuhi varcò la porta con la scritta "manutenzione". Scendendo nel seminterrato, salì a bordo dell'ascensore di manutenzione che lo avrebbe portato al piano interrato. Da lì, si apriva il passaggio nascosto che conduceva al castello di suo padre.
Sentendo con sollievo il buio chiudersi intorno a lui come uno scudo protettivo, il bambino dai capelli color platino corse attraverso i tunnel tortuosi come se cercasse di sfuggire all'oscurità ... o di acciuffarla.
Yuuhi era uno dei pochi privilegiati ammessi nella dimora privata di Tadamichi ... aperta solo ai mostri che Tadamichi stesso aveva generato. Il bambino era stato uno dei suoi primi figli, e il legame di sangue che c’era tra loro gli permetteva di rimanere in contatto mentale con suo padre…e partecipare in piccola parte al suo potere. Poteva anche avvertire gli stati d’animo di Tadmichi e regolarsi di conseguenza…anche se questo era abbastanza fastidioso.