Amanda Marel

Tentazione Di Corteggiamento


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con calzoni dorati e una marsina blu scuro la scrutò, poi si scostò, invitandola a entrare.

      Tabby fece un inchino, poi rivolse la sua attenzione al maggiordomo dall’aria severa che ora la stava guardando. Un uomo di una certa età, i cui occhi nocciola dall’ espressione dolce facevano da contrasto al suo atteggiamento severo.

      Tabby deglutì il nodo che si sentiva in gola. ”Sono attesa dalla duchessa di Devon.” Distolse lo sguardo verso le doppie porte in fondo all`ingresso. Ma fu un errore, perché la loro regalità le fece venire di nuovo l’ansia.“

      “Il vostro nome, Milady?” le chiese il maggiordomo, scrutando per bene Tabby.

      "Miss Tabetha Barkley." Il suo cuore batteva all'impazzata mentre i secondi passavano. Se il maggiordomo avesse ritenuto opportuno non annunciarla alla duchessa, non avrebbe avuto nessun altro posto a cui rivolgersi.

      Alla fine, il maggiordomo si voltò di nuovo verso il cameriere. "Accompagnate la signorina Barkley in salotto mentre mi assicuro che Sua Grazia possa riceverla."

      Il cameriere annuì, poi si rivolse a Tabby. "Da questa parte, signorina."

      Il cuore di Tabby sussultò stranamente, quando i loro sguardi si incontrarono. L'uomo era straordinariamente bello, con capelli castano chiaro e occhi di un verde intenso. Non poté fare a meno di notare la sua altezza e la corporatura atletica, mentre lo seguiva attraversando il pavimento di marmo dell'atrio.

      Ci avrebbe scommesso che suscitava molta ammirazione, tra il personale femminile del castello. E come non poteva, un maschio così bello?

      Le porte si aprirono e lei lo seguì nell’interno del meraviglioso palazzo. Qui era tutto più lussuoso, notò Tabby mentre attraversavano un corridoio ricoperto di moquette. Le pareti erano dello stesso blu scuro della marsina del cameriere ma con rifiniture dorate e bianche, e le

      modanature conferivano all’intero ambiente un'atmosfera elegante.

      Lanciò un’occhiata a una delle tante vetrate orientate verso l’immenso prato verde che circondava la villa. Tabby non poté fare a meno di pensare a quanto doveva essere meraviglioso vivere in una dimora così lussuosa.

      Il cottage in cui aveva vissuto con sua madre era più piccolo dell’atrio del

      Castello, e i mobili che l’arredavano erano niente in confronto alle meravigliose poltrone imbottite tappezzate di velluto blu e oro con lo schienale alto che aveva visto passando.

      Il cameriere si fermò sulla porta, l'aprì e la invitò ad entrare. "Accomodatevi, Miss

      Barkley."

      Tabby gli passò davanti, entrò nella grande sala e si voltò verso l’uomo. "Grazie."

      "E’ stato un onore, milady.” rispose il cameriere, con un inchino. E le sorrise.

      Lei sorrise di rimando, con il cuore che le faceva le capriole nel petto. Quell’uomo era troppo bello! Prima che potesse dire altro, lui chiuse la porta, lasciandola sola nel salone. Tabby si voltò, e le mancò il fiato per il lusso sfrenato dell’ambiente.

      Di sicuro lei era fuori posto, in una tale opulenza. Tuttavia, non aveva altra scelta che continuare per la strada che aveva intrapreso. Fece un grande respiro e poi espirò lentamente, nel tentativo di calmarsi.

      Riuscire a farsi ricevere era stato il primo ostacolo, e l’aveva superato. Era convinta che non ce l’avrebbe fatta, e invece eccola lì. La duchessa l'avrebbe ricevuta. Sua Grazia l'avrebbe aiutata. Tabby voleva crederci. La mamma le aveva sempre detto che i duchi di Devon erano persone squisite.

      Si guardò intorno, cercando un posto non troppo in vista dove attendere la duchessa. C’era un divano di velluto damascato in un tenue verde chiaro proprio sotto una grande finestra che attirò la sua attenzione. Tabby camminò sulla morbida moquette bianca, poi si sedette sul meraviglioso divano di broccato.

      Mentre aspettava la duchessa, il suo sguardo estasiato si posò sull’intera sala, dall’enorme camino di marmo ai ricchi vasi da fiori posizionati con cura sui tavoli di mogano alle colonne bianche coi capitelli. Se non fosse nata povera, probabilmente Tabby si sarebbe sentita a suo agio, in una sala stupenda come quella.

      Forse si era messa anche troppo comoda. Forse non avrebbe dovuto approfittare della meravigliosa mobilia della duchessa. Camminare a piedi le aveva riempito l’abito di polvere e Tabby non desiderava infastidire la duchessa o aggravare il lavoro delle sue cameriere.

      Si alzò e si lisciò le gonne, poi si voltò verso il divano per dare una pulita al cuscino su cui era seduta. Non si era sporcato, ma a Tabby piaceva sentire sotto la mano quel morbido tessuto color crema e verde chiaro.

      Soddisfatta dei risultati, si raddrizzò e si voltò verso la porta proprio quando la porta si aprì. Il cuore le fece un balzo, mentre si esibiva in una graziosa riverenza. La duchessa era molto più regale di quanto si aspettasse.

      Sembrava scivolare nel salotto, i suoi passi non facevano alcun rumore e lo strascico della sua gonna dorata non frusciava affatto. I suoi lucenti capelli neri erano acconciati elegantemente e i suoi occhi azzurri ora guardavano con interesse la sua ospite.

      Sembrava una regina, e Tabby una serva di provincia. Era già un miracolo che la duchessa non avesse chiamato una serva per metterla fuori della porta. Invece la donna le fece un cenno, invitandola ad accomodarsi accanto a lei.

      "Sedete, vi prego." La duchessa si accomodò su una poltrona di broccato dorato, e le indicò una poltroncina di fronte a lei.

      Tabby fece un piccolo sorriso. "Grazie, Vostra Grazia." Si accomodò con movimenti nervosi, e le viscere attanagliate dall’ansia.

      "Mi sbaglio, ma voi non siete Miss Barkley, la figlia della mia ostetrica?" chiese la duchessa, inarcando un sopracciglio.

      "Sì, Vostra Grazia - rispose Tabby, perdendo quasi il controllo sotto lo sguardo scrutatore della dama - Mia madre mi parlava spesso della vostra gentilezza.”

      "Anch'io le ho voluto bene - esclamò duchessa, sorridendo - Ma ancora non comprendo il motivo della vostra visita.” Inclinò leggermente la testa, e scrutò Tabby bene in faccia. “Come mai siete qui?”

      Tabby deglutì a fatica. “Perdonate la mia insolenza nell’essere venuta qui senza prima scrivervi e pregarvi di ricevermi. Sono mortificata dalla mia mancanza di etichetta, Vostra Grazia.”

      Sua Grazia agitò una mano sprezzante. "Sciocchezze."

      Tabby fece un piccolo sorriso, mentre sentiva l’ansia abbandonarla lentamente. "Non mi sarei mai permessa una tale audacia…se non avessi avuto gravi motivi, per venire a disturbarvi."

      La duchessa strinse le labbra e chiuse gli occhi, in attesa.

      A quella vista Tabby si precipitò a spiegare il motivo della sua visita. "Mia madre è morta sei mesi fa."

      "Oh, cara!" La duchessa afferrò una mano di Tabby e la tenne stretta. “Mi dispiace molto per la vostra perdita.”

      "Grazie…” mormorò Tabby. Si morse il labbro inferiore, pensando a come spiegare il vero motivo della sua visita. Non aveva alcuna intenzione di lagnarsi dei propri guai…ma non c’era altro modo. “Non è tutto.”

      La duchessa la guardò con i suoi occhi azzurri, ora caldi e amorevoli. “Va bene, spiegatevi dunque.” la incoraggiò, con tono affettuoso.

      "Non ho mai imparato il lavoro della mamma, non ne sono stata capace. Lei ci ha provato, ma alla fine ci ha rinunciato. Non ho abbastanza sangue freddo per far nascere bambini. E mia madre guadagnava appena di che andare avanti. Non è mai riuscita a mettere dei soldi da parte.” Tabby chiuse gli occhi per raccogliere tutto il suo coraggio. "Così, sono alla ricerca di un lavoro."

      "Quindi, è per questo che siete venuta qui? Per chiedermi di prendervi a servizio?” chiese la duchessa.

      Tabby annuì. "Sì. Non ho mai lavorato prima e non ho competenze specifiche. Ma vi assicuro che sono abile nei lavori domestici e so fare il bucato."

      La