affamati, Gaia non la finiva più di raccontare le emozioni del viaggio alla zia.
Dopo il pranzo, Gaia aiutò la zia a mettere a posto la cucina, mentre Libero trascinò Elio in giro per la fattoria chiedendogli, anzi ordinandogli, di aiutarlo in ogni lavoro.
A sera la zia spiegò loro che avrebbero dormito in soggiorno, nel divano letto, finché non avrebbero messo a posto la soffitta che sarebbe diventata la loro camera estiva.
Gaia si precipitò per le scale dietro la zia per vederla. Elio, invece, era sconvolto dall’ennesima brutta notizia.
Salirono fino al primo piano dove c’erano le camere della zia, di Libero e di Ercole, il piccolo di casa che era al campo scout. Ida le indicò la scaletta di legno che portava in soffitta, lei non ci sarebbe salita, era stanca di fare su e giù, c’era stata già diverse volte durante la giornata per aprire le imposte e far cambiare l’aria.
Nel frattempo, la zia si recò nella sua camera per telefonare in segreto alla cognata Giulia, voleva aggiornarla sull’arrivo dei figli.
Giulia non fece squillare il telefono più di due volte.
- Ciao cara, come stai? - chiese Ida.
- Bene, ma raccontami com’è andata.
- È riuscito ad arrivare fin qui a piedi dalla stazione senza svenire. Pensava che li aspettassi in macchina, come scusa Libero gli ha detto che la mucca Camilla doveva partorire - rideva Ida.
- Avrei proprio voluto vederlo sudato!
- Dopo il pranzo - cominciò a dire Ida, ma Giulia la interruppe.
- Ha mangiato qualcosa?
- Si, ha fatto fuori il primo e la carne.
- Wow! A casa nostra non dà che un morso ad un panino.
- È dura, non parla - disse Ida - Ma vedrai che riusciremo a farlo recuperare un pochino.
Sul fondo si sentiva Carlo chiedere e ridere.
- TV e videogiochi li ho fatti sparire, se deve essere cura da cavallo così sarà.
Elio, stravaccato sul divano, non riusciva a muovere un muscolo, da anni non si muoveva così tanto.
A scuola, con una scusa o l’altra, riusciva anche a saltare l’ora di ginnastica.
- Elio, su, corri a chiamare tua sorella, ho bisogno di aiuto per preparare la cena.
Elio non credeva alle proprie orecchie, alzarsi gli sembrava impossibile.
Ma la zia, con tono da generale che non ammetteva risposta negativa, intimò:
- Elio, hai sentito?
- Vado - rispose e con una faccia da funerale si avviò per le scale.
Si fermò sotto la scaletta di legno e iniziò a chiamarla per farla scendere.
Gaia, nonostante le urla del fratello, non rispondeva.
Ancora più afflitto, salì le scale. Il semibuio che proveniva dalla soffitta gli metteva ansia. Uno scalino dopo l’altro il tragitto gli sembrava infinito. Arrivato con la testa appena sotto il foro rettangolare, iniziò di nuovo a chiamare, ancora una volta rispose il silenzio. Si fece forza e affrontò gli ultimi gradini. Da sopra qualcosa gli afferrò il braccio.
Elio rimase immobile, con gli occhi chiusi, il terrore si disegnò sul suo volto.
- Ti ho preso! - esclamò Gaia che vide il fratello in quella condizione.
- Togliti cretina, mi hai fatto preoccupare, potevi rispondermi.
Gaia non raccolse la provocazione e visto che era incuriosita da quello che aveva trovato disse:
- Questa soffitta è piena di cose strane. Vieni, guarda cosa ti faccio vedere...
Elio finì di salire e seguì la sorella che stava sfogliando delle vecchie foto.
- Guarda com'è buffo - le disse passandogliele.
- Cosa c’è di buffo? - domandò Elio.
- Come cosa? - chiese Gaia - non lo riconosci?
- Chi? - chiese ancora Elio.
- Papà! - esclamò Gaia.
- Papà? Hai ragione, vestito così non l’avevo riconosciuto, somiglia un po' a Libero. È vestito nella stessa maniera!
Finalmente, dopo tanto tempo, gli sfuggì un sorriso. Gaia, intanto, sfogliava con curiosità le altre foto.
- Hai visto questa? Sembra Libero da ragazzino, è così serio e imbronciato che quasi non si riconosce.
Nella foto si vedeva un bambino, esile, con lo sguardo fisso nel vuoto, pallido e inespressivo.
- Sembra sia stato rapito dagli alieni - commentò Gaia.
L'immagine lo raffigurava in giardino, teneva strette in mano le sue macchinine. Era stata scattata all'imbrunire, con il tramonto alle sue spalle, alla sua lunga ombra se ne affiancava una seconda, ma il bambino era solo nella foto.
Elio iniziò a fissarla e fece notare preoccupato:
- La vedi questa ombra?
- Quale?
Elio cominciava ad agitarsi:
- Questa, non la vedi? Questa a cui non corrisponde alcun corpo - disse indicandola.
- Questa? Ti sbagli, proviene dall'albero.
Anche se non era convinta della prospettiva, Gaia cercò di tranquillizzarlo.
Elio non voleva sembrarle pazzo e, per evitare di ritornare sull'argomento, affrontò il motivo per cui si trovava lì.
- Dobbiamo scendere, la zia mi aveva mandato a chiamarti, ha bisogno di aiuto per la cena.
- Tu resti qui? - gli chiese Gaia saltando su come un grillo e avviandosi verso le scale.
Elio pensò che non sarebbe rimasto neanche per sogno lassù da solo.
- No, scendo con te - rispose.
Gaia trovò la zia affaccendata a preparare la cena e cominciò ad aiutarla.
Elio stava per piegare le gambe e buttarsi sul divano quando arrivò la voce di Ida.
- Cosa fai? Su, su, vieni ad aiutare, non è ancora ora di riposare, prepara la tavola.
- Dov'è Libero? - chiese Gaia.
- Sicuramente sta finendo di chiudere le stalle - rispose Ida - Elio, se hai finito, perché non lo vai a chiamare?
- Vado io - si offrì Gaia allegra.
- No, di te ho bisogno qui, lascia che vada tuo fratello.
- Sì - rispose esausto Elio, che stranamente aveva un appetito da leone.
Uscito dall’uscio di casa, si guardò in giro per cercare di vedere il cugino, era nei campi, seduto sul trattore, stava guardando il cielo.
Elio si avvicinò urlando, sembrava che quel giorno tutti avessero perso l’udito perché anche lui, come Gaia prima, non gli rispondeva.
“Speriamo sia contagioso così perdo anch’io l’udito e posso sdraiarmi senza rispondere a nessuno” rifletteva Elio.
Dovette arrivare fin sotto il mezzo per avere una risposta.
- Perché gridi? - chiese Libero.
- Dovresti rientrare, è ora di cenare - rispose Elio.
- Vieni su - lo invitò come se non sentisse quello che diceva.
- Io lassù?
- Sì, quassù, ti faccio vedere una cosa.
Elio salì, Libero si strinse un po’ e si sedettero insieme.
- Guarda che meraviglia! - esclamò Libero indicando il