che si chiuda, poi faccio una cosa che non ho mai fatto prima, né con un umano né con un vampiro. Tengo la mano immobile, assicurandomi che tutta l’attenzione di Simon sia su di me, sulla mia faccia.
Quando i suoi occhi blu incrociano i miei striscio lentamente sul suo corpo, senza interrompere mai il contatto visivo. A pochi centimetri dal suo glande, mi lecco le labbra e aspetto.
Un’unica parola sussurrata, “Sì”, e lecco il precum dall’orifizio.
Un’altra occhiata in alto mi rassicura che Simon ci sta. I suoi occhi mi supplicano di succhiarlo.
Avvolgendo una mano intorno alla spessa base, faccio mulinare la lingua intorno alla punta. Simon raccoglie i capelli caduti intorno alla mia faccia, che gli ostacolano la visuale. A qualcuno piace guardare.
Ma il mio sorriso scompare nel momento in cui lui si sposta sotto di me, mettendo la sua coscia muscolosa tra le mie gambe. Strofino il clitoride contro di lui mentre gli succhio la punta e continuo ad accarezzare il resto del suo lungo fallo. E quando lui geme – sono così vicina, così vicina – Simon comincia ad agitare i fianchi, come se non riuscisse a fermarsi. In questo momento, viene.
Completamente vestita, sbattendomi a secco contro la sua coscia muscolosa, vengo gemendo come una pornostar.
Che sia il gemere o io che vengo, qualcosa fa scattare un’urgenza in Simon, che continua con brevi, brusche spinte, comunque attento a non soffocarmi, anche adesso che è a momenti dall’orgasmo.
Il suo uccello gonfio si è indurito ulteriormente, il più breve degli avvisi che è sull’orlo e sta per ruzzolare, poi si tira via.
La sua mano copre la mia con una presa salda e lo agitiamo insieme, finché densi schizzi di sperma cremoso non ricoprono le nostre dita e colpiscono i suoi addominali.
Wow.
Mi sento strizzata. Venire due volte fa questo effetto a una ragazza.
Qualcosa fluttua sull’orlo del mio cervello in estasi. Qualcosa di importante. Persino di urgente.
Cazzo. Mi colpisce come uno schiaffo, scuotendomi dalla mia confusione mentale post-orgasmica: mi sono nutrita di Simon.
Devo riavvolgere la sua percezione, cancellare il morso, ma tutto ciò che voglio fare è stare, come un mucchio collassato, accanto al corpo mezzo vestito, schizzato di sperma, di Simon.
Mi tiro su facendo leva su un gomito e abbasso lo sguardo sulla magnifica superficie piana della sua faccia rilassata. Voglio seguire il rigido profilo della sua mascella, toccare la naturale pienezza del suo labbro inferiore, baciare la lentiggine sul suo zigomo destro.
Cosa c’è che non va in me?
“Così seria.” Appoggia una mano sul mio fianco. “Devi fare quella cosa, vero?”
Annuisco. Più che altro perché mi sento la gola strana e non sono sicura che le parole vengano fuori giuste.
Gli tocco la tempia con due dita… e niente.
I suoi occhi si sono chiusi quando gli ho toccato la faccia. Adesso si sono aperti sbattendo. Pieni di consapevolezza e di ricordi proibiti.
Di nuovo, non succede niente. Niente di niente.
Caaaaaazzo.
Questo non va bene.
Una piccola linea gli si forma tra gli occhi. “Dovrei sentire qualcosa?”
“No, Simon. Non dovresti sentire assolutamente niente.”
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