Amy Blankenship

Cuori Maledetti


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ancora maggiore prese a stamparli.

      Kyoko fissò il ragazzo con curiosità e…non appena ebbe posato lo sguardo su di lui rimase a bocca aperta per lo stupore: cavolo, ecco perché quella folla di ragazze faceva capannello alla porta della segreteria! Aveva i capelli più lunghi che avesse mai visto su un ragazzo, ed erano bianco-argentei ... ma non come quelli di un vecchio, anzi, erano morbidi e vibranti! Indossava abiti di ottima fattura e dava l’impressione di essere un tipo con parecchi soldi, abituato a essere servito. Il sorriso che lanciò alla segretaria era assolutamente sprezzante, eppure sulla sua bocca appariva…incredibilmente sexy.

      Sembrava uno di quei modelli che faceva la pubblicità alla biancheria intima di Calvin Klein. Kyoko arrossì quando lui, presi i suoi documenti, si voltò e il suo sguardo si addolcì, come se avesse ascoltato i suoi pensieri. Lei fece un passo indietro, imbarazzata, e abbassò lo sguardo, quasi la moquette fosse più interessante di quel bonazzo. Poi si avvicinò alla segretaria.

      "Sei Kyoko Hogo?" quasi urlò la megera, non appena Kyoko le ebbe passato i suoi documenti.

      Kyoko arrossì, odiando sentirsi al centro dell’attenzione.

      "Ecco il tuo programma. - disse la donna porgendole dei fogli, ma con lo sguardo ancora puntato sul ragazzo di prima. - Per fortuna il tuo avvocato ci ha fornito i dati per il trasferimento una settimana fa, e non all’ultimo momento, come certa gente.” aggiunse con sarcasmo, e Kyoko capì immediatamente che la frecciatina era indirizzata al tipo che prima le stava davanti.

      "Auguri per la tua prima lezione, cara." le disse la donna con voce mielosa, indicandole precisamente dove andare - Diamine, non ci posso credere! Sei nuovi trasferimenti in un solo giorno!” la sentì poi brontolare Kyoko, mentre si avviava alla porta.

      Rimase stranita, quando si accorse che qualcuno si era precipitato alla porta, e l’aveva aperta per lei. Non ebbe nemmeno il coraggio di guardare in faccia chi le aveva usato quella gentilezza, mormorò semplicemente un “Grazie.” e fuggì via.

      Tornò nel corridoio e ci vollero parecchi minuti e diversi metri di distanza dalla folla di ragazze eccitate, prima di riprendere il controllo. Diede un’occhiata al biglietto con il numero della sua aula e si trovò ad una biforcazione del corridoio: “Perfetto! E ora da che parte devo andare per trovare l’aula 101?” pensò.

      "Su per le scale, la prima porta a sinistra." rispose Tasuki, allungando il collo alle sue spalle e lanciando un’occhiata ai fogli che Kyoko aveva in mano. "Hey! Siamo nella stessa classe!” esultò lui, con un sorrisetto innocente. Poi passò all’assalto: “Ciao, sei nuova? Sai, ti ho vista in segreteria e ho pensato che ti servisse una mano…” Le tese la mano: “Io sono Tasuki, e tu?”

      Kyoko non poté fare a meno do sorridergli, mentre gli stringeva quella mano calda e forte. Ebbe la strana sensazione di conoscerlo già, poi sbatté le palpebre e scrollò le spalle: era impossibile. Era più che sicura di non averlo mai visto prima.

      Quel tizio aveva una massa di capelli corvini che a tratti assumevano un particolare riflesso blu, prima di cascargli morbidi sulle spalle. Kyoko notò che a un orecchio portava un pendaglio a forma di croce, nello stile di una rock band anni '80. Alla sua vecchia scuola una sua compagna di classe aveva avuto parecchi guai, solo perché aveva affisso ai muri un volantino di una band live.

      "Ciao, io mi chiamo Kyoko."

      "E io sono lo sbadato della scuola! - ridacchiò Tasuki, mentre la guidava per le scale - Ma oggi sfateremo questa cosa e dimostrerò a tutti che non ti ho persa!”

      Kyoko non poté fare a meno di sorridere, mentre lui continuava a parlarle dei professori, e di come si svolgevano le lezioni, e dei compiti da fare. Quando entrarono nell’aula di Scienze, Kyoko notò che i banchi era a doppio posto.

      "Sì, - le disse Tasuki, seguendo il suo sguardo - qui tutti hanno un compagno. Per l’Istituto questo si chiama socializzare.” Scrollò le spalle. “Io sono l’unico da solo, qui.”

      Vedendola entrare, l’insegnante le rivolse un sorriso ma non disse nulla, cosa di cui Kyoko fu profondamente grata. Tirò fuori dalla borsa il libro di scienze e si sedette a un banco, mentre gli altri alunni continuavano ad entrare. Tasuki non sembrava intenzionato a mollarla, e stava in piedi accanto al suo banco con la scusa di farle vedere fino a dove erano arrivati col programma.

      "Tasuki ... smettila di dare fastidio alla nuova arrivata e vatti a sedere al tuo banco.” esclamò la profonda voce maschile del professore, e Kyoko arrossì di nuovo dalla testa ai piedi, quando gli occhi di tutti si puntarono su di lei. "Sarà nuova, ma vi assicuro che dai voti che vedo qui non ha bisogno di aiuto.”

      "Beh, ma è scortese lasciarla seduta lì sola soletta..." esclamò ridacchiando Shinbe, entrando in classe proprio in quel momento - Mi offro io volontario a tenerle compagnia!”

      Consegnò uno strano foglio all’insegnante e andò a sedersi accanto a Kyoko.

      Mentre il professore dava un’occhiata al foglio, Shinbe piazzò la sua roba sul banco. Lei gli lanciò un’occhiata e vide che lui e Tasuki si assomigliavano…anche se gli occhi di quel tizio non erano marroni ma sembravano…sì, ametista. Inoltre, era proprio rock dentro, non cercava solo di darsi un tono come Tasuki.

      "Ti spiace se lo usiamo in due?” le sussurrò Shinbe, strizzandole l’occhio. Kyoko sembrò cadere dalle nuvole: “Eh? Come?” Diamine, perché improvvisamente mi sento salire la febbre?

      "Il tuo libro. - sorrise Shinbe, fisando lo sguardo su di lei - Io non l’ho ancora comprato."

      "Ah…certo!” mormorò Kyoko mettendo il libro in mezzo. Shinbe le si fece più vicino e lei arrossì, per l’ennesima volta quel giorno. Cavolo, è una nuova regola: Fai arrossire la nuova arrivata tutto il giorno? pensò Kyoko, con sarcasmo.

      Lanciò un’occhiata a Tasuki, che stava al banco vicino, e notò che il suo bel sorriso era svanito e che ora lui stava tamburellando nervosamente con la matita, guardando Shinbe con odio. Beh, non era l’unico a guardarlo: anche tutte le ragazze della classelo stavano fissando…ma con intenzioni del tutto diverse.

      Shinbe appoggiò un gomito sulla scrivania e si mise in modo da nascondere Tasuki alla sua vista “Beh, a quanto pare avrai un compagno di banco. - le disse, per attirare la sua attenzione - Io mi chiamo Shinbe.”

      Quando l’ora di Scienze finì a Kyoko quasi dispiacque. Shinbe era un compagno di banco davvero divertente, ed era stato spassoso vederlo all’opera con l’esperimento di chimica. Solo a loro e a Tasuki era riuscito bene.

      Mentre si alzavano per cambiare aula, Shinbe sporse la mano per afferrare il libro e, nel farlo, sfiorò intenzionalmente la mano di Kyoko. “Se non ti dispiace, lo tengo io oggi.” le sussurrò. Lei lo guardò con i suoi meravigliosi occhi color smeraldo e per poco non arrossì di nuovo. ”Tanto, non ci sono compiti da fare…” aggiunse lui. E le carezzò il dorso della mano. Kyoko sentì il cuore batterle a mille e le gambe farsi molli, ma si costrinse con riluttanza a tirare via la mano. C’era qualcosa, in quel ragazzo, che le faceva venire la voglia di tuffarsi tra le sue braccia, e questo era davvero inquietante.

      Si abbassò per raccattare lo zaino, ma qualcuno la precedette. Era Tasuki, che le porse galantemente la borsa e le sussurrò: “Pronta per la lezione di matematica?”

      Kyoko annuì e si mise a ridere. “Non sarò mai pronta!” scherzò. Tasuki non capì subito la battuta. Poi, vedendo che lei continuava a ridere, afferrò e alzò gli occhi al cielo, gemendo per finta: “Oh, a chi lo dici! Non faccio in tempo a pensare di aver capito tutto, che il Professore se ne esce con qualcosa di nuovo e devo ricominciare tutto daccapo!”

      Afferrò Kyoko per mano e la tirò verso il corridoio: “Dai, che ti mostro la porta dell’inferno!”

      Shinbe strinse gli occhi, quando vide Tasuki schizzare via con Kyoko, stringendola con fare possessivo. “Ma cosa crede di fare? - mormorò tra sé - Ora gliela faccio vedere io!” E scrocchiò le dita, con l’impulso irrefrenabile di mollare un pugno sulla faccia di quel bellimbusto.

      Chiuse gli occhi, e lanciò