Brenda Trim

Il Guerriero Depravato


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fare in modo che nessuno soffrisse come aveva sofferto.

      La voce di Zander lo distrasse dal proprio rimuginare. “Tu e Jace avete trovato qualcosa tracciando i portali?”

      “No. Non abbiamo riconosciuto il potere magico, e non ne è rimasta più traccia”.

      “Forse potrei essere d’aiuto, Sire” esordì Angus.

      CAPITOLO SEI

      Mack sentì degli artigli affilati alla gola. Mantenne lo sguardo fisso su Kyran nel tentativo di nascondere il panico. I predatori erano in grado di percepire la paura, il che alimentava le loro azioni, ma alla ragazza risultava molto difficile restare calma. L’ultima volta in cui aveva provato un tale terrore era stato anni prima, quando era stata attaccata. Proprio come quella notte la creatura malvagia l’aveva colta di sorpresa. Dal momento in cui Kyran aveva posato le labbra sulle proprie, Mackendra aveva fantasticato su di lui come una ragazzina innamorata; ora invece la pervadeva l’adrenalina. Era il momento di combattere o scappare, e non era una che si tirava indietro di fronte a una sfida.

      Normalmente l’elfo di sessanta centimetri non le avrebbe fatto paura, ma la spaventavano i denti frastagliati e le dita affilate della creatura sulla propria giugulare. Oh, e il Redcap che gocciolava sangue sarebbe stato abbastanza per far urlare dallo spavento qualsiasi donna normale. Meno male che Mackendra non era una donna normale.

      Kyran si voltò completamente senza mai distogliere lo sguardo da lei. Non l’aveva ancora visto entrare in modalità battaglia, ma i suoi occhi grigi erano freddi come la pietra e stretti sulla scena al proprio cospetto. Le accelerò repentinamente il battito cardiaco nel guardarlo incrociare le braccia al petto e portarsi le mani sotto le ascelle. Avrebbe impugnato le doppie lame che l’aveva visto sistemarsi sulla schiena. Improvvisamente fu molto grata del fatto che Kyran fosse un Guerriero, pronto a tutto. Mackendra si ricordò del proprio coltello che si era sistemata nello stivale sinistro. Prese in considerazione l’abbassarsi per impugnarlo, ma si fermò quando Kyran scosse appena il capo.

      Mackendra sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo, indicandogli che aveva intenzione di utilizzare il proprio coltello. L’espressione che le rivolse era come a dirle che se solo l’avesse fatto si sarebbe presa una sculacciata. La ragazza rispose alla sua occhiata con un’altra che gli prometteva che gli avrebbe amputato le palle se solo ci avesse provato. Kyran non era affatto intimidito dalla rabbia di lei, mentre la leggera flessione delle labbra di lui la spaventava di più del piccolo essere sulla propria spalla, il quale le diceva che gli piaceva l’idea di lei alla propria mercé.

      “Che cos’abbiamo qui?” Domandò una voce profonda e roca che ricordava quella di un anziano che fumava da cinquant’anni.

      Mackendra non osò voltarsi indietro dalla paura di farsi tagliare la gola, ma poi udì i rametti che si spezzavano e il fruscio delle foglie dietro di sé. Altre creature li avevano circondati. Spostò lo sguardo a sinistra e a destra e su e giù, contandone almeno altri sei oltre a quello sulla propria spalla. Se fosse stata in grado di eliminare quest’ultimo avrebbero avuto buone possibilità di cavarsela. Mackendra sapeva combattere, e sicuramente anche Kyran era molto abile.

      “Ascolta amico, noi non ti abbiamo dato fastidio. Lasciala andare e ce ne andremo per la nostra strada” disse Kyran.

      “Non possiamo. Siete entrati nel nostro territorio, da cui nessuno esce vivo” ribatté la medesima creatura.

      “Allora avete un problema” rispose Kyran. In un batter di ciglia i piccoli artigli della creatura vennero allontanati dalla gola di lei, e il Redcap venne scagliato a terra.

      Mack non esitò nell’abbassarsi e impugnare il proprio coltello, tramite il quale pugnalò una delle creature dal cui stomaco zampillò del sangue verde. Un altro le saltò sulla schiena e le affondò i denti nella carne della spalla. Mackendra era furiosa, e urlò nel voltarsi per cercare di afferrare uno dei Redcap dalle gambe striminzite. Le creature si muovevano troppo velocemente, e le risultava impossibile star loro dietro. Non correvano però tanto velocemente quanto Kyran, ma erano molto più rapide degli Skirm. Kyran apparve improvvisamente dietro Mackendra e le strappò via di dosso il Redcap, decapitandolo con la facilità con la quale si svita il tappo di una bottiglia; quindi ritornò alla battaglia.

      La ragazza sudava e aveva i nervi a pezzi, e la spalla le faceva un male da impazzire. Ignorò il dolore e si scagliò verso uno dei nani dai cappelli rossi, ma le scivolò tra le gambe. Mackendra provò improvvisamente una fitta di dolore al polpaccio, e quando abbassò lo sguardo sul Redcap si rese conto che le aveva affondato gli artigli nel muscolo. La reazione immediata di lei fu quella di agitare la gamba per farlo cadere, ma ottenne l’effetto contrario in quanto la creatura si aggrappò ulteriormente a Mackendra, facendo penetrare le unghie più in profondità.

      “Brutto figlio di puttana!” Urlò nel sollevare l’altro piede e colpendolo alla testa. Si rese conto che gli artigli non avevano mollato la presa, ma la ragazza insistette fino a quando il terreno fu ricoperto solamente da una poltiglia verde da cui si sollevò una puzza di frutta marcia. Mackendra era soddisfatta dalla propria vittoria, quindi portò l’attenzione su Kyran, il quale aveva addosso tre di quelle creature. Inammissibile, pensò, quindi si affrettò al suo fianco.

      La ragazza non poté fare a meno di ammirare la ferocia con cui Kyran si batteva. Il problema era che i piccoli elfi erano predatori efficienti. Colpivano velocemente e sparivano prima che Kyran potesse attaccarli. La vista dei Redcap che mordevano e graffiavano l’uomo le ricordava di come si nutrivano i piranha. Quando si trovò a un metro da Kyran, Mackendra venne colpita di lato.

      Incespicò quando provò una fitta dolorosa al fianco. Le erano stati affondati dei denti o degli artigli nella carne, ma era presa dall’affrontare il Redcap che le era balzato sul petto. Lo afferrò per il cappello e tirò, ma non riuscì a rimuoverlo. Mackendra si rese conto che non era un vero e proprio cappello, bensì faceva parte del corpo dell’esserino; quindi lo colpì con il coltello, amputandone una parte. Tra gli alberi fece eco un fischio stridulo che fece interrompere le azioni di tutti. Quando Mackendra si toccò il fianco percepì la preoccupante quantità di sangue che le fuoriusciva dalla ferita, e la ragazza tentò di riprendere fiato e rendersi conto di ciò che stava accadendo.

      Un istante più tardi uno di loro saltò dalla schiena di Kyran all’albero più vicino ed esclamò “Dobbiamo dire a Akilam che c’è un Notturno”.

      Mackendra si rese conto che Kyran impallidì alle parole del Redcap, e sapeva che non poteva essere un buon segno. “Non credo proprio” sbottò Kyran prima di svanire. La ragazza si guardò intorno in cerca dell’uomo, ma non lo vide da nessuna parte. Echeggiarono delle urla, e quando abbassò lo sguardo si rese conto che era stata lasciata da sola con quattro elfi arrabbiati.

      Il panico le faceva battere il cuore all’impazzata, e il suono le riverberava nelle orecchie. Agì quindi d’istinto rannicchiandosi a terra e preparando il pugnale. I quattro si affrettarono contro di lei, e con un calcio ne scagliò uno contro un albero. Il tonfo fu musica per le sue orecchie. Ciò che seguì fu una raffica di denti e artigli. La ragazza perdeva sangue e si debilitava in fretta. Radunò comunque le energie per difendersi con tutta sé stessa.

      La raffica di movimenti di lei s’interruppe quando uno dei piccoli demoni le affondò i denti nella coscia. Mackendra quindi urlò, e le cedette la gamba dal dolore. Si ritrovò a terra, ma sollevò comunque il pugnale per difendersi, e fu in quel momento che riapparve Kyran. La ragazza aveva la vista offuscata e le stavano venendo le vertigini, ma vide rotolare una testa rugosa di uno degli elfi che l’avevano attaccata.

      Kyran afferrò due elfi dalla testa e li fece collidere tra di loro come fossero stati dei cembali. Li scosse nonostante le loro proteste; gli esseri si stavano dimenando nel tentativo di graffiarlo, ma l'uomo copriva gran parte delle loro teste con le sue grandi mani e li teneva a distanza dal proprio corpo allargando le braccia. Kyran faceva sembrare molto semplice l’avere la meglio sui Redcap nonostante Mackendra sapeva quanto fosse difficile in realtà. Quando lo guardò negli occhi si rese conto che erano neri come il carbone, ed era chiaro che fosse adirato. Nessuno sopravviveva alla sua violenza. Mackendra provò sollievo e terrore allo stesso tempo.