Parpaiola Franco

La Presidenta


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scorta da cui è seguito nei suoi spostamenti. In una nota ha voluto spiegare perché ha mantenuto alcuni degli uomini che gli sono assegnati: "a partire dal maxiprocesso - ha detto - non è stata un privileggio ma una dolorosa necessità".

      In serata si sono saputi oggi i nomi dei due onorevoli che affiancheranno Grasso e Boldrini, sostituendoli alle Camere. I vice della Boldrini saranno Luigi Di Maio, 26enne campano del Movimento 5 Stelle, Maurizio Lupi (Pdl), Marina Sereni e Roberto Giachetti (Pd). I questori saranno Paolo Fontanelli (Pd), Gregorio Fontana (Pdl) e l’ex magistrato Stefano D’Ambruoso, di Scelta Civica.

      A sostituire Grasso al Senato, invece, ci saranno Maurizio Gasparri (Pdl), Valeria Fedeli (Pd), Roberto Calderoli (Lega) e Linda Lanzillotta (Sc). A palazzo Madama il Movimento 5 Stelle ha ottenuto un questore, Laura Bottici. Accanto a lei Lucio Malan (Pdl) e Antonio De Poli (Sc).

      L'ultima crociata femminista della Boldrini: vuole insegnare a scrivere ai giornalisti

      L'esponente di Sel lancia un vademecum sulle professioni al femminile: "Usare il linguaggio in un modo o in un altro è una scelta politica" La signora comunista indulgente coi carnefici

      Le esternazioni barricadere del presidente della Camera stupiscono molti. Ma ricalcano le posizioni di estrema sinistra dei suoi elettori

      Da: Il Giornale

      Redazione - Mer, 17/04/2013

      Lo spilloIl metodo Boldrini: arroganza al potere

      Il 16 marzo è stata eletta presidente della Camera dei deputati con 327 voti su 618 votanti. Malgrado non sia stato un nome condiviso e considerato che Sel, il suo partito di origine, ha preso un 3% alle Politiche, oggi la miracolata Laura Boldrini si permette pure scatti di arroganza. L'ex portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dall'alto del suo scranno, ha accusato gli italiani di «immaturità nel rapporto tra eletti ed elettori» perché «per anni hanno votato figure poco trasparenti nella speranza di trarne vantaggi». Ma certo, con la Boldrini oggi è tutto diverso. Da che pulpito, poi, parla la «presidente di tutti»…

      Da: Il Giornale.

      Redazione - Mer, 01/05/2013

      La Boldrini insiste: "La crisi rende carnefici le vittime"

      "L'emergenza lavoro fa sì che la vittima diventi carnefice, come purtroppo è successo nei giorni scorsi davanti a Palazzo Chigi"

      Nel giorno del Primo Maggio il presidente della Camera Laura Boldrini torna a parlare della crisi economica e delle sue conseguenze.

      Con un evidente riferimento alla sparatoria di domenica scorsa davanti a Montecitorio. "L'emergenza lavoro" fa sì che "la vittima diventi carnefice, come purtroppo e' successo nei giorni scorsi davanti a Palazzo Chigi". Queste le parole del presidente della Camera, Laura Boldrini, auspicando dal governo "risposte tempestive all'emergenza delle emergenze". Poi il presidente della Camera ha precisato su Facebook le sue posizioni sul caso Preiti: "Nel giorno del Primo maggio il pensiero va al brigadiere Giuseppe Giangrande, gravemente ferito sul lavoro, ed a sua figlia Martina, che tornerò presto a trovare. Il lavoro, oggi più che mai, è la madre di tutte emergenze - aggiunge Boldrini - a cui la politica è tenuta a dare soluzioni. La grave crisi economica che colpisce il nostro Paese mette a dura prova tutti, specialmente chi nel futuro non vede speranza. In alcuni casi, la disperazione porta a gesti estremi ed inaccettabili, contro se stessi e contro altri.

       Riconoscerlo - sottolinea il presidente della Camera - non vuole essere in alcun modo una giustificazione alla violenza, che va con forza condannata perché non può mai essere mai una risposta.

      Da: Il Giornale

      Stefano Filippi - Ven, 03/05/2013

      Camera e Senato, i vice e questori Boldrini e Grasso: mezzo stipendio

      Per i deputati ottiene un nome anche M5S, che chiedeva si riconoscesse il suo ruolo istituzionale. Ai presidenti tagli anche su alloggi e rimborsi.

      Il Foglio ha scritto che è il volto bello del comunismo, e che se facesse amicizia con Mara Carfagna le due parlamentari rappresenterebbero la bellezza delle larghe intese.

      Ma più che dall'avvenenza o dal taglio delle giacche nere, di Laura Boldrini colpiscono le esternazioni barricadere e combattive. Segreto di Stato, 25 Aprile, il disagio sociale, la sparatoria davanti a Palazzo Chigi: gli italiani sono sconcertati da una presidente della Camera che sembra prendere a spallate le istituzioni più che puntellarle.

      «Mi unisco a chi chiede l'abrogazione completa e definitiva del segreto di Stato per i reati di strage del terrorismo perché in un Paese civile verità e giustizia non si possono né barattare né calpestare», ha detto a Milano alla manifestazione per l'anniversario della Liberazione. Una festa in cui, stando alle sue parole, gli «italiani liberi» sarebbero soltanto quelli presenti nelle piazze, «piazze vive» perché «festeggiano la riconquista della libertà». E sulla crisi l'erede di Gianfranco Fini a Montecitorio ha usato la bilancia a due pesi. Da un lato «non è lecita alcuna confusione tra chi spara e chi viene colpito», ma dall'altro «sulla crisi le istituzioni e la politica devono tornare a intervenire e dare risposte quanto prima, anche perché in più di un caso - lo stiamo vedendo con frequenza crescente - la crisi trasforma le sue vittime in carnefici».

      Le vittime diventano carnefici per colpa della crisi. Sembra ricalcato dal manuale del perfetto marxista, laddove si teorizza che non esistano responsabilità personali ma soltanto sociali. Le colpe sono pubbliche, della «politica che non dà risposte», dei «cattivi esempi». Un modo per giustificare a prescindere, perché se non c'è peccato non c'è neppure il peccatore. La solidarietà della Boldrini al brigadiere Giangrande e alla figlia è arrivata in un secondo momento.

      E per fortuna che i due carabinieri feriti non hanno preso in parola l'ex portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati. Anch'essi, i militari, sono vittime. Vittime colpite non dalla crisi, ma dai proiettili esplosi dalla pistola di Luigi Preiti. E se si fossero trasformati in carnefici? Se avessero sparato contro l'attentatore? Non sarebbero finiti loro sul banco degli imputati per eccesso di legittima difesa, come purtroppo è successo già troppe volte in questo nostro Paese?

      In realtà non c'è nulla di cui stupirsi nelle parole di Laura Boldrini. La signora è coerente con se stessa, con il suo passato e le sue idee coltivate negli anni. Idee di sinistra, giustificatrici a prescindere, per le quali le colpe sono sempre collettive e mai personali, anche se Preiti ha pianificato con lucida follia in 20 giorni l'agguato di domenica mattina.

      Non c'è proprio niente da meravigliarsi per le cose dette da una parlamentare eletta con il partito di Nichi Vendola. Nelle piazze e sui giornali ricalca le posizioni espresse quando lavorava per le Nazioni Unite. A ogni sbarco di disperati sulle coste italiane, l'allora portavoce dell'alto commissario scaricava le colpe dell'accaduto sul «sistema», particolarmente quando al governo c'era Silvio Berlusconi. Le emergenze, le ondate di sbarchi da decine di migliaia di persone erano parole da esorcizzare.

      Le emergenze erano provocate dal governo, dai politici, «dal sistema che non funziona come avrebbe dovuto». Oppure dagli italiani stessi, nei quali «a prevalere sono l'ansia, la paura e la non disponibilità». La Boldrini lamentava che «non si parla di gente che sta arrivando dal Nord Africa per motivi umanitari, bensì di “clandestini”, che è una parola con un'accezione negativa che dovrebbe essere messa al bando». E i negrieri che organizzano la tratta? La complicità dei governi nordafricani che chiudono gli occhi davanti ai mercanti dei nuovi schiavi? Quello che vedeva la Boldrini era che «c'è molto poco slancio nel dare aiuti» perché «questi arrivi vengono percepiti come invasioni». È la posizione di quando l'immigrazione era governata da Livia Turco. Laura Boldrini è soltanto una persona coerente con le proprie idee e con quelle di quanti l'hanno eletta al Parlamento.

      Da: Il Giornale.

      Raffaello