Морган Райс

La Legge Delle Regine


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disse Conven.

      Mati annuì.

      “Sono diverso dalla mia gente,” disse. “Lo sono sempre stato. Volevo entrare in un ordine monastico quando ero ragazzo, ma mio padre non ne ha mai voluto sentir parlare. Insisteva che prendessi le armi come i miei fratelli.”

      Sospirò.

      “Credo che viviamo tutti per la nostra fede, non per gli altri,” aggiunse. “È questo che ci porta avanti. Se la nostra fede è abbastanza forte, veramente forte, allora ogni cosa può succedere. Anche un miracolo.”

      “E questa può riportarmi mio figlio?” gli chiese Thor.

      Mati annuì, impassibile, e Thor vide la certezza nei suoi occhi.

      “Sì,” gli rispose Mati irremovibile. “Può ridarti qualsiasi cosa.”

      “Tu menti,” disse Conven indignato. “Gli stai dando delle false speranze.”

      “Non è vero,” ribatté Mati.

      “Stai dicendo che la fede mi riporterà il mio fratello morto?” gli chiese Conven con rabbia.

      Mati sospirò.

      “Sto dicendo che ogni tragedia è un dono,” disse.

      “Un dono?” chiese Thor sconvolto. “Stai dicendo che la perdita di mio figlio è un dono?”

      Mati annuì con fermezza.

      “Ti è stato fatto un dono, per quanto tragico possa sembrare. Non puoi sapere di cosa si tratti. Potresti non capirlo per un lungo tempo. Ma un giorno lo capirai.”

      Thor si voltò e guardò verso il mare, confuso e insicuro. Era tutta una prova? Era una delle prove di cui gli aveva parlato sua madre? Poteva la sola fede riportargli indietro suo figlio? Voleva poterlo credere. Voleva sul serio. Ma non sapeva se la sua fede era sufficientemente forte. Quando sua madre aveva parlato di prove, Thor si era sentito certo di poter superare ogni cosa gli si fosse parata davanti, ma ora non sapeva più se era sufficientemente forte da andare avanti.

      La barca dondolava tra le onde e improvvisamente la corrente mutò e Thor sentì che la piccola imbarcazione si voltava e si dirigeva nella direzione opposta. Si risvegliò dai suoi pensieri e si guardò alle spalle, chiedendosi cosa stesse accadendo. Reece, Elden, Indra e O’Connor stavano ancora remando e governando le vele e si guardavano confusi mentre la piccola vela sventolava selvaggiamente al vento.

      “Le correnti settentrionali,” disse Mati alzandosi in piedi con le mani ai fianchi, guardando verso il mare e studiando le acque. Scosse la testa. “Non è una buona cosa.”

      “Cosa succede?” chiese Indra. “Non riusciamo a controllare la barca.”

      “A volte passano anche vicino alle Isole Superiori,” spiegò Mati. “Non le ho mai viste di persona, ma ne ho sentito parlare, soprattutto a nord. Sono come una risacca. Una volta che ti ci trovi invischiato, ti portano dove vogliono. Non conta quanto tenti di remare o di governare le vele.”

      Thor abbassò lo sguardo e vide l’acqua sotto di loro che scorreva al doppio della velocità. Allungò lo sguardo e vide che si stavano dirigendo verso un nuovo e vuoto orizzonte, con nuvole viola e bianche che macchiavano il cielo, belle quanto inquietanti.

      “Ma ora stiamo andando verso est,” disse Reece, “e invece dobbiamo andare verso ovest. Tutta la nostra gente è a ovest. L’Impero è a ovest.”

      Mati scrollò le spalle.

      “Ci dirigiamo dove ci portano le correnti.”

      Thor guardò l’orizzonte con dubbio e frustrazione, rendendosi conto che a ogni momento che passava si stava allontanando sempre più da Gwendolyn, era sempre più distante dalla sua gente.

      “E dove finisce?” chiese O’Connor.

      Mati scrollò ancora le spalle.

      “Conosco solo le Isole Superiori,” disse. “Non sono mai stato così lontano a nord. Non conosco niente di ciò che si trova oltre.”

      “Finirà,” disse Reece con tono cupo e tutti gli occhi si voltarono verso di lui.

      Reece ricambiò gli sguardi, cupo.

      “Anni fa mi hanno insegnato delle correnti, da ragazzo. Nell’antico libro dei re avevamo una serie di mappe che ricoprivano ogni porzione del mondo. Le correnti settentrionali conducono all’estremità orientale del mondo.”

      “L’estremità orientale?” chiese Elden con voce preoccupata. “Saremo dalla parte opposta rispetto ai nostri.”

      Reece scrollò le spalle.

      “I libri erano antichi e io ero giovane. Tutto ciò che ricordo veramente è che le correnti erano un porta d’accesso alla Terra degli Spiriti.”

      Thor guardò Reece con sguardi interrogativo.

      “Vecchie storie di donne e favolette,” disse O’Connor. “Non c’è nessuna porta d’accesso alla Terra degli Spiriti. È stata sigillata secoli fa, prima che i nostri padri mettessero piede sulla terra.”

      Reece scrollò le spalle e tutti fecero silenzio, voltandosi a guardare il mare. Thor esaminò le acque che si muovevano rapidamente e si chiese: dove diavolo li stavano portando?

      *

      Thor sedeva da solo vicino al bordo della barca e guardava l’acqua ormai da ore mentre gli spruzzi gelidi gli colpivano il volto. Insensibile al mondo, li sentiva appena. Voleva poter agire, remare e governare vele, qualsiasi cosa. Ma non c’era niente che nessuno di loro potesse fare. Le correnti settentrionali li stavano portando dove volevano e tutto ciò che potevano fare era stare pigramente seduti a guardare mentre la loro barca percorreva le onde, chiedendosi dove sarebbero finiti. Ora erano nelle mani del destino.

      Mentre Thor sedeva lì studiando l’orizzonte e chiedendosi dove quel mare sarebbe terminato, si sentiva portato alla deriva, verso il nulla, insensibile al freddo e al vento, perduto nella monotonia di quel profondo silenzio che era sospeso su di loro. Gli uccelli marini che prima volavano sopra di loro erano scomparsi da tempo e il silenzio si era fatto più intenso, mentre il cielo diveniva sempre più buio. Thor si sentiva come se stessero navigando verso il nulla, verso l’estremità della terra.

      Ore dopo, mentre la luce del giorno calava, Thor si rizzò a sedere scorgendo qualcosa all’orizzonte. Inizialmente fu certo che si trattasse di un’illusione, ma man mano che le correnti si facevano più forti, la forma divenne più distinta. Era reale.

      Thor si mise eretto per la prima volta dopo ore, poi si alzò in piedi. Rimase fermo lì mentre la barca oscillava, con le mani sui fianchi, guardando.

      “È vero?” si udì una voce.

      Thor si voltò e vide Reece che si avvicinava a lui. Elden, Indra e gli altri li raggiunsero subito e guardarono con loro in totale meraviglia.

      “Un’isola?” chiese O’Connor a voce alta.

      “Sembra una caverna,” disse Mati.

      Mentre si avvicinavano Thor iniziò a vederne il contorno e vide che era effettivamente una grotta. Era una caverna enorme, un affioramento roccioso che si levava dal mare emergendo lì, nel mezzo di quel crudele e infinito oceano, sollevandosi di decine di metri a forma di grande arco. Sembrava una bocca gigantesca, pronta a ingoiare il mondo.

      E le correnti stavano portando la loro barca proprio là dentro.

      Thor guardava meravigliato e capì che poteva trattarsi di una cosa soltanto: l’ingresso alla Terra degli Spiriti.

      CAPITOLO OTTO

      Dario camminava lentamente lungo il sentiero di terra battuta, Loti al suo fianco, l’aria colma della tensione del loro silenzio. Nessuno dei due aveva detto una sola parola dal loro incontro con il supervisore e i suoi uomini e nella mente di Dario vorticavano